Guterres e la strage di Lampedusa

Guterres

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati sconvolto dall’ultimo tragico naufragio nel Mediterraneo. Di Fulvio Vassallo Paleologo

Guterres e la strage di Lampedusa

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres si è dichiarato sconvolto per la nuova tragedia che ha coinvolto una barca nel Mediterraneo ed è costata la vita ad almeno 26 persone, per lo più donne e bambini.

Guterres ha elogiato l’azione di soccorso congiunta condotta dalla Guardia Costiera Maltese e dalla Marina Italiana, che ha consentito di trarre in salvo rispettivamente 147 e 56 persone. Tuttavia, secondo i superstiti, a bordo della nave si sarebbero trovati circa 400 cittadini siriani e palestinesi, molti dei quali mancherebbero tuttora all’appello e che si teme siano annegati. Il salvataggio ha avuto luogo 60 miglia a sud est di Lampedusa, in acque maltesi.

“Si tratta della terza tragedia nel Mediterraneo nelle ultime due settimane”, ha dichiarato Guterres. “È vergognoso assistere ai confini dell’Europa al naufragio di centinaia di inconsapevoli migranti e rifugiati”.

L’Alto Commissario ha espresso particolare preoccupazione per la sorte dei siriani in fuga da un terribile conflitto e che ricorrono a questa tratta pericolosa e annegano nel tentativo di cercare protezione in Europa. “C’è qualcosa di profondamente disumano in un mondo in cui i cittadini siriani sono costretti a rischiare la vita mettendosi nelle mani di trafficanti senza scrupoli nel tentativo di trovare protezione in Europa. Sono fuggiti da proiettili e bombe solo per morire prima ancora di poter chiedere asilo”, ha dichiarato.

Guterres ha anche espresso preoccupazione dopo aver appreso dalle testimonianze dei sopravvissuti che sono stati colpiti da proiettili poco dopo essere partiti da Zwara, in Libia, e che tre passeggeri sono stati feriti. L’Alto Commissario auspica che questo incidente possa essere chiarito e che i responsabili vengano assicurati alla giustizia.

La notte scorsa altre due imbarcazioni, con a bordo rispettivamente 183 e 83 passeggeri, sono state soccorse al largo di Lampedusa. Attualmente 785 persone sono ospitate nell’isola, tra cui i 156 sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre. Finora sono stati recuperati 359 corpi di persone decedute in quel naufragio.

L’UNCHR chiede che vengano prese alcune misure urgenti per prevenire ulteriori tragedie e per migliorare la condivisione degli oneri tra stati:

1. È necessario che venga migliorata la capacità di ricerca e soccorso in mare nel Mediterraneo, al fine di identificare le barche in difficoltà, in particolare quelle che trasportano rifugiati e migranti.

2. I comandanti di navi impegnate in operazioni di ricerca e soccorso non dovrebbero essere accusati di favorire l’ingresso irregolare delle persone soccorse o essere sottoposti ad accuse penali.

3. Vanno creati meccanismi efficaci e prevedibili per l’individuazione di luoghi sicuri per lo sbarco dei rifugiati e dei migranti soccorsi.

4. È opportuno potenziare le strutture di accoglienza a Malta e a Lampedusa e creare strutture aggiuntive, che prevedano l’accesso all’assistenza e alle cure.

5. Si deve provvedere all’istituzione di meccanismi di profiling e invio, compreso l’accesso a procedure di asilo eque ed efficaci per persone bisognose di protezione internazionale, fondate sulla comprensione che lo sbarco non implica necessariamente la responsabilità esclusiva per la presa in carico e l’individuazione di soluzioni da parte dello Stato in cui sono sbarcate le persone soccorse in mare.

6. Le persone a cui viene riconosciuta la protezione internazionale dovrebbero avere accesso a una soluzione duratura, che può comprendere meccanismi per una distribuzione/ delocalizzazione equa di coloro che vengono riconosciuti come rifugiati o beneficiari di protezione sussidiaria all’interno dell’Unione Europea o il trasferimento in un centro di transito per l’espatrio (Evacuation Transit Centre) sulla base di modelli esistenti, dal quale potrebbe esser possibile realizzare progetti di reinsediamento sia in paesi europei che in paesi non europei.

7. La raccolta, l’analisi e la condivisione dei dati sui movimenti via mare nella regione del Mediterraneo, volte ad accrescere la conoscenza dei percorsi, delle motivazioni e dei profili di coloro che arrivano, possono costituire la base per giungere a decisioni e risposte condivise.

8. È necessario che vengano ulteriormente sviluppate le capacità anche istituzionali dei paesