Commemorazione partigiani Sandrigo: un pezzo di storia locale

Cippo commemorazione partigiani Sandrigo

Dopo le polemiche sulla tentata censura della canzone “Bella, ciao!”, mi stavo informando sull’uccisione di alcuni partigiani vicentini trucidati a Sandrigo da un gruppo di nazisti in fuga. Ci sono delle lapidi in ricordo di Azzolin, Chilesotti, Carli e Andreetto: il 25 aprile di quest’anno, per la prima volta, l’amministrazione non si è recata a onorarli senza dare spiegazione ai presenti.

Ho scoperto solo oggi che il 27 aprile c’è stata la loro commemorazione da parte dell’Associazione Volontari della Libertà della provincia di Vicenza. Nessun manifesto, nessun volantino, nessuna notizia neppure sul sito del comune.

Ma qual è la storia di queste persone?

Commemorazione partigiani Sandrigo

I partigiani trucidati

I partigiani di cui parliamo erano dei capi. Ecco i loro nomi:

Attilio Andreetto “Sergio“, nato a Bevilacqua Boschi nel 1919, studente di Matematica, vice comandante della Brigata“Loris” della Divisione autonoma “M. Ortigara”.

Giordano Bruno AzzolinPaniti“, nato a Sandrigo nel 1918; già sergente maggiore pilota, vicecomandante del Btg. Partigiano territoriale “Sandrigo”, Brigata “2^ Damiano Chiesa” della Divisione “Vicenza”.

Giovanni CarliOttaviano” nato ad Asiago nel 1910; laureato in ingegneria a Padova, coordinatore della Resistenza altopianese “autonoma”. Alla costituzione della Divisione “M. Ortigara” è nominato Commissario politico.

Giacomo ChilesottiNettuno-Loris”, nato a Thiene nel 1912; ingegnere meccanico e ufficiale del 4° Regg. Genio Alpini di Bolzano; cattolico, è uno dei maggiori organizzatori della Resistenza vicentina, comandante della Divisione “Monte Ortigara”; su di lui pendeva una taglia di 1 milione di Lire.

Giovanni Novello, civile.

Come si sono svolti i fatti

Erano giornate confuse, con i tedeschi sbandati e in fuga e frequenti scontri a fuoco lungo le rive di Astico e Brenta. Fu ucciso un ufficiale tedesco e, per rappresaglia, i tedeschi arrestarono una quindicina di persone. Le stesse furono liberate in seguito all’intervento del parroco monsignor Bortolo Gasparotto, che parlò direttamente con il comandante tedesco promettendo che non ci sarebbero state iniziative verso i soldati tedeschi in ritirata; in questo modo ottenne la liberazione dei prigionieri.

Nel primo pomeriggio del 27 aprile Chilesotti, Carli e Andreetto stavano andando, con la staffetta Zaira ed “Hermes” Farina, a Longa per trattare la resa di esponenti della X Mas. Luogo dell’incontro era Villa Cabianca, sede delle SS italiane, occupata nella notte da un gruppo di partigiani della “Giovane Italia”. Pare che nella villa si trovassero opere d’arte inestimabili frutto di razzie; era quindi importante convincere i tedeschi alla resa e assicurare la conservazione del tesoro. L’auto in cui si trovavano era stato precedentemente tolta a truppe tedesche e c’è chi sostiene che sia stato questo a causare la cattura e uccisione dei partigiani; altri ritengono si sia trattato di un tradimento a opera del fascista che li accompagnava, Antonio Nalin, della Sezione staccata di Longa del BdS-SD/Italienische Sonderabteilung (Banda Carità) che il suo comando aveva messo a disposizione per facilitare le trattative di resa.

Circa alla stessa ora, in piazza a Sandrigo, soldati delle SS eseguirono una retata al Caffè Commercio e catturarono una dozzina di persone; due di esse, Luigi De Toni e Giordano Bruno Azzolin, trovati in possesso di armi, tentarono la fuga: De Toni si salvò, Azzolin venne ucciso.

Frattanto i partigiani, per recarsi a Longa, evitarono il centro, considerato troppo pericoloso; si trovarono però la strada sbarrata da una colonna di SS tedesche. Farina che era in moto e aveva il guidatore con divisa fascista, riuscì a salvarsi.

Carli e Andreetto tentarono la fuga tuffandosi nel Tesina, ma furono uccisi; Chilesotti fu trucidato vicino al Tesina. La staffetta Zaira fu risparmiata, condotta fino a Trento come ostaggio.

Chilesotti  e Carli furono decorati con la Medaglia d’Oro al Valor Militare, Andreetto con la Medaglia d’Argento al Valor Militare, Azzolin con la Croce di Guerra al Valor Militare.

L’importante ruolo dei sacerdoti

Un aspetto da non sottovalutare è il ruolo dei sacerdoti e del vescovo di quei tempi. Nel 1924, per esempio, circa 300 fascisti assaltarono la canonica in cerca dell’arciprete responsabile, secondo loro, della mancata vittoria alle elezioni (soltanto 264 voti contro i 492 degli avversari). Monsignor Giuseppe Arena, informato della possibilità di azioni contro di lui, si era rifugiato in seminario a Vicenza. I fascisti così picchiarono a sangue i due cappellani e la perpetua per farsi dire dove fosse nascosto il parroco. Questo  provocò una dura reazione da parte del vescovo Ferdinando Rodolfi che scrisse direttamente a Mussolini e scomunicò i colpevoli. Dal canto suo, Monsignor Bortolo Gasparotto, successore di Mons. Arena, mise a disposizione la canonica per gli incontri degli esponenti della resistenza e per chi operava per la rinascita di un partito dei cattolici.

Concludendo

Prendo a prestito alcune frasi particolarmente significative tratte dalla Commemorazione ufficiale tenuta a Bassano nel 2012 dalla professoressa Alba Lazzaretto,

Allora vorrei dire ai giovani: studiate, e non vi potranno chiudere gli occhi. Forse ora come non mai sembra inutile studiare: ma studiare è capire, onorare le nostre tradizioni, non lasciarsi andare al qualunquismo, non lasciarsi sedurre da nuove dottrine politiche magari più insidiose e subdole della roboante dottrina fascista, non coltivare miti rozzi venduti come novità. Non fuggiamo dall’impegno civile, non disprezziamo la politica. Fare politica, diceva don Luigi Sturzo, è una delle più alte forme di carità. Sembra un po’ difficile pensarlo, ora. Ma Lino, i suoi amici, tutti i partigiani, coloro che li aiutarono, coloro che scelsero i lager nazisti piuttosto che giurare a Salò, come gli internati militari italiani, fecero una scelta politica. Scegliere è irrinunciabile. Impegnarsi è un dovere di tutti. Solo così potremo difendere la nostra democrazia; solo così – ricordando «di che lacrime grondi, e di che sangue» la libertà che è stata conquistata – potremo onorare il sacrificio di chi ci ha preceduto e dare vita ai silenzi di coloro che ci gridano dal profondo di continuare a meritarci, la nostra libertà.

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