Cappuccetto rosso sangue, recensione del libro
Dalla vertiginosa altezza dell’albero, la bambina osservava tutto. Il tranquillo villaggio di Daggorhorn si trovava al centro della valle. Visto dall’alto, sembrava un posto remoto ed estraneo. Un posto di cui lei non sapeva nulla, un posto dalle estremità appuntite, senza recinzioni e senza filo spinato, un posto dove la paura non ti segue ovunque come un genitore ansioso.
Da quel punto là in alto, sospesa nell’aria, anche per Valerie sembrava possibile trasformarsi, essere diversa.
Magari un animale. Un falco: arrogante e solitario, con la freddezza di chi lotta per la sopravvivenza.
Già a sette anni Valerie sapeva che, per qualche strana ragione, lei non era come gli altri abitanti del villaggio. […]
Tornando al libro… Racconta la storia di Valerie, la bambina di sette anni di cui si parla nell’incipit. Il suo villaggio, Daggohorn, ruota attorno alla gestione (anzi, all’incapacità di gestione) della paura di un lupo che vive nei dintorni e che vuole le sue vittime. Il libro, di cui non intendo rivelare la trama, ci accompagna nel percorso di crescita di Valerie, che da bambina diventa una bellissima adolescente con tutti i dubbi e le paure delle adolescenti.
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