Continuiamo ad analizzare le parole chiave che gli aspiranti scrittori dovrebbero tenere sempre a mente. Sono parole che stanno bene insieme, completandosi l’una con l’altra.
Dopo aver parlato di disciplina e di perseveranza, oggi è il turno di: fiducia, coraggio, umiltà, ascolto.
Fiducia. Importante, per la persona che decide di lasciarsi abitare dalla scrittura, è avere una fiducia profonda in se stessa e nella propria voce interiore più autentica, quella che si sente arrivare direttamente dal profondo e che si riconosce come parte di sé e della propria anima. La fiducia però dev’essere intesa a doppio senso e quindi anche fiducia negli altri e nei loro consigli; si tratta di due facce della stessa medaglia: nel momento in cui lo scrittore si fida di sé e della propria voce, sa che può fidarsi anche degli altri perché i loro giudizi, magari non entusiastici, sono legati soltanto al desiderio di aiutarlo a migliorare se stesso e non alla volontà di schernirlo o prendersi gioco di lui. Importante è anche ricordare che una critica rivolta al nostro testo, non è una critica rivolta a noi. Per fidarsi si ha bisogno di un’altra parole e cioè
Umiltà. Parola fuori moda al giorno d’oggi. È la disponibilità ad accettare il giudizio critico di chi ne sa più di noi. Se da un lato, infatti, c’è il rischio di non fidarsi abbastanza delle proprie capacità, dall’altro c’è il rischio opposto di ritenere il proprio lavoro l’unico, il più bello, degno solo di riconoscimenti e onori; rischio di sentirsi lo scrittore migliore, che ha faticato e sudato tanto per le pagine che un altro, con tanta leggerezza, sta ora valutando. Ma non sempre siamo i migliori giudici del nostro lavoro, proprio perché ne siamo completamente coinvolti.
Ascolto. Scrivere è al novanta per cento ascoltare, affermano alcuni grandi scrittori. Ascoltare che cosa? La nostra anima, gli altri… Ascoltare il mondo dentro e fuori di noi. Uno scrittore non vive in una bolla, estraniato dal mondo, chiuso in una torre d’avorio tutto solo; egli vive a contatto con gli altri e, se vuole raccontare, deve saper ascoltare; le voci, i rumori, i sospiri della terra, dell’ambiente, delle cose. Cos’ha da dirci quel sasso sporco su cui ci capita di inciampare? E la foglia che lentamente si stacca dall’albero? E la struggente malinconia che, senza motivo apparente, a volte ci assale? Ascoltiamo i messaggi del mondo, sia quello esteriore, sia quello interiore. Ci forniranno materiale per la nostra scrittura, ci aiuteranno ad affinare le nostre capacità narrative ma, sopratutto, ci permetteranno di crescere come persone, diventando più saggi e maturi – al di là dell’età anagrafica. Quindi ascolto a tutti i livelli.
Coraggio: Lo ha scritto anche
Stephen King nella sua autobiografia di scrittore “
On writing“. “
…Se avrete abbastanza coraggio, scriverete“. Lui, che è andato avanti anni infilando in un chiodo appeso in camera le lettere di rifiuto che riceveva dagli editori; lui, che non ha mai smesso un giorno di scrivere. Anche quando era completamente “fatto” ed ubriaco. Questo è un tratto che accomuna moltissimi autori,
scrivere sempre.
Anche
Virginia Woolf ne ha scritto nel suo “
Gita al faro“, raccontando la paura della pittrice Lily di far vedere il proprio quadro:
[…] “Lily, riscuotendosi, vide quello ch’egli faceva, e sobbalzò come un cane che scorga una mano alzata a colpirlo. Fu tentata di tirar giù dal cavalletto il suo quadro; ma disse fra sé: “Bisogna”. Fece appello a tutto il proprio coraggio per sopportare la terribile prova di lasciar guardare il suo quadro. “Bisogna” diceva; “Bisogna”.
Tuttavia, permettere ad occhi altrui di vedere il detrito dei suoi trentatré anni, il deposito della sua vita quotidiana, misto a qualcosa di più intimo che non quanto ella avesse mai detto o manifestato nel corso di tutti i suoi giorni, era per lei un tormento. Allo stesso tempo ciò la esilarava“. […]
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