Aggiornamenti su Ong e intervento in Libia con relativi comunicati stampa

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Fra codice di condotta per le Ong e missione in Libia, abbiamo avuto giornate dense di notizie, spesso discordanti fra loro. Quello che colpisce di più è il cambiamento nel linguaggio e nell’uso delle parole, non solo da parte dei ministri interessati, ma anche da parte della stampa. Per esempio Francesca Fanuele del Tg La7 di ieri 1° agosto, ha parlato testualmente di “Lotta contro i flussi migratori” (minuto 2.48).

Abbiamo quindi, da un lato la richiesta del ministero alle Ong di firmare un codice di condotta per poter continuare ad operare (cioè salvare vite umane), dall’altra l’accordo con la Libia per bloccare i trafficanti (o i flussi migratori, secondo la giornalista de La7). Il rovesciamento del linguaggio e l’utilizzo falsificante delle parole, per dar loro un significato diverso, ha dell’incredibile.

Ma andiamo con ordine:

  • A proposito del codice di condotta, ormai sappiamo tutti che le Ong si sono divise. Save The Children e Moas hanno accettato di firmarlo, mentre Medici Senza Frontiere ha detto no, motivando la scelta con una lettera al ministro. Come Msf, anche le altre Ong si sono rifiutate di firmare un codice che, secondo il comunicato stampa dell’Asgi, non è un atto avente valore di legge, ma solo una proposta di accordo, dove il necessario coinvolgimento paritario delle parti è clamorosamente mancato. Non sarà legittima alcuna reazione del Governo nei confronti delle ONG non firmatarie se non nei casi e nei limiti già sanciti dalle norme nazionali e internazionali. 

A questo proposito il ministero aveva emanato un comunicato stampa che, nella sua parte finale afferma:

In conclusione, è stato fatto presente che l’adesione avrebbe consentito di essere parte di un sistema istituzionale finalizzato al soccorso in mare, all’accoglienza e alla lotta al traffico degli esseri umani, senza in nessun modo interferire nei principi fondanti le singole organizzazioni.

L’aver rifiutato l’accettazione e la firma pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse. In una condizione diversa, saranno invece parte integrante le ONG che hanno sottoscritto il Codice.

Stamattina abbiamo avuto il primo esempio di quello che intendeva il ministero: la nave Iuventa, appartenente all’Ong Jugend Rettet, è stata costretta a rientrare nel porto di Lampedusa e lì sottoposta a controlli da parte della guardia costiera italiana.

A questo punto, il grosso problema è la perdita di tempo a cui saranno sottoposte le Ong; tutto questo si trasformerà in ritardi nei salvataggi, o peggio, in mancati salvataggi, visto che i tratti interessati saranno sguarniti. Ed è quello che sostiene anche l’Asgi quando afferma che “il codice di condotta mina l’efficacia delle attività di soccorso“.

Purtroppo questa scelta è funzionale alla missione in Libia, approvata ieri dalle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. Abbiamo già visto quanto sia complessa e confusa la situazione in Libia ed è più che probabile che il nostro intervento sarà ulteriore fonte di destabilizzazione di quel territorio (cosa di cui non c’è davvero bisogno). Pare che se ne stia accorgendo anche il nostro governo che sta tentando di “limitare i danni” attraverso un accordo con il generale Haftar, l’uomo che comanda in Cirenaica.

Ricapitolando:

  • Si bloccano le Ong che non hanno accettato il codice di condotta;
  • Si mandano navi italiane in acque territoriali libiche (dopo aver addestrato la guardia costiera libica ed averle fornito corvette e supporto) e i nostri militari potranno sparare.

Tutto questo con il fine dichiarato di dimezzare gli sbarchi di migranti in Italia, senza minimamente preoccuparsi della sorte di chi effettua quei viaggi e dei tanti morti in mare (più di 2.000 dall’inizio dell’anno, cioè più di 6 al giorno); tutto questo, anche, dimostrando uno spaventoso cinismo, un’indifferenza nei confronti di chi fugge dalla Libia, che evidenzia la disumanizzazione della nostra classe politica tutta. È infatti risaputo che la guardia costiera libica è d’accordo con i trafficanti, è risaputo che pure la polizia libica lo è, è risaputo, infine, che i cosiddetti centri di accoglienza in Libia sono luoghi di torture spaventose.

Sappiamo anche che la storia ci giudicherà e nessuno di noi sarà assolto.

Ore 18,18 Aggiornamento su Ong: secondo Tommaso Gandini, a bordo della nave Iuventa, il GIP di Trapani ha disposto il sequestro della nave per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina contro ignoti
È in corso un gravissimo atto diffamatorio contro l’Ong Jugend Rettet, dichiara Gandini.

Le notizie sono così strane, confuse e contraddittorie, che non si sa cosa pensare e cosa dire: speriamo che domani le cose si chiariscano. L’unica domanda che mi sento di fare è: perché sequestrare una nave e il suo equipaggio se il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare è contro ignoti?

Ci tengo infine a diffondere le considerazioni dell’Osservatorio per i Diritti Umani sulle scelte del nostro governo di mandare navi militari sul mare libico; considerazioni che sono condivise anche dall’ex ammiraglio De Giorgi, che ne ha parlato in un’intervista.

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