Cumbre Social Madrid 2019: vi presento Blanca e Valdi
La Cumbre social è la contro COP25 ed è organizzata dalle associazioni. Dato che ho avuto la grandissima fortuna di trovarmi a Madrid proprio in questi giorni, ho deciso di approfittarne per dare voce ad alcuni dei partecipanti. Qui sotto le esperienza di Blanca e Valdi.
BLANCA
Ci racconti qualcosa di te?
Mi chiamo Blanca, sono nata a Madrid, mia nonna è italiana, ma la mia famiglia è spagnola. Quando avevo 23 anni ho fatto l’Erasmus in Belgio e da allora vivo fuori dalla Spagna. Ho studiato biologia e dopo ho fatto un master di ingegneria biotecnologica. Sono ricercatrice e mi è sempre interessato molto studiare la natura. Da gennaio mi sono inserita in varie associazioni tra cui Extinction Rebellion Trampoline House che segue i rifugiati climatici minorenni.
Ho cominciato a leggere un po’ di documentazione scientifica sul cambio climatico e sono rimasta impressionata dal fatto che nessuno, né mentre studiavo biologia, né in Spagna, né in Belgio, né in Danimarca mi aveva parlato di queste cose. Sono rimasta molto colpita che le Nazioni Unite, che tutto il mondo rispetta, abbiano affermato che abbiamo solo 10 anni per ridurre le emissioni dei gas serra per poter sopravvivere.
Così ho lasciato gli altri movimenti e mi sono fermata con Extinction Rebellion, prima di tutto perché ha un’idea molto chiara, sono 10 principi che basicamente ti chiedono di essere una brava persona per poter parlare di questa lotta. Ci sono poi tre domande altrettanto semplici alla politica (dire la verità sulla situazione; attuare azioni immediate; istituire assemblee di cittadini per decidere il da farsi). Soprattutto Extinction Rebellion, a differenza di altri gruppi ecologisti, afferma che non abbiamo molto tempo e che questa è una vera e propria emergenza. Siamo un movimento internazionale lavoriamo molto a livello globale. Nel sud del mondo ci sono già i primi effetti della crisi, in Europa ancora non succede molto, per questo credo che dobbiamo cambiare la visione nella nostra lotta per la giustizia climatica.
Che fate come Extinction Rebellion per questo cambio?
Extinction Rebellion è un movimento molto giovane nato nel novembre dello scorso anno fondato da cinque persone che prima hanno studiato i movimenti in tutto il mondo. In particolare si fonda e fa proprie le modalità di azione dei movimenti nonviolenti come quelli di Gandhi e Martin Luther King. Perciò occupiamo spazi pubblici, utilizzando l’arte e la creatività per raggiungere più persone possibile e chiediamo al governo di dire la verità sulla crisi climatica. Spieghiamo anche ai presenti qual è la situazione.
Quindi, o ci lasciano più spazio di azione perché più gente possa scendere in strada e protestare per quello che sta succedendo, o il governo usa la violenza per reprimere le nostre azioni e questo non dovrebbe essere permesso perché tutti dovremmo poter dire la verità su quello che succede.
Come agite? In ottobre la polizia ha picchiato alcuni manifestanti di Extinction Rebellion. Non è pericoloso quello che fate?
Noi diciamo sempre in anticipo alla polizia quello che intendiamo fare, perciò queste sono reazioni esagerate della polizia.
Pericoloso è fare questo nel sud globale, per esempio nei giorni scorsi c’erano indigeni del Perù che raccontavano come il loro governo avesse contrattato 200 sicari per uccidere i loro figli. Questo è pericoloso. A noi possono rompere un braccio, però abbiamo il privilegio di poter uscire e parlare con i mezzi di comunicazione per dire la verità. Allora la società europea, quello che chiamano il primo mondo, ha una responsabilità e un privilegio che deve usare per lottare per tutto il mondo, anche per chi non lo può fare.
Pensi che si possa far conoscere a più persone quello che sta succedendo?
Credo che sia facile farlo: nelle presentazioni di Extinction Rebellion, usando i dati scientifici, spieghiamo le cose in modo molto semplice perché tutti lo possano capire e credo che questo possa essere il primo passo per capire. L’associazione è formata da gente comune, di tutto il mondo e di distinte branche: ricercatori, giornalisti, chimici, insegnanti… Extinction Rebellion vuole fare una cosa molto bene: emancipare, responsabilizzare, dare potere alle persone.
Incoraggiamo tutti affinché intervengano nei loro ambiti di competenza dando queste informazioni alle persone con cui sono in contatto, anche se non sono esperti in scienza. Durante le nostre azioni o le presentazioni, diamo la possibilità alle persone di decidere se partecipare o meno.
Generalmente questo funziona e, quando la gente sa di cosa si tratta, allora si dà da fare. Ricordiamo inoltre che non abbiamo bisogno di tutta la popolazione ma che ci basta solo dal 2 al 5%. Per il momento funziona e le persone intervengono e aderiscono.
Perché dal 2 al 5%? Potresti spiegarlo?
Nell’analisi degli altri movimenti del passato, studiando il numero di persone che si mobilitavano nella strada facendo azioni, si è visto di che numero si necessita perché richieste e manifestazioni abbiano successo e, più o meno, è il 3,5 %. Però il range è fra il 2 ed il 5%. Noi, che abbiamo inserito attività con molta creatività ed arte, siamo riusciti ad ottenere la partecipazione con una percentuale inferiore, però per usare dati tecnici la percentuale è del 3,5%.
Perché la politica cambi le cose serve molto tempo, secondo te c’è la possibilità di un cambio abbastanza rapido?
Quello che ti posso dire è che la nostra terza domanda è la richiesta dell’assemblea dei cittadini, che per noi è molto importante. I miei genitori che erano ecologisti mi hanno detto che una volta gli ambientalisti sceglievano un leader, noi non abbiamo un leader, decidiamo insieme. I politici cambiano ogni quattro anni, anche se sono interessati alle tematiche ambientali, poi cambiano, perciò l’unica cosa che per noi è importante è l’assemblea dei cittadini, i politici non ci possono aiutare nel cambio. Il nostro metodo è quello delle assemblee cittadine, è un metodo più democratico dove ogni paese decide le azioni da portare avanti. Chi può creare il cambio siamo noi del popolo.
C’è altro che vorresti dire?
Ci resta poco tempo, a volte è frustante: io sono ricercatrice tu sei giornalista e ad ognuno di noi piacerebbe seguire la propria attività. Così come Greta, riferendosi ai giovani, dice ai politici: “Ci state rubando il futuro”, nel nostro caso dobbiamo dire che ci stanno rubando il presente, per cui farei un appello alla società civile perché agisca/intervenga.
Ognuno può scegliere il livello di rischio che può accettare come persona: dal più basso, come partecipare ad una marcia, al più alto: si può decidere di bloccare una strada o altro; ogni azione comprende vari livelli di rischio.
L’importante è alzare la voce. Le nostre amiche indigene del sud che avevano l’invito ufficiale per la COP, non hanno ottenuto il visto e non sono potute venire ed è molto grave che proprio a loro, che soffrono maggiormente gli effetti della crisi climatica, non sia stato permesso di venire e lo voglio denunciare.
VALDI
Ci racconti qualcosa di te?
Ho 37 anni sono originario di Capo Verde, ma vivo in Portogallo. Sono qui da una settimana con un collega per seguire la COP25 per conto di ptRevolutionTV, una cooperativa di live streaming TV che in Portogallo parla della nostra storia, segue le manifestazioni sociali, le rivendicazioni del popolo, le campagne sul clima.
Ho iniziato a 13 anni con i boy-scout ed è stato allora che ho scoperto l’importanza che la natura ha per noi e ho capito che noi dobbiamo difenderla. Da 3 anni stiamo dando informazioni sul fracking (Nota: La tecnica della fratturazione idraulica, o fracking, consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e successivamente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superficie del gas), perché c’è il fracking in Portogallo. Abbiamo passato un mese e mezzo in bici, dal nord al sud del paese: 1500 km per dare informazioni alle persone sul fracking e sulle sue conseguenze. È stata un’esperienza magnifica ed ora vogliamo fare dimostrazioni e manifestazioni per far cambiare idea al governo, perché pensi di più alle persone e alla natura invece che ai dollari e agli euro.
Sono molto felice perché nell’ultimo anno il movimento di resistenza è cresciuto molto e credo che la sua tendenza è che potrà crescere ancora di più. Penso che i giovani debbano mettere da parte i computer e cominciare a parlare con gli alberi e la natura.
Qual è la situazione in Portogallo e nel tuo paese d’origine?
