I Centri libici e il nostro rifiuto dei poveri

Centri libici

Desidero approfondire ancora la situazione dei migranti in Libia e dei richiedenti asilo in Italia, perché non mi rassegno alla situazione che si è creata. Mi faccio aiutare da don Luca Favarin che a Padova ha fondato la Onlus Percorsi di vita e da Joanne Liu, presidente di Medici senza Frontiere.

Don Luca fa un discorso interessante, il fatto, cioè, che ci danno fastidio gli stranieri perché sono poveri, non perché sono migranti. E infatti se pensiamo agli sceicchi sceicchi pieni di soldi, agli sportivi, cantanti, attori o altro non mi sembra di vedere la stessa contrarietà – anche se qualcuno che fa cori razzisti lo si trova sempre. Basti pensare che alcuni hotel hanno ottenuto la certificazione Muslim hospitality perché mettono a disposizione servizi e strutture predisposte appositamente per chi professa la religione islamica.

 

La Presidente di Medici senza Frontiere racconta quello che ha visto nei centri libici, descrivendo le inumane sofferenze a cui sono sottoposte le persone: torture, violenze di ogni tipo, stupri. Questo è quello che stiamo pagando per evitare di vedere i poveri.

 

Per non vederli paghiamo al-Serraj perché paghi i trafficanti; si chiama riconversione lavorativa: anziché ricevere i soldi da chi vuole fuggire, ora ricevono i soldi dal governo di Serraj per tenere le persone prigioniere nei centri libici. Ma chi ci assicura che costoro non cambino idea e decidano, magari, di fare il doppio gioco? Come ci si può fidare di certi personaggi? Eppure è quello che ha fatto il nostro ineffabile ministro dell’interno e per questo il nostro governo è stato lodato anche dall’Unione Europea. Ma questa non è certo l’Europa a cui pensava Spinelli. E questa non è neppure la mia Europa, non è in mio nome che permettete questa mattanza.

Per aiutare Medici senza frontiere si possono comprare le magliette di Worth Wearing100% buone cause.




Si tratta di una piattaforma online di fundraising che consente di realizzare gratuitamente T-shirt e gadget personalizzati per sostenere la propria attività. quella che vedete sotto è un esempio e riprende un disegno di Makkox.
Tutti prodotti sono fair trade, ecosostenibili e realizzati on demand per evitare sprechi.



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