Alla radice delle migrazioni
È molto facile dire, da parte dei fomentatori di odio, che la colpa è tutta degli immigrati che vengono qui: a rubarci il lavoro… a mangiare a sbafo negli hotel di lusso pagati da noi… a delinquere… e così via.
Ma quali sono i meccanismi che portano le persone a fuggire? Quando è cominciato questo e perché? Non intendo qui parlare del diritto delle persone ad andare in un altro Paese, ma del perché molti sono costretti a fuggire da un Paese dove vorrebbero tanto restare.
Provo a mettere in fila alcune parole: armi e guerre, povertà e miseria, catastrofi ambientali.
Le armi siamo bravissimi a venderle, noi italiani, siamo ai primi posti nella vendita di armi leggere, ma non solo. E non siamo schizzinosi: vendiamo a tutti, non c’interessa sapere se chi compra le nostre armi è un dittatore, se quello Stato affama il popolo o se è in guerra con altri. D’altro canto le armi sono fatte per essere usate. Non si può fare come con i libri, che tanti comprano per metterli nella libreria e far bella figura con gli ospiti. No, le armi si devono usare e pazienza se il maggior effetto collaterale è la morte di altri esseri umani. D’altro canto le nostre industrie hanno bisogno di essere potenziate no? Prendi ad esempio Fincantieri: qualcuno ricorda gli accordi italo-libici del ministro Maroni nel 2009? Dietro quegli accordi c’è la vendita di pattugliatori e corvette prodotte da Fincantieri di cui, a quel tempo, era consigliere d’amministrazione Belsito, tesoriere della Lega Nord. I respingimenti fatti in seguito, che hanno portato la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo-CEDU, a condannare l’Italia per “trattamento inumano e degradante e tortura”, sono stati fatti per una mera questione di mazzette, soldi nostri che si sono intascati i vertici della Lega che, quando nel 2012 è scoppiato lo scandalo, hanno portato alle dimissioni dell’allora segretario Roberto Maroni.
Le guerre sono una diretta conseguenza delle armi e sono molto utili ai vari dittatori amici dell’Occidente. Sono molto utili anche alle multinazionali che hanno enormi interessi economici in quei Paesi (petrolio, diamanti, coltan, oro, argento e così via). Non per nulla proprio l’Onu sostiene che: “Quando in Africa si scopre una nuova risorsa, scoppia una guerra”. E poco importa se tutto questo fa sì che i cosiddetti Paesi in via di sviluppo dove abitano “i bambini che muoiono di fame”, come mi dicevano da piccola per farmi mangiare, vedano aumentare miseria e povertà. Quello che conta davvero è che noi possiamo continuare ad avere il nostro stile di vita, che vede noi paesi ricchi, pari al 20% degli abitanti del pianeta, consumare l’80% delle risorse, mentre il restante 20% dev’essere suddiviso dall’80% degli abitanti. Un po’ squilibrato, non vi pare?
Le catastrofi ambientali sono in parte determinate dalle guerre e dagli interessi di cui parlavamo sopra; a queste è necessario aggiungere l’acquisto di terre da utilizzare per coltivazioni finalizzate all’ottenimento di biocarburante. Ho già avuto modo di scrivere qui di quello che è successo in Senegal qualche anno fa. Dobbiamo tenere presente che ogni nostra azione produce risultati da qualche parte: ricordate l’effetto farfalla?
Intanto gli arrivi continuano e con loro le morti in mare. Le previsioni ministeriali per il 2015 sono di 200.000 sbarchi: si badi bene, non 200.000 persone che si stabiliranno in Italia, ma 200.000 persone che arriveranno qui per andare poi da qualche altra parte. Il Ministero ha già emanato una circolare in cui chiede ai prefetti di trovare 8-9.000 posti immediatamente, perché Lampedusa e gli altri porti siciliani e calabresi non sono assolutamente in grado di tenere le persone. Ora anche il Veneto dovrà accettare di ospitare qualcuno, anche se temo che il nostro governatore in scadenza, dato che ci sono le elezioni, continuerà per la sua strada, tenendo chiuse le porte.
(Le vignette sono di Mauro Biani)
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