Guarda i muscoli del Capitano
Guarda i muscoli del capitano… Così inizia la canzone tratta dall’album “Titanic” di Francesco De Gregori. Questo è un capitano che va avanti per la sua strada, sicuro di sé e incurante della “dama bianca” che incombe. Mi ricorda stranamente qualcuno… E a voi?
Grazie all’amico Beniamino Sidoti e alle sue Strategie per contrastare l’odio (di cui scriverò prossimamente) per avermi fatto scoprire questo testo.
Guarda i muscoli del capitano,
tutti di plastica e di metano.
Guardalo nella notte che viene,
quanto sangue ha nelle vene.
Il capitano non tiene mai paura,
dritto sul cassero,
fuma la pipa, in questa alba fresca e scura
che rassomiglia un po’ alla vita.
E poi il capitano, se vuole,
si leva l’ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde
e chiama forte quando vuole qualcosa,
c’è sempre uno che gli risponde.
Ma capitano non te lo volevo dire,
ma c’è in mezzo al mare una donna bianca,
così enorme, alla luce delle stelle,
che di guardarla uno non si stanca.
Questa nave fa duemila nodi,
in mezzo ai ghiacci tropicali,
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali.
La nave è fulmine,
torpedine, miccia,
scintillante bellezza,
fosforo e fantasia,
molecole d’acciaio,
pistone, rabbia,
guerra lampo e poesia.
In questa notte elettrica e veloce,
in questa croce di Novecento,
il futuro è una palla di cannone accesa
e noi la stiamo quasi raggiungendo.
E il capitano disse al mozzo di bordo
“Giovanotto, io non vedo niente.
C’è solo un po’ di nebbia
che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente”.
(Francesco De Gregori, I muscoli del capitano, Titanic, 1982)
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