Giovanni De Chino sull’allarme tbc all’hotel Ginia di Sandrigo
Giovanni De Chino ci fornisce alcuni chiarimenti a proposito dell’allarme Tbc a Sandrigo, ripreso anche a livello nazionale.
Nessun pericolo di contagio, nessun profugo con malattie infettive in fuga per le vie di Sandrigo. È stata la stessa prefettura a comunicarlo attraverso le parole di Lucio Parente, viceprefetto vicario di Vicenza: «Il protocollo è stato rispettato come da normativa, quindi sotto l’aspetto sanitario non c’è nulla da temere». Il richiedente asilo era già stato curato e dimesso dall’ospedale da tempo e nessuno degli altri ospiti dell’hotel era stato contagiato. La notizia aveva suscitato grande subbuglio e preoccupazione in paese. Il sindaco Giuliano Stivan si era detto pronto a mettere l’hotel in quarantena. Anche Roberto Ciambetti, sandricense presidente della Regione Veneto insieme con il ministro dell’interno Matteo Salvini, avevano ripreso la notizia, mentre sui social si è acceso il dibattito. Samantha Zardo, responsabile della cooperativa Aurora, da noi contattata telefonicamente, ha comunicato di non poter rilasciare dichiarazioni prima che l’unità sanitaria emetta il verbale ufficiale. Mercoledì ci ha raccontato il suo punto di vista Giovanni De Chino di Treviso, autista soccorritore del 118 e responsabile nazionale dell’associazione di volontariato Park Forest Ranger con sede a Roma e sezioni in diverse regioni; l’ente si ispira ai principi dello scoutismo e si occupa principalmente di ambiente, ma ha recentemente ampliato i propri settori di intervento offrendo il suo supporto in alcuni centri di prima accoglienza, fra cui Sandrigo.
«Noi seguiamo l’aspetto infermieristico-sanitario all’interno di questa struttura. Io ho letto articoli stamattina che non corrispondono alla realtà, sembrava la terza guerra mondiale: infettivi dappertutto. Dalle carte che abbiamo appena consegnato alle autorità preposte, che loro comunque avevano già perché non c’è nulla di nascosto, risulta che c’è stato un unico caso di Tbc, peraltro nel 2017, già visto e visitato. Successivamente nel 2018, su segnalazione di un operatore, è stato accompagnato dal medico di base come prevede il protocollo ed ha seguito tutta la procedura prevista. Il direttore sanitario ha provveduto ad avvertire Asl, prefettura e reparto di infettivologia. Il soggetto è stato trattato e curato come si fa con chiunque, con un mese di isolamento in ospedale e dimesso quando non è più stato pericoloso per sé e per gli altri. Nello stesso tempo, tutti quelli che erano entrati in contatto con lui, hanno fatto gli accertamenti previsti e, dalle analisi, non sono risultati casi di contagio. Dopo essere uscito dall’ospedale, non è stato mandato qui, ma in un’altra comunità e ci è stato comunicato, tre giorni dopo, che si era allontanato spontaneamente, per cui si tratta di una persona che è uscita dal programma. E lì noi non sappiamo nulla».
A questo proposito la prefettura ha comunicato che sono in corso le ricerche dello straniero da parte delle forze di polizia. De Chino prosegue: «Non vedo l’allarmismo, che non serve se non per creare scalpore, di pubblicare un articolo del genere: è una cosa, secondo me, abbastanza grave. Prima bisogna informarsi e vedere se le carte corrispondono. Ripeto questo per l’aspetto prettamente sanitario della struttura. Tutto il resto non ci riguarda, noi non abbiamo rapporti con la prefettura, quelli li hanno le cooperative. Noi abbiamo un atto di convenzione. Gli infermieri che lavorano, circa 18 persone alcuni con 40 anni di esperienza, sono tutti volontari. Abbiamo deciso di proporre questo servizio per evitare quello che accade in tante strutture: ho visto comunità da altre parti, con finti servizi infermieristici e personale di cui non si conosce la professionalità. Dal punto di vista sanitario non c’era nulla di allarmante, le autorità erano state avvertite, hanno fatto quello che era di loro competenza nei modi previsti dalla legge seguendo alla lettera il protocollo predisposto. Questa è una struttura che, a quello che risulta a me andrà chiusa in 20 giorni, ci sono 35 ragazzi, non vedo questi allarmismi, se poi ci sono altre cose io non posso saperlo. Noi non facciamo politica, noi facciamo solo servizi».
In tutto questo spicca il silenzio dell’amministrazione comunale sandricense, che non ha sentito il bisogno di utilizzare le proprie pagine istituzionali per tranquillizzare la cittadinanza rispetto all’allarme Tbc che risulta infondato.
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