Giornata del Rifugiato 2014
Rifugiati: non sono altro da noi
Nessuno di voi, probabilmente, sa che cosa significhi essere un rifugiato. Meglio così. Chi vorrebbe sapere cosa significa dover lasciare casa propria una notte, senza prendere nulla, per aver parlato con la persona sbagliata? E non tornare più indietro. Non avere un numero di telefono su cui chiamare tuo figlio.
Chi vorrebbe sapere quanto può far male una goccia d’acqua, che cade continuamente sulla tua schiena, per ore, giorni, mentre tu vieni tenuto sveglio con musiche assordanti, ripetute per uccidere il tuo desiderio di cambiare? O ancora cosa significa perdere tuo padre per una bomba lanciata a caso, lasciare tua sorella agonizzante nel mezzo di un deserto, perdere la salute in una prigione lontana da tutti, maledire l’acqua dopo un viaggio alla deriva nel mare? E il tutto in una sola vita, in pochi anni sparsi nel mezzo della giovinezza, di quando noi celebriamo le estati, passiamo i pomeriggi a studiare, a sognare di diventare grandi, di viaggiare.
Nessuno di noi vuole saperlo veramente, perché saperlo significa provare a sentirlo. Preferiamo difenderci dietro lo schermo della compassione, dietro alla paura o, perché no, dietro all’ammirazione. Emozioni e sentimenti che allontanano. Che, soprattutto, non cambiano le cose. O meglio che possono farlo solo mettendo in moto altro: creatività, determinazione, responsabilità. Per questo oggi dobbiamo parlare in modo diverso di rifugiati, di migrazioni in generale…
http://www.unimondo.org/Notizie/Rifugiati-non-sono-altro-da-noi-146397
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