Erdogan caccia i profughi e la Grecia li blocca con i lacrimogeni
Mentre impazza il coronavirus e sembra che al mondo non esista altro, vicino a noi si stanno consumando drammi molto più gravi nella più vergognosa indifferenza dei media e delle persone.
Partita a scacchi con lacrimogeni
Il presidente turco Erdogan ha deciso di aprire le frontiere ai profughi in fuga dalla Siria dove muoiono di freddo (ricordo che l’UE lo ha pagato profumatamente perché impedisse loro di arrivare in Europa). Si tratta di più di 2.000 persone che sono arrivate da Istanbul fra le frontiere di Turchia e Grecia. Il problema è che la Grecia non ha nessuna intenzione di aprire le frontiere, per cui ora sono bloccati. La Grecia dal canto suo non è stata a guardare e non ha avuto nessuno scrupolo ad usare i lacrimogeni contro queste persone, colpevoli soltanto di fuggire da una situazione disperata.
Da Lesbo e Moria, l’attivista Nawal Soufi scrive appelli disperati, raccontando una situazione spaventosa di gommoni a cui si tolgono benzina e motore per impedire ai profughi a bordo di arrivare a terra, di aggressioni a lei e ad altri migranti che la aiutano.
questo è invece l’incipit dell’articolo di Marco Misurati su Repubblica
Sull’isola che affonda, i primi ad annegare sono i bambini. Qui per loro non c’è niente, nemmeno un letto, un bagno o la luce, qui per loro c’è solo fango, freddo e attesa, e un purgatorio umido e insensato nel quale impazzire. E così, giorno dopo giorno, a mano a mano che l’Europa e le sue promesse si allontanano dall’orizzonte, ai più fragili non resta altro da fare che tentare il suicidio.
Ma cosa sta diventando l’Europa?
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