Diario allucinato di un volo Madrid Bergamo ai tempi del Coronavirus

Bergamo Orio al Serio, Coronavirus

5 marzo. Aeroporto Madrid-Barajas, in attesa del volo per Bergamo.

Situazione allucinante causa  virus Covid-19 Coronavirus. In aeroporto il clima è da paura: pochissime persone con mascherine e sciarpe che coprono completamente il naso.

Silenzio di tomba.

Al gate nessuna fila in anticipo, nessuno si è messo in fila o ha cominciato a protestare… Ad un certo punto credevo di aver sbagliato porta di imbarco, ed ho controllato più volte. Anche perché, molto discretamente, hanno messo porte scorrevoli al gate, trasformando lo spazio aperto in una piccola stanza in cui si entra solo quando ci si avvicina alla porta.

Sguardi di sospetto. Ancora silenzio di tomba.

Tutti siamo diventati untori. Tutti gli altri sono untori.

Ed io devo andare proprio nel cuore del contagio “Bergamo”.

Ci chiamano all’ultimo momento. Le persone non si sono ammassate per salire per prime, come succede di solito. È incredibile, direi parecchio angosciante. Solo 7 persone con priorità.

Un quarto d’ora prima della partenza siamo tutti seduti al nostro posto in attesa del decollo. Saremo 30 persone al massimo nel Boeing della Ryanair con più di 180 posti.

Intanto, il governo italiano ha emanato un decreto impressionante: le scuole saranno chiuse fino al 15 marzo; stop ad eventi e meetings; vietato baciarsi e stringersi la mano; obbligatorio stare ad almeno un metro di distanza da un’altra persona.

Ed io mi chiedo: ma per chi è già contagioso senza saperlo, oppure asintomatico, come si fa? Non si riuscirà mai a contenere completamente il virus.

Il virus gira libero per il mondo. Non conosce né barriere, né frontiere. Va da uno all’altro, gira: paesi, città, nazioni.

Non fa distinzioni di nessun tipo.

Non gli interessano sesso, razza, nazionalità e compagnia cantante, va da tutti, indistintamente.

Libero e felice.

Tutto questo chiuderci dentro (nel decreto governativo c’è il divieto di uscire di casa per gli anziani), mi fa pensare al racconto di Poe: “La mascherata della morte rossa”.

Tutti in maschera per sfuggire alla “morte rossa” e alla paura, ma in maschera c’era anche lei “La morte rossa” da cui credevano di essere sfuggiti.

L’altra cosa, ovvia, è il “dalli all’untore” dei Promessi Sposi.

Quello che provocano queste decisioni è che le persone cominciano a guardarsi con sospetto.

Chi è l’untore fra noi due? Meglio che mi stai lontano che non si sa mai”.

E ancora: “Che hai da guardare? Mai visto una mascherina? Che ti credi, io ci tengo alla mia salute!”

Oppure: “Ecchissenefrega del coronavirus, mi tiro su la sciarpa fino al collo e via, è solo un’influenza!”

Ma anche: “Ma dai, anche se sono stato in contatto con gente positiva, mica significa che l’ho beccato! Che ti credi che mi chiudo in casa a farmi venire la claustrofobia?”.

Quel signore con la sciarpa fino agli occhi avrà paura che lo contagi?

O invece è lui un malato e deve andare a Bergamo… sciagurato!

E se mi infetta? E se ci infetta?

Vicino a lui c’è una signora che si soffia il naso, ommioddio, avrà il coronavirus? Disgraziata! Si laverà le mani dopo essersi soffiata il naso? Butterà il fazzoletto sporco?

Quanti germi stanno rilasciando le persone senza che si sappia? Quanti già contagiati ci saranno in giro liberi di contagiare gli altri?

Tutti questi pensieri e molti altri sono enormi e visibili nei visi, nelle fronti, negli sguardi della gente che magari finge che no, non è niente, ma in fondo ha paura, tanta paura.

Aeroporto di Bergamo Orio al Serio

È così strano l’aeroporto! Semideserto, silenzioso, con bagni pulitissimi e fornitissimi di carta igienica e asciugamani, profumo di disinfettante che sembra quasi di essere all’ospedale, bar con un’unico cliente, barista che urla (abituato ad alzare la voce per farsi sentire nella ressa che c’è di solito) per chiedere se il caffè dev’essere macchiato o no. E un senso di pesantezza, di oppressione, di angoscia che si respira ad ogni persona che si incontra. Tutti sono seri ed hanno sguardi distratti o pensierosi; ogni tanto qualcuno fa battute sul coronavirus, senza riscuotere molto successo.

Il valzer coronavirus al bar della stazione di Vicenza

Al bar delle ferrotramvie vicentine la situazione è tragicomica. C’è un grande cartello con la cortese richiesta di consumare l’ordine al tavolo. L’altro obbligo imposto dal nuovo decreto ministeriale è lo stare un metro di distanza dagli altri. E questo dà avvio alle danze: l’avventore fa un passo avanti, il barista un passo indietro.

Avventore: “Buongiorno, posso avere un caffè?” e fa un passo indietro;

il barista fa un passo avanti: “Buongiorno a lei. Come lo vuole il caffè? Liscio o macchiato?” e fa un passo indietro per fare in caffè.

L’avventore fa un passo avanti (p.a.): “Liscio, grazie” e fa un passo indietro (p.i.);

barista (p.a.): “Devo chiederle gentilmente di consumare al tavolo, lo porto io il caffè.” (p.i.);

avventore (p.a.): “OK, grazie” e va al tavolo.

Il barista porta il caffè al tavolo.

L’avventore lo beve e poi prende la tazzina e la poggia sul banco, mentre il barista fa un p.i.

L’avventore chiede di pagare facendo un p.i.

Il barista fa un p.a., emette lo scontrino, lo appoggia sul bancone e fa un p.i.

Avventore p.a. paga e poi p.i.

Barista p.a. prende i soldi, dà il resto e poi p.i.

Avventore p.a., ritira il resto, saluta e se ne va.

Barista p.a. e saluta a sua volta.

E questo è il valzer nei bar (e in qualsiasi altro negozio) ai tempi del coronavirus.

La situazione in Italia oggi, 13 marzo

Nel frattempo il governo italiano ha emanato delle leggi, una più restrittiva dell’altra.

Uffici, fabbriche, scuole, biblioteche, musei e chiese sono tutti chiusi. Le uniche attività permesse sono quelle di pubblica utilità (supermercati, farmacie, ospedali ed alcune importanti fabbriche come quelle che producono mascherine, antisettici e farmaci). È vietato anche celebrare matrimoni, funerali ed ogni altra cerimonia oltre alle consuete SS. Messe.

Dobbiamo stare a casa. Possiamo uscire solo per lavoro (chi lavora nei luoghi indicati più sopra), per andare al supermercato (solo una persona per famiglia), dal dottore o in farmacia. Non possiamo fare footing né da soli né con altre persone. Dobbiamo portare con noi un’autocertificazione in cui dichiariamo il motivo della nostra uscita. La polizia controlla e, se scopre che la dichiarazione è falsa, prima c’è una multa da 200 € e poi la prigione, perché si tratta di un reato penale. Il nostro Ministro dell’Interno ha deciso che i militari sono parificati ai poliziotti, con le stesse responsabilità. Perciò abbiamo parecchi poliziotti in giro.

Ieri, solo a Bergamo, hanno scoperto che 52 medici erano stati infettati dal Coronavirus. A Brescia ieri ci sono stati più di 500 nuovi casi.

Secondo me questo succede perché il nostro governo non è stato in grado di bloccare il virus all’inizio. Quando hanno fatto il primo blocco della Lombardia, più di 30.000 persone sono fuggite nelle regioni del Sud. Io penso che molti di loro fossero contagiosi. Magari hanno portato il virus con sé?

Ma oggi c’è una bella notizia: nove medici cinesi sono arrivati stamattina in Italia per aiutarci. Hanno portato tonnellate di materiale sanitario. Nelle scatole hanno scritto la frase che ho riportato più sotto. Penso che, dopo il pessimo trattamento loro riservato da alcuni italiani, la loro sia una splendida risposta che ci mostra che la Cina ha una grande cultura. Grazie, Cina!

Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero e fiori dello stesso giardino“.

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