In ferie a Cesuna, sarà vero?
Con questo post intendo fare una riflessione sul giornalismo partendo dall’analisi dell’articolo di cronaca del Giornale di Vicenza riportato più sotto (presunta vacanza a Cesuna per sessanta profughi). Seguo la testata vicentina da molti anni e vedo, con triste amarezza, che è proprio vero: il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Ma cominciamo dall’inizio, così vi fate un’idea precisa e completa. Fra il 2000 ed il 2003, quando mi occupavo di immigrazione per lavoro e a tempo pieno, uno dei miei compiti era il monitoraggio della stampa e dei media locali per verificare come trattavano la tematica. Quindi quotidianamente dovevo leggere e scaricare dai siti gli articoli di cronaca relativi. Il Giornale di Vicenza aveva già allora la pessima abitudine di scrivere titoli, occhielli e sommario (ma, soprattutto, titoli), estremamente fuorvianti. Come quello che potete vedere più sotto, scritto nel periodo pasquale.
E, dato che la stragrande maggioranza dei lettori di quotidiano si limita a leggere titolo, occhiello e sommario (ma, spesso, solo titolo), è facile, molto facile per il quotidiano della Confindustria, far credere cose che nulla hanno a che fare con la realtà.
Ai tempi del mio monitoraggio i titoli erano di questo tenore: “Quaranta immigrati trovati in un appartamento di viale Milano”. E qui un normale lettore si faceva prendere da un infarto e cominciava a chiedersi come facevano a stare in 40 in un appartamento, anche se di grandi dimensioni; si chiedeva anche, il nostro lettore, che stessero facendo quei quaranta immigrati stipati in un unico appartamento, e la cosa era piuttosto inquietante. Ma, leggendo l’articolo fino alla fine, si scopriva che i 40 immigrati non si trovavano affatto stipati tutti in un unico appartamento, ma suddivisi in un intero condominio e che si trovavano lì perché erano a casa loro, con un regolare contratto d’affitto o atto di proprietà.
Un anno dopo gli articoli erano modificati così: “Immigrato ‘regolare‘ trovato in Viale Trieste”.
E mettere fra virgolette la parola regolare fa venire dei sospetti nei confronti di quella persona: sarà davvero regolare? Perché il giornale l’ha messo fra virgolette? Si chiede chi legge, dev’esserci per forza qualcosa sotto. Ma sotto non c’era proprio niente, solo un altro titolo scritto a bella posta in modo da indurre il lettore a credere quello che non era. Esattamente quello che Il Giornale di Vicenza continua a fare ogni giorno, presentando un florilegio di titoli che ha dell’incredibile, anche adesso, a distanza di quindici anni e dopo aver cambiato parecchi direttori: Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, come scrivevo più sopra.
Tornando all’articolo riportato più sotto, chi ha la pazienza di leggerlo fino in fondo, scopre proprio alla fine che la vacanza, in realtà, è uno spostamento obbligato, in quanto la struttura che ospita i profughi dev’essere messa a disposizione dei turisti che arriveranno a visitare i Colli Berici nel periodo pasquale.
L’articolo presenta anche immagini folkloristiche dei profughi che vedono la montagna, la neve e gli alberi “per la prima volta” e prosegue parlando di “visione leggendaria” per persone che arrivano dall’Africa. E questo induce il lettore ad immaginare un’Africa fatta ancora di gente che gira nuda con l’anello al naso mangiando serpenti e saltando come scimmie.
Questo modo di fare giornalismo è deontologicamente scorretto nei confronti della professione e del lettore, che deve poter liberamente farsi un’idea della notizia ricevuta. Il compito del giornalista, infatti, è unicamente quello di presentare i fatti, senza commenti personali, modifiche, abbellimenti, forzature o argomentazioni fuorvianti. Per far questo è sufficiente utilizzare le 5 W anglosassoni: Chi, come, dove, quando, perché.
Ed ora leggetevi l’articolo e poi ditemi se siete d’accordo con me.
La “vacanza” in Altopiano dei sessantanove profughi
Trasferiti da un centro di Monselice si fermeranno per una settimana nell’ex ostello di Cesuna «Hanno visto le montagne per la prima volta»
ROANA. Sessantanove giovani profughi dell’Africa saranno ospiti a Cesuna per qualche giorno. Una sorta di vacanza, in una zona che per molti di loro, tra neve, montagne e fitti boschi di abeti, rappresenta una visione quasi leggendaria.
Alla casa per ferie “Zeleghe” di Cesuna, struttura di proprietà del Comune di Sant’Urbano in provincia di Padova, data in gestione alla cooperativa “Terra di Mezzo”, è arrivato pochi giorni prima di Pasqua un gruppo di profughi dell’Africa occidentale, ospitati da tempo in un’altra struttura della cooperativa situata a Monselice.
Vi faranno ritorno tra circa una settimana: il loro temporaneo trasferimento a Cesuna si è reso necessario per liberare la struttura di Monselice, in modo da far fronte alle richieste giunte per la settimana pasquale da parte di gruppi turistici intenzionati a visitare i Colli Euganei. Quindi in accordo con la prefettura di Padova i 69 africani sono stati portati nella colonia di Cesuna, che a sua volta è già prenotata da gruppi per i fine settimana del 25 aprile e il 1° maggio
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