Giorgio Langella e l’Ucraina
Giorgio Langella e l’Ucraina, ecco a voi un’intervista sulla situazione ucraina, che lui conosce molto bene.
Gliel’avevo chiesta alcune settimane fa, soprattutto per me, per tentare di capire una situazione che davvero mi sfugge. Le risposte sono arrivate ieri sera e, quando ho guardato un po’ in rete, ho scoperto che il 24 agosto è l’anniversario dell’indipendenza dell’Ucraina (il 24° quest’anno). Data la complessità della vicenda ucraina, ho pensato di proporre una breve cronologia dei principali avvenimenti e qualche approfondimento.
Cronologia:
Novembre 2013: il presidente Viktor Yanukovich, salito al potere nel 2010, abbandona l’accordo commerciale con l’Ue, e cerca una più stretta cooperazione con la Russia, scatenando manifestazioni a Kiev. L’Ucraina ha dichiarato l’indipendenza dall’ex Unione Sovietica nel 1991, a seguito di un referendum nazionale.
Dicembre 2013: monta la protesta, 800.000 persone scendono in piazza a Kiev. Putin accorre in aiuto a Yanukovich, offrendo di comprare il debito dell’Ucraina e ridurre i prezzi dell’energia
Gennaio 2014: Gli scontri lasciano sul terreno diverse vittime. Alla fine del mese si dimette il primo ministro Mykola Azarov.
Febbraio 2014: Le proteste tornano a infiammare il paese a metà febbraio. Il 20 Kiev vive il suo giorno peggiore, in termini di violenza, dopo decenni. 88 persone rimangono uccise in 48 ore.
*Febbraio 2014”: Il 22 Yanukovich scompare. Riapparirà poi in televisione per denunciare il colpo di Stato. Il parlamento vota per spodestare il presidente e indice nuove elezioni per il 25 maggio.
Marzo 2014: Dopo che a fine febbraio miliziani filorussi hanno preso possesso di alcuni edifici chiave in Crimea, la regione vota in massa – viene dichiarato – a favore del ricongiungimento con la Russia. Ma l’Occidente non riconosce il voto, che considera una farsa.
Il 18 il presidente russo Vladimir Putin firma un disegno di legge che punta ad annettere la Crimea alla Federazione Russa.
Marzo 2014: l’annessione della Crimea spinge Stati Uniti e Unione Europea a imporre sanzioni chiudendo le frontiere a una lista di persone giudicate colpevoli di aver minato l’unità territoriale del paese, ma le proteste filorusse proseguono in altre aree dell’Ucraina orientale.
Maggio 2014: L’11 maggio i separatisti filorussi a Donetsk e Luhansk dichiarano l’indipendenza in seguito a referendum non riconosciuti dalla comunità internazionale.
Successivamente l’Ue firma un accordo di associazione commerciale e politico con l’Ucraina
Luglio 2014: il volo della Malaysia Airlines MH17 viene abbattuto in Ucraina orientale. Tutte le 298 persone a bordo rimangono uccise. L’Occidente accusa i ribelli filorussi, che negano il proprio coinvolgimento.
Settembre 2014: il 5 l’Ucraina e i ribelli filorussi firmano un cessate il fuoco a Minsk, ma attacchi sporadici continueranno a prodursi nei mesi successivi.
Il mese dopo i partiti filo-occidentali vincono le elezioni parlamentari in Ucraina
Dicembre 2014: Il rublo perde quasi la metà del suo valore, principalmente a causa del calo dei prezzi del petrolio, ma in parte anche in seguito alle sanzioni dell’Occidente contro l’Ucraina.
Febbraio 2015: Nuovi colloqui di pace. Ma anche nuove sanzioni imposte a cittadini russi.
12 Febbraio 2015: I leader di Francia, Germania e Russia raggiungono a Minsk un accordo a Kiev per l’inizio del cessate il fuoco in Ucraina.
19 Febbraio 2015: Viene violato il cessate il fuoco. Le forze di Kiev perdono la città di Debaltseve.
23 maggio 2015: Omicidio di Aleksey Borisovich Mozgovoy, comandante del battaglione separatista dell’Ucraina orientale «Prizrak» (Fantasma).
25 maggio 2015: Si intensificano i bombardamenti nel Donbass
Ed ecco l’intervista Giorgio Langella e l’Ucraina: buona lettura e grazie della disponibilità all’amico Giorgio!
- Ci racconti qualcosa di te?
Ho sessant’anni, sposato, ho due figlie. Sono comunista e, da oltre, 43 anni faccio politica (si usa dire così), sono, cioè, un militante di partito. Lo sono diventato non per “tradizione familiare” ma per maturazione (anche questa familiare). Penso che questa maturazione, che ha investito quasi contemporaneamente tutta la mia famiglia, sia avvenuta durante una permanenza di qualche anno in Perù dove mio padre era stato trasferito per lavoro nel 1967. In quel paese abbiamo visto e vissuto enormi contraddizioni e abbiamo potuto toccare con mano e, direi, respirare cosa significasse l’imperialismo statunitense. Quell’arroganza di considerare le nazioni dell’America latina, che avrebbero potuto essere libere e ricche, dei protettorati e i loro popoli dei sudditi… Là ho capito che la massima libertà dei popoli oppressi è, soprattutto, non morire di fame ed avere un’istruzione sufficiente per avere strumenti che permettessero loro di comprendere la realtà. Diciamo anche che in quegli anni (nell’ottobre del 1968) ci fu in Perù un colpo di stato fatto da generali progressisti. Il generale Velasco Alvarado, presidente della giunta rivoluzionaria, fu un antesignano di quello che sarebbe successo in Sudamerica a fine ‘900 e in questo secolo con l’avvento di Chavez, Morales, Correa ecc.
-
Tu hai molto a cuore le sorti dell’Ucraina. Si tratta di una vicenda complessa e sfaccettata, di difficile comprensione e sulla quale si sentono pareri discordanti. È difficile capire da che parte sta la verità: da un lato abbiamo l’Ucraina, dove si dice comandino truppe naziste; dall’altra la Russia di Putin che non è proprio un santo… Ci puoi raccontare quello che è successo e darci la tua chiave di lettura dei fatti?
Per quanto riguarda l’Ucraina presto molta attenzione a quello che sta succedendo in quel paese che è nel cuore dell’Europa. Diciamo che sono molto preoccupato dagli eventi e dal silenzio che avvolge la situazione che si è venuta a creare con la “rivolta di Majdan” che considero un vero e proprio colpo di stato. La preoccupazione nasce dall’atteggiamento che ha tenuto e da come si sta comportando oggi il cosiddetto “mondo occidentale”. Al solito, secondo la mia formazione, non posso restare neutrale e ho scelto di essere dalla parte delle popolazioni del Donbass e delle repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, che non hanno accettato il “nuovo corso” del governo (ripeto, golpista) di Kiev del quale fanno parte organizzazioni dichiaratamente nazifasciste che si richiamano a quel Bandera che nella seconda guerra mondiale combatteva a fianco dei nazisti tedeschi e dei fascisti italiani. Potrebbe sembrare illogico che l’Europa e gli Stati Uniti, invece, appoggino un governo che non esita ad approvare leggi liberticide e a mandare l’esercito a bombardare le popolazioni del Donbass provocando migliaia di vittime. Ma così non è. L’interesse di Nato, USA e UE è quello di conquistare un territorio strategicamente importante e costruire basi di guerra rivolte verso est, verso quella Russia che dà “molto fastidio” e verso una Cina sempre più forte. Un’azione tutt’altro che difensiva, necessaria per decretare la supremazia occidentale ai “confini dell’impero” e utile a scatenare in un futuro che potrebbe essere molto prossimo guerre per consolidare tale predominio. Altrettanto illogico dovrebbe essere il silenzio della “grande informazione” italiana e occidentale che nasconde le notizie provenienti dall’est dell’Ucraina, quando non le stravolge. Ma l’informazione ormai non è più libera né indipendente. Emblematica fu come venne riportata la notizia del massacro di Odessa del 2 maggio del 2014. Ricordo che i giornali italiani riportarono quello che successe in maniera ambigua. Si addossava la colpa ai “filorussi” o, al massimo, si restava nel vago. Ebbene, a Odessa, il 2 maggio 2014 (è bene ricordare questa data), un’orda di nazisti con il beneplacito del governo fantoccio che si era insediato a Kiev, uccise decine di “filorussi” nel palazzo dei sindacati che vennero massacrati ad uno ad uno. Fu un vero e proprio pogrom degno di quelli fatti dai nazisti che precedettero la seconda guerra mondiale.
Ritengo che da quel giorno sia impossibile non essere di parte e che la scelta possa essere solo una: schierarsi dalla parte di chi si oppone al governo di Kiev. Certamente questo significa essere dalla parte di Putin che è quello che è, ma che in questa occasione si è dimostrato uno statista equilibrato, molto migliore di quelli “nostrani” che, in politica estera, hanno creato disastri. Basta pensare a cosa sta succedendo in medio oriente per rendersene conto. O alle sanzioni imposte contro la Russia che si stanno ritorcendo contro la nostra economia.
Dopo Odessa, i bombardamenti contro la popolazione civile del Donbass da parte di un esercito formato anche da battaglioni che si fregiano di svastiche e altri simboli nazisti, hanno ulteriormente dimostrato la vera natura del governo di Kiev. Un governo che annovera ministri stranieri e questa, mi sembra, un’altra “anomalia” e la dimostrazione di un potere eterodiretto da chi ha finanziato il golpe di piazza Majdan e cioè USA, NATO, UE. Ritengo che, sull’Ucraina, sia compito di ognuno fare il possibile almeno per far conoscere cosa si sta consumando nel centro d’Europa.
