Cooperazione, arriva il profit
La notizia l’ho trovata stamattina sul Fatto quotidiano. In poche parole sembra che si voglia dare la possibilità anche al profit, e non più solo alla cooperazione noprofit, di fare progetti nei paesi del cosiddetto Terzo Mondo (quello che definiamo povero e sottosviluppato, e che in parte lo è perché noi abbiamo pensato bene di depredarlo di tutte le sue risorse).
Questo significa in pratica che le nostre aziende potranno delocalizzare con i nostri soldi, perché presenteranno progetti a questa nuova agenzia che sarà ben lieta di dar loro i denari necessari alla bisogna.
Questo è un fatto sconvolgente, di una gravità estrema. Stiamo, da un lato incentivando le nostre aziende ad esternalizzare, portando fuori lavoro, competenze, valori, capacità, ecc., dall’altro, ci stiamo impossessando dei Paesi degli altri, in una versione post-moderna di colonialismo. andiamo là imponendo le nostre idee, le nostre competenze, il nostro aiuto…
Quindi, ricapitolando,
– abbiamo iniziato con Cristoforo Colombo e la conquista delle Americhe,
– abbiamo proseguito con la tratta degli schiavi,
– stiamo continuando con il depredamento costante delle risorse,
– siccome siamo democratici esportiamo loro la democrazia, anche con guerre umanitarie, e anche le armi per mantenerla (ministro Mauro docet)
– tutto questo obbliga le persone a emigrare nei nostri ricchi paesi occidentali dove trovano lavori sottopagati
– siccome loro, sempre secondo noi, non sono in grado di farlo, ricostruiamo i loro Pesi e, a nostra volta, emigriamo laggiù (solo che noi siamo emigranti ricchi, che fanno lavori superpagati), perché qui da noi c’è la crisi e là invece è tutto da ricostruire.
– E il girone infernale continua, continua, continua…
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