Fantascienza, un libro bellissimo: La mano sinistra delle tenebre
Lunedì scorso, all’età di 88 anni, se n’è andata Ursula Le Guin, grandissima maestra in quella che, purtroppo a torto, è considerata una forma di letteratura inferiore: la fantascienza. Voglio ricordarla ripubblicando la recensione di uno dei suoi capolavori, La Mano sinistra delle tenebre. E… Buon viaggio fra le stelle, Ursula!
La letteratura fantascientifica ha il grande merito di raccontare la realtà. Molti autori hanno utilizzato questo genere letterario proprio per raccontare, sotto mentite spoglie, quanto accadeva nel loro paese. Guerre, violenze, saccheggi, razzismi, povertà e miserie fanno parte della storia dell’umanità da sempre.
Spostarli in un altro pianeta permette allo scrittore una maggiore libertà. Permette anche di fare esperimenti su quella che potrebbe essere la vita umana se venisse a mancare una parte costitutiva dell’essere uomo o donna. Ed è esattamente quello che ha fatto la Le Guin in questo splendido romanzo uscito nel 1969 (con il quale ha vinto i prestigiosi premi: “Hugo” e “Nebula”).
Quelle che seguono sono le raccomandazioni all’Ecumene della prima esploratrice:
“[…] Ciò che per noi è difficile da capire è che, per quattro quinti del tempo, questi esseri non hanno alcun motivo, alcun impulso, alcuno stimolo sessuale. C’è spazio per il sesso, uno spazio vasto e importante; ma questo spazio è in disparte. La società di Gethen, nel suo funzionamento quotidiano e nella sua continuità, è senza sesso. Riflettete: Chiunque può dedicarsi a qualsiasi cosa. Questo sembra semplice, ma gli effetti psicologici sono incalcolabili. Il fatto che chiunque, tra i diciassette e i trentacinque anni, può essere soggetto (per usare l’espressione di Nim) al “ceppo della gestazione e del parto” implica che nessuno, qui, è completamente “legato” come le donne, altrove, possono esserlo… psicologicamente e fisicamente. Oneri e privilegi sono distribuiti con perfetta uguaglianza; tutti hanno gli stessi rischi da correre e le stesse scelte da fare. Di conseguenza, nessuno qui è completamente libero come un maschio libero in qualsiasi altra parte dello spazio. Riflettete: Un bambino non ha una relazione psico-sessuale con sua madre e suo padre. Non esiste il mito di Edipo, su Inverno. Riflettete: non esiste sesso senza consenso, non esiste violenza carnale. Come in quasi tutti i mammiferi, a parte l’uomo, il coito può avvenire solo per invito e consenso reciproco; altrimenti non è possibile. Riflettete: Non c’è divisione dell’umanità in due metà, una forte e una debole, protettivo/protetto, dominante/succube, padrone, strumento, attivo/passivo. In effetti, l’intera tendenza al dualismo che pervade il pensiero umano si può ritrovare diminuita, o cambiata, su Inverno. Ciò che segue deve entrare tra le mie direttive finali: Quando incontrate un getheniano non potete e non dovete fare ciò che un appartenente a una razza bisessuale compie naturalmente, e cioè porlo subito nel ruolo di Uomo o di Donna. Eppure non potete pensare a un getheniano come a un “neutro”. Non sono neutri. Sono potenziali e integrali. Un uomo vuole che la sua virilità sia considerata, una donna vuole che la sua femminilità sia apprezzata, per quanto possano essere indirette e sottili le indicazioni di considerazione e apprezzamento. Su Inverno queste considerazioni non potranno esistere. Qui si è rispettati e giudicati solo come esseri umani […]”.
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