-
Qual è il ruolo dell’Unione Europea e degli Usa in tutto questo?
Il ruolo di USA, UE e NATO in questa crisi è stato di fomentare e finanziare la crescita della reazione nazifascista in Ucraina. La presenza in Ucraina di centinaia di soldati statunitensi partiti proprio da Vicenza e le continue manovre militari della NATO (alle quali ha partecipato anche l’Italia) ai confini della Russia dimostrano il coinvolgimento delle “democrazie occidentali” in una situazione di oppressione e di barbarie scatenata nelle regioni orientali dell’Ucraina. Definire “terrorista” chi combatte per le repubbliche popolari di Doneck e Lugansk è una menzogna propagandistica. I veri terroristi sono quelli che appoggiano il governo fantoccio e golpista di Kiev.
-
Cosa ritieni si dovrebbe fare per questi due paesi dove, probabilmente, entrambi i popoli sono vittime delle scelte dei rispettivi governi?
Penso che si debbano riconoscere gli errori commessi, togliere appoggio e finanziamenti al governo di Kiev, dare massima autonomia alle regioni del Donbass, togliere le sanzioni alla Russia. Il governo italiano, se non fosse così prono alla volontà del più forte, dovrebbe compiere un atto di rottura e cancellarle unilateralmente. Ma, soprattutto, informare l’opinione pubblica di cosa sta succedendo in Ucraina. Questo è un compito che investe ognuno di noi. Un’ultima cosa, ritengo che sarebbe un fatto importante se l’ANPI rilasciasse ai partigiani combattenti delle repubbliche popolari di Doneck e Lugansk una tessera onoraria. Sarebbe un atto simbolico di forte impatto e, soprattutto, un riconoscimento che la Resistenza non è finita ma deve continuare in Europa e in ogni posto dove c’è bisogno di contrastare la recrudescenza del nazifascismo.
La vita nel sottosuolo di Pervomaysk, Lavoro a cura di Vittorio Nicola Rangeloni per LNR Today pubblicato il 17.08.2015.
-
Non possiamo non accennare alla situazione greca e a quella italiana attuale. Che idea ti sei fatto?
Per quanto riguarda la situazione greca sarebbe bene ascoltare alcune semplici frasi di Gisy, parlamentare tedesco Die Linke per capire come la Grecia sia ormai diventata una colonia, un protettorato interno all’Europa. Un’Europa che umilia la sovranità dei popoli e delle nazioni che la compongono è un’Europa che non serve e non esiste. È qualcosa di diametralmente opposto all’ideale di Europa di Altiero Spinelli o di altri grandi politici del secolo scorso. Qualcosa di inaccettabile. Per quanto riguarda la situazione italiana mi sembra sia un disastro. Al di là della propaganda e di qualche “cinguettìo”, l’azione del governo (che considero un governo liberista e, quindi, sostanzialmente di destra) e volta a favorire il grande capitale, a togliere diritti conquistati con decenni di lotte durissime, a regalare sempre maggiori privilegi e ricchezze a chi è già privilegiato e ricco. Diciamo che il governo di Renzi è una specie di consiglio di amministrazione aziendale diretto da un potere economico e finanziario reazionario. Le cosiddette riforme istituzionali, poi, sono la dimostrazione di come il governo voglia trasformare la nostra democrazia (distruggendo la Costituzione, bellissima, del ’48) in una oligarchia nella quale pochi comandano su una popolazione esausta e rassegnata. Non c’è nulla di “sinistra” in questa trasformazione che è tutta di “destra”.
-
C’è qualcos’altro che vorresti raccontarci?
Aggiungo solo una citazione. Palmiro Togliatti nel 1963, durante una Tribuna elettorale, disse:
“Vogliamo una società nuova fondata sulla fine dello sfruttamento, sulla solidarietà e fraternità di tutti gli uomini, sulla loro uguaglianza sociale, sull’accesso di tutti al benessere, alla cultura, alla gestione economica e politica del potere e sulla pace. Per questo lavoriamo e combattiamo. Ed oggi, per la nostra Patria, quello che vogliamo è una svolta a sinistra per un’avanzata democratica, secondo le linee previste dalla nostra Costituzione. Secondo i principi che essa sancisce e che aprono al popolo italiano la speranza, ove siano applicati, di un luminoso avvenire di progresso, di libertà, di felicità”.
Ecco, lottare per un futuro di pace, dove sia bandita qualsiasi forma di sfruttamento e dove donne e uomini siano uguali, libere e felici … è qualcosa per cui vale la pena vivere. Mi sembra ci sia poco altro da aggiungere.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!