Fausto Fabbris: Pro Sandrigo all’insegna della collaborazione
Fausto Fabbris, presidente della Pro Sandrigo si racconta: «La festa del bacalà non è mai stata pensata come una sagra, ma come un evento gastronomico legato alla storia dei popoli»
Collaborazione reciproca, lavorare insieme senza mettersi in concorrenza uno con l’altro, superare le rispettive chiusure.
Fausto Fabbris, nella sua decennale attività di presidente della Pro Sandrigo, cerca di portare avanti questo obiettivo come una delle cose principali a cui tendere.
La storia di questi dieci anni è strettamente intrecciata alla festa del bacalà, alla Norvegia e al naufragio del veneziano Pietro Querini a Røst.
«La festa del bacalà non è mai stata pensata come una sagra, ma come un evento gastronomico legato alla storia del bacalà e al gemellaggio con i norvegesi, occasione per noi di creare legami fra i popoli. Tutto quello che abbiamo fatto va in questa direzione: la costituzione della Confraternita, le giornate italo-norvegesi, i viaggi fatti ripercorrendo l’itinerario del Querini, il progetto Via Querinissima, che riguarda gli aspetti gastronomico, storico e turistico, per cui stiamo aspettando l’imprimatur dall’Unione Europea.
Il senso è quello di tracciare il viaggio di ritorno del Querini: un’idea ambiziosa, un sentimento allargato che, partendo dal piatto del baccalà, idealmente, unisce popoli attraverso un percorso fisico e storico che tocchi tutti i centri che documentano il suo passaggio: Norvegia, Svezia, Danimarca, Inghilterra, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Austria fino a Trento, Venezia e Sandrigo.
I norvegesi hanno curato il nobile dopo che, nel 1432 è naufragato a Røst, lui ha portato lo stoccafisso a Venezia facendolo conoscere e questo ha dato vita a scambi commerciali importanti: Røst vive grazie allo stoccafisso e il Veneto ne importa la maggior parte. In tutto questo si inserisce Sandrigo che ha saputo rivalutare un piatto povero trasformandolo in raffinata prelibatezza.
La festa del bacalà attualmente ha dimensioni importanti con 40.000 visitatori l’anno e 100 quintali circa di baccalà consumato. Attualmente stiamo definendo i particolari dei nuovi spazi in cui si farà la festa.
Dopo che è stata esclusa la piazza per motivi di sicurezza, si era pensato al parco Tremila, ma il proprietario del terreno circostante ha dichiarato la propria contrarietà, quindi si utilizzerà il campo sportivo Arena della parrocchia, con la quale stiamo valutando il da farsi.
Da anni le pro loco non vivono di contributi pubblici, perciò il ricavato della festa ci serve a mantenere gratuite le nostre attività: carnevale, disegni sull’asfalto, teatro in corte, premio letterario Benetazzo, premio Basilica Palladiana. Lo scopo principale è fare beneficenza. Collaboriamo con diverse associazioni del territorio che ci aiutano durante la festa e diamo loro parte dei proventi».
Fausto Fabbris ci offre anche la sua visione della società: «È difficile relazionarsi in maniera trasparente con le persone. La gente è fatta di tante sfaccettature che io magari non capisco, ma ho molta fiducia nel prossimo e credo che le persone siano fatte più di bene che di male. Per me è importante la chiarezza, la lealtà, dire quello che si pensa e si fa.
Faccio fatica a concepire persone troppo maliziose che cercano sempre il tornaconto economico, il potere. Oggi si vive molto più settariamente, l’egoismo è diventato il sentimento dominante, anche se la gente non se ne accorge.
Non so se sia nella natura delle persone essere così, che non ci si interessi di chi ti sta intorno. Il mondo, con tutti i mezzi che ci ha dato, dovrebbe essere aperto a 360 gradi, invece si è diventati ancora più involuti, chiusi in se stessi.
Credo che ne siamo responsabili tutti insieme: politica, religione, lavoro, è il frutto della nostra storia degli ultimi trent’anni. Io lego molto questo degrado al periodo berlusconiano.
Penso che la decadenza di tutti i partiti sia stata una cosa devastante da un punto di vista sociale. Abbiamo dissipato un patrimonio di vita sociale e di qualità dei rapporti.
Ognuno ha un suo credo politico, per cui la verità di fatto non esiste, c’è sempre l’altro con le sue ragioni e ti trovi a confrontarti con qualcosa che non ti appartiene, ma che è altrettanto valido per l’altro. Per cui siamo sempre in viaggio con la valigia pronta da rifare».
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