In Portogallo è un miscuglio: adesso abbiamo un nuovo governo che ha creato il ministero dell’ambiente e della transizione energetica, ma è lo stesso governo che sta autorizzando il fracking. Ora che hanno cominciato questi lavori, utilizzando anche il litio, distruggono le maggiori riserve naturali che ci sono in Portogallo.
Invece a Capo Verde, che si trova nell’Oceano Atlantico, non parlano molto di questi problemi, non sono preoccupati per l’aumento del livello del mare; però credo sia normale in Africa, perché non ci sono informazioni sulla crisi climatica.
Ultimamente abbiamo tornado ed eventi che prima non c’erano. In Portogallo lo scorso anno abbiamo avuto tre cicloni: è la prima volta, la gente dice che è una cosa normale, ma non lo è.
Poi succede che il trattato di Parigi, dove si è deciso l’abbassamento delle emissioni, consenta agli stati di comprarle da altri paesi, in Africa, per esempio; quindi parlare di abbassamento delle emissioni è una bugia (Nota: le aziende hanno la possibilità di comprare quote di emissione di CO2 da aziende internazionali che hanno inquinato di meno e quindi non hanno utilizzato i loro diritti. Quindi chi ha inquinato di più compra quote da chi ha inquinato di meno, ottenendo una specie di “diritto a inquinare”. Vedi: https://ec.europa.eu/clima/policies/ets_it).
Oppure, ci sono paesi come l’Italia che inviano i rifiuti in Portogallo, Africa o Asia. Perciò dobbiamo aprire gli occhi perché non possiamo continuare a produrre, produrre, produrre e poi inviare i nostri scarti nei paesi poveri come Portogallo, Mozambico, Capo Verde, Cina e Vietnam.
Però credo che le cose stiano cambiando e penso che la nostra partecipazione alla Cumbre Sociale e alla COP25 possa migliorare un po’ il mondo in cui viviamo. Io comincio la giornata con il sorriso, perché credo che sia il modo più bello per aiutare gli altri. È un’energia positiva che può cambiare il mondo, che così sarà migliore di come l’ho trovato.
Pensi che si riuscirà ad ottenere qualcosa dai politici per affrontare la crisi climatica?
Alcuni giorni fa, il parlamento europeo ha deciso che il prossimo anno cominceranno a studiare nuove misure per affrontare la crisi climatica e cambiare le leggi. Serve una transizione energetica.
Però, finché le lobbies non smetteranno di fare pressione sui governi, non ci sarà nessun cambiamento perché ci sono lobby del carbone, del gas, del litio che vengono a distruggere la natura; ci saranno sempre le lobby: ora abbiamo quelle verdi, quelle dello greenwashing che per me non è vero che si può fare. Per esempio dicono che vogliono le auto elettriche, ma queste provocano ugualmente inquinamento. Allora come fai a fare una transizione energetica se il paese non è preparato? In Portogallo abbiamo 300 giorni di sole all’anno e solo due mesi di pioggia e non ha senso che il paese non sia pronto per l’energia solare, non ha senso che dobbiamo comprare da altri paesi energia molto cara, quando potremmo produrla noi qui.
Io credo che nei prossimi cinque-dieci anni otterremo cose nuove anche dai politici, che il futuro sarà migliore, perché i giovani stanno cominciando a lottare contro l’estinzione, scendendo in strada, protestando, e dicendo al governo siamo qui. Sappiamo che i politici dicono di voler fare le cose e poi fanno il contrario, perché pensano solo a se stessi, alla loro pancia. Un po’ alla volta però le loro dichiarazioni cambieranno.
C’è altro che desideri raccontare?
Sì, vi chiedo di seguire la nostra pagina Facebook con la TV streaming. Noi seguiamo i problemi delle persone in giro per il mondo e penso che questo sia il modo migliore per le persone per aprirsi a nuove prospettive e avere nuovi punti di vista. Perché ci sia un cambio e per far conoscere alla gente quello che succede, perché solo i popoli possono cambiare il mondo. Quando siamo piccoli sogniamo che da grandi cambieremo il mondo, poi cresciamo e vediamo che non possiamo farlo da soli. Basta un sorriso, un sorriso per uno, un sorriso per l’altro, poco alla volta, un passo dopo l’altro, riusciremo a cambiare il mondo. E non possiamo desistere, mai.
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