Sulla presentazione del libro Il sole non dimentica nessun villaggio

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L'Azione, recensione Il sole

Come le nostre società trattano i migranti, determinerà la possibilità di costruire una società umana fondata sulla parità dei suoi membri nella giustizia, nella democrazia, nella dignità e nella sicurezza.

Navanethem PILLAY Alta Commissaria ONU per i diritti umani

La legge sull’immigrazione è il metro per misurare la democrazia di uno stato

Gaetano Campo, consigliere Corte d’Appello di Venezia

Come avevo scritto nei giorni scorsi, il 5 dicembre 2013 si è tenuta a Vittorio Veneto (TV) la presentazione del libro: Il sole non dimentica nessun villaggio, recensione el-GhibliIl sole non dimentica nessun villaggio“. Dopo la presentazione del libro e i vari interventi i ragazzi del laboratorio scuola volontariato, coordinati dalla regista Silvia Busato, hanno messo in scena una rappresentazione teatrale ricavata dalla lettura del testo.

Qui sotto potete leggere quello che ho detto durante l’evento.

Provate a pensare di dover fuggire improvvisamente perché i vostri genitori sono stati uccisi… oppure, qualcuno ha fatto saltare in aria la vostra bottega, o, ancora, siete oppositori del regime che vi sta cercando… scegliete voi. Dovete andare in Libia. Siete fortunati, trovate parenti che vi aiutano, che hanno soldi da prestarvi – si sono ovviamente indebitati per farlo – e che voi darete ai passeurs.

Dovrete attraversare il deserto, bere la vostra pipì per sperare di sopravvivere, non potrete aiutare i compagni che stanno male perché l’autista non vi aspetterà e ripartirà subito, vedrete chi è passato prima di voi lasciando le sue ossa a seccare al sole. Alla fine però arriverete in Libia – voi siete fortunati. Riuscirete faticosamente a rifarvi una vita – non felice, non ricca, – ma sarete vivi.

migrazione, Maghreb, Giornata dei Migranti

Poi però, nel 2011, scoppia la guerra anche in Libia. Stavolta andate per mare – magari neppure sapete dove vi portano. Ma arrivate a Lampedusa. Anche qui vedete altri morire in mare, ma ora siete vivi in un posto sicuro e senza guerra. Vi portano in corriera senza dirvi dove né perché. Arrivate in provincia di Treviso e aspettate un anno e mezzo per sapere qualcosa dei vostri documenti, finché il 24 dicembre 2012 vi consegnano il tanto sospirato permesso di soggiorno. Dopo solo una settimana, però, vi dicono che “l’emergenza Nord-Africa è finita” e vi consegnano 500 euro dicendovi che vi dovrete arrangiare a trovare un altro alloggio, un lavoro e tutto quello di cui avete bisogno.

E qui finisce la storia raccontata nel libro e comincia la vita per i nostri amici che si sono narrati.

Poi è stata la volta dei ragazzi del Liceo Flaminio di Vittorio Veneto.  Con soli quattro incontri di preparazione i ragazzi hanno messo in scena uno spettacolo capace di toccare gli spettatori in profondità.

Provate a immaginare  la sala buia: si sentono frasi sull’immigrazione, pro e contro; poi un gong interrompe il flusso di parole e compaiono i ragazzi, tutti con la stessa maschera anonima sul viso; davanti a loro, a terra, tre sagome avvolte in un nylon azzurro.Mediterraneo, presentazione

E i ragazzi si presentano e dicono il loro nome, aggiungendo poi: ma se io mi chiamassi Samuel, Johnson, Precious, Safi, Sabrina, Lucky, Emmanuel, Yakubu, Dzibi, Il Piccolo viaggiatore Senegalese, Mohammed, Abdollai…

Alternato da musiche, danze e lettura di alcuni brani, il racconto è proseguito e proseguirà anche per tutto l’anno scolastico. I ragazzi, infatti, continueranno a lavorare al soggetto, incontrando i narratori e le custodi di storie, per mettere in scena, a fine anno scolastico, una rappresentazione che coinvolgerà anche le associazioni che si occupano di disabilità (il 5 dicembre infatti, è anche la giornata della salute mentale). Un percorso completo che vede tutta la cittadinanza coinvolta e attivamente partecipe, segno che l’autobiografia ha “colpito” in modo irreversibile la comunità di Vittorio Veneto.

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