Di chi è il tempo del bambino
Ho pensato di condividere con voi gli appunti presi durante gli incontri per genitori a cui ho partecipato. Mi sembra ci siano spunti interessanti per tutte le persone che si trovano a vivere l’esaltante e difficile esperienza dell’essere genitore.
Relatore Dottor Oreste Benella
Cominciando a parlare del tempo del bambino, possiamo dire che è davvero suo?
Quando si parla di tempo è importante capire a quale tempo ci si sta riferendo. Oggi facciamo un uso del tempo molto diverso rispetto a un certo numero di anni fa.
I tempi che il bambino si trova a vivere, non sono suoi, ma degli altri, le sue giornate sono scandite dal tempo altrui: il lavoro dei genitori, gli orari della scuola, le varie attività extrascolastiche. Il bambino si trova pertanto a fare una serie di attività prevalentemente sedentarie e cognitive.
La TV e il PC hanno preso il posto di tanti giochi pomeridiani; la possibilità di vedersi con gli amici è ridotta ai minimi termini da tutta una serie di problemi, causati non solo dai genitori (hanno meno tempo, lavorano entrambi ecc.), ma anche da una strutturazione diversa della società attuale. La grave carenza di cui soffrono oggi i nostri figli, è la mancanza di un tempo loro da gestire come vogliono, è l’impossibilità di trovarsi e formare bande di quartiere.
È importante che i genitori siano consapevoli di come cambieranno i loro figli, di come saranno da adulti questi bambini più sedentari, più dipendenti, meno critici, ma anche più ricchi di conoscenze, di cose, di opportunità. Quello che manca a questi nostri figli è la normalità, è il poter scegliere liberamente di andare nel parchetto sotto casa come facevamo noi; è la possibilità di decidere se andare in palestra, o a nuoto oppure nel campetto non attrezzato dove giocare una partita con regole proprie e senza adulti che fanno i guardiani.
A questo punto diventa una necessità pressante per i genitori, riappropriarsi del territorio, perché i bambini hanno bisogno sì di tempo per loro, ma anche di spazi per loro e di persone con cui ritrovarsi in questi spazi; è importante poter rivivere il territorio come luogo educativo con l’unico scopo di stare insieme perché insieme si sta bene.
E qui entrano in gioco i genitori: se interessa il futuro dei figli è importante che agiscano nel luogo in cui vivono, mettendo in moto creatività e fantasia: facendo pressione presso chi amministra perché alcuni spazi “liberi” siano liberati e resi sicuri (da siringhe o altro) oppure facendolo direttamente, creando una rete di genitori disponibili a guardare i bambini piccoli a turno (banca del tempo), coinvolgendo i nonni, con tutte le loro energie ed esperienze, in questo compito; oppure, qualcosa di completamente diverso: basta farlo. Se ci si crede e si decide di mettersi insieme, qualcosa cambierà per i figli. E sarà un cambiamento senz’altro positivo.
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