Casa di riposo: come fare per l’inserimento degli anziani

Casa di riposo Villa Serena, Bassano

Inserimento in casa di riposo di un anziano: alzi la mano chi non si è mai trovato nell’impossibilità di capire come fare per mancanza di informazioni.

Qui potrete trovare le spiegazioni ricevute da Elena Lionzo, che lavora a Sandrigo da 24 anni come assistente sociale. Ecco l’iter e le difficoltà che si possono incontrare quando l’anziano ha bisogno di una casa di riposo. La persona resta in graduatoria 6 mesi per l’accoglimento temporaneo e un anno per quello definitivo. Poi la famiglia può fare nuova valutazione.

Qual è l’iter per entrare in casa di riposo?

Si deve presentare domanda all’azienda Ulss competente, che per noi è la n. 8 Berica. L’inserimento in una struttura residenziale può essere temporaneo o definitivo; per la retta convenzionata, cioè con la sola quota alberghiera a carico del cittadino e la quota sanitaria a carico del fondo sanitario, serve il requisito dell’idoneità, emesso dall’Unità Valutativa Multidimensionale Distrettuale – UVMD, composta dall’assistente sociale, dal medico del distretto e da quello di base.

Ogni professionista completa la scheda di sua competenza e poi la persona è inserita in una graduatoria unica all’interno dell’Ulss, visibile dalle case di riposo che così possono chiamare le famiglie; è possibile anche scegliere una specifica struttura.

I costi sono diversi in base alla gravità dell’anziano e al suo livello di autosufficienza; la quota alberghiera va da 52 a 57 euro al giorno. Ogni sei mesi, o se l’anziano si aggrava, la valutazione è aggiornata. Si può anche entrare in una struttura con retta privata, in questo caso tutta la spesa è a carico della famiglia. Per le persone sole, c’è l’attribuzione d’ufficio di un punteggio più elevato. Il punteggio minimo per entrare in graduatoria è 60, ma oggi, per una bassa intensità, si entra con 74 punti.

Perché questa differenza?

L’attribuzione dei posti letto convenzionati viene fatta in base alla percentuale dei posti dell’anno precedente, mentre l’aumento della popolazione anziana non ha lo stesso criterio, ma è esponenziale rispetto a questi parametri. Oggi ci sono politiche che investono sui servizi territoriali alternativi alla casa di riposo, quali: centri diurni, ADI – Assistenza Domiciliare Integrata, o SAD – Servizio Assistenza Domiciliare, medicina di gruppo, medicina di gruppo integrata, ospedale di comunità.

Che tempistica si ritrova la famiglia che fa domanda?

Dalla presentazione della domanda completa al distretto, l’equipe ha trenta giorni di tempo per attribuire il punteggio e spedire a casa la valutazione.

Dopo quanto tempo si entra in casa di riposo?

Non si può sapere, l’anziano resta in graduatoria 6 mesi per l’accoglimento temporaneo e un anno per quello definitivo. Se entro questo tempo nessuna casa di riposo contatta la persona, la famiglia può attivarsi chiedendo una nuova valutazione per rimettere l’anziano in graduatoria. Succede che ci siano persone che devono aspettare più di un anno, perché comunque si privilegia chi ha gravi problemi sanitari.

Che difficoltà hanno le famiglie? Sono informate?

La comunicazione a livello di territorio funziona, le famiglie arrivano e spesso sanno già qual è l’iter, perché hanno parlato con altri. C’è sicuramente carenza di posti letto stimata, rispetto alla popolazione anziana e lo vediamo dalle graduatorie, tanto che pare ci siano agenzie private che si stanno attivando per offrire questa tipologia di servizi. Il sistema badanti continua a stare in piedi, anche se ci sono meno persone disponibili rispetto agli anni scorsi. Credo sia anche importante sottolineare che la giurisprudenza ha stabilito che sono obbligati al pagamento della quota alberghiera l’anziano o i suoi figli, mentre non è più previsto che compartecipino anche gli altri parenti.

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In conclusione:

Chi dovesse inserire un anziano in casa di riposo, con queste informazioni avrà le idee un po’ più chiare. Purtroppo dovrà armarsi di pazienza ed attendere i tempi biblici necessari, prima a trovare il posto, poi ad ottenere l’impegnativa di residenzialità.

È di fondamentale importanza che la politica si attivi subito, attraverso la creazione di spazi protetti soprattutto per le demenze: il vicentino è estremamente carente di spazi pensati per i malati di Alzheimer. E non si può continuare a delegare tutto alle famiglie che, con il loro lavoro di cura, possono arrivare solo fino a un certo punto. Quando la malattia avanza il malato ha bisogno di essere seguito da professionisti. Inoltre, gli studi più recenti ci dicono che le demenze sono in aumento esponenziale, quindi siamo già in estremo ritardo: che aspettiamo ancora?

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