Giornata internazionale della pace 2016
Questa mattina la mia bacheca Facebook mi ha annunciato che oggi è la Giornata internazionale della Pace. Mi ha anche consigliato di utilizzare il cuoricino al posto del tradizionale Mi piace.
Così ho deciso di informarmi, anche perché volevo già scrivere un articolo sui costi delle guerre.
La Giornata internazionale della Pace si celebra il 21 settembre di ogni anno. È stata istituita il 30 novembre 1981 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il tema della Giornata del 2016 è: “Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile: costruire strade di pace”.
Le associazioni, le istituzioni scolastiche e non, organizzano eventi, dibattiti e altro. Il segretario generale dell’Onu, nel discorso scritto per l’occasione, fra l’altro ha dichiarato:
La Giornata vuole anche essere un’occasione per proclamare il cessate il fuoco nel mondo intero per un giorno: ventiquattro ore di tregua dalla paura e dall’incertezza che affliggono così tante regioni del pianeta.
Oggi, quindi, invito tutti i paesi e tutti i combattenti a rispettare la cessazione delle ostilità e chiedo che alle 12, ora locale, si osservi un minuto di silenzio.
Confesso che mi sembra una presa in giro: un minuto di silenzio? Cessate il fuoco di 24 ore?
E la stampa ci racconta del bombardamento di un ospedale in Siria, di una tregua scaduta, di una guerra che continua, insieme a tutte le altre.
Tutto questo mentre il Fondo Monetario Internazionale di Cristine Lagarde, presenta un report sulle ripercussioni negative della guerra nell’economia dei Paesi colpiti. Ripeto, il Fondo Monetario Internazionale, non un gruppo di pacifisti.
Le cose che scrive il report sono piuttosto ovvie:
- crollo del prodotto interno lordo,
- crollo del lavoro,
- aumento dell’inflazione,
- diminuzione della sicurezza,
- peggioramento della coesione sociale.
A questo si deve aggiungere la fuga dei civili verso altri Paesi più sicuri. E questo già si sapeva, che cioè la vendita di armi e le conseguenti guerre producono profughi, oltre che morti, feriti e devastazioni.
Quindi la domanda finale è questa: perché, sapendo tutto questo, non si smette di produrre armi e si investe nella pace, anziché fornire sussidi per la ricerca legata agli armamenti utilizzando denaro pubblico europeo?
Come se ciò non bastasse, guardando il sito dedicato alla giornata ho trovato un interessante shop, dove ogni pacifista può acquistare gadget, magliette, penne e chissà che altro, inneggiante alla Pace, ovviamente!
Venghino siori pacifisti, venghino!
Lo shop è servito perché siamo tutti consumatori, tutto è in vendita e la pace, con le giornate ad essa dedicate, non è esclusa, ma fa parte a pieno titolo del mercato.
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