Cultura orale e scritta, differenze esistenti secondo Valter Ong

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Cultura orale e scritta: in questa breve guida si mostreranno le principali differenze presenti in queste due tipologie di cultura. Nel nostro mondo, così totalmente immerso nella scrittura, difficilmente si riesce a immaginare una società senza scrittura. Ma quali sono le differenze di pensiero tra le due culture?

Le principali caratteristiche della cultura orale e di quella scritta sono state analizzate dallo studioso Walter J. Ong nel suo libro: “Oralità e scrittura, le tecnologie della parola” ed. Il Mulino.

La prima grande differenza che contraddistingue le due culture, è il senso utilizzato nella comunicazione: l’udito per la cultura orale e la vista per quella scritta.

La cultura orale primaria (dove cioè la scrittura ancora non esiste):

utilizza principalmente l’udito, deputato all’ascolto delle parole dell’altra persona.

  • Ha un rapporto privilegiato con il tempo
  • Non può fermare il suono che è evanescente
  • trasmette tradizioni, cultura e conoscenze attraverso la parola
  • utilizza la memoria, organizzando il discorso in base a schemi: forte caratterizzazione dei personaggi descritti, formule, frasi ripetute più volte, temi fissi, ritmo del discorso
  • tende all’estroversione (il suono socializza)
  • è comunitaria.

La cultura scritta:

  • utilizza la vista come senso primario
  • ha un rapporto privilegiato con lo spazio
  • tende all’introversione (l’utilizzo individuale attraverso la lettura e la scrittura isola) realizza un distanziamento tra il soggetto e l’oggetto
  • ha capacità di analisi
  • è individualista.

La cultura orale quindi privilegia la comunità, è una cultura collettiva ed estroversa che presta particolare attenzione agli altri, utilizzando l’udito (quindi ascolto) e la memoria quali fonti di conoscenza e trasmissione.

La cultura scritta utilizza la vista, è individualista e introversa, ha un rapporto privilegiato con lo spazio.

Nella sua opera “Fedro”, Platone fa dire a Socrate: “Le lettere cagionano smemoramento nelle anime di coloro che le hanno apprese”. È curioso però che questa critica alla scrittura sia stata fatta proprio tramite un testo scritto.

In quel periodo storico, la scrittura era mera trascrizione di racconti orali.

Scrivere permette di riflettere. La scrittura modifica il pensiero, permettendo la nascita di altre modalità narrative. Non dover più tenere a mente tutto, perché il testo scritto ci aiuta a ricordare, ha permesso agli scrivani di analizzare il testo, riflettendo su quanto era stato scritto.
Quindi la scrittura non è stata più soltanto la copia fedele di quello che una persona ha raccontato, ma è divenuta qualcosa di diverso, più profondo.

L’avvento della stampa ha portato un ulteriore, fondamentale cambiamento in quanto il testo è divenuto immodificabile. Se prima, nel trascrivere più copie dello stesso discorso, gli scrivani modificavano di volta in volta il linguaggio a loro piacere, con la stampa questo non è più stato possibile.

Altre differenze tra oralità e scrittura, intesa qui in senso lato, sono:

1) La scrittura permette di rileggere;

2) La scrittura permette di modificare il testo;

3) La scrittura (e la lettura) sono gesti solitari

4) Il testo scritto resta.

 

Oggi, con l’avvento dell’era digitale, si sta assistendo a una nuova rivoluzione; solo in futuro sapremo come cambierà nuovamente il nostro modo di pensare.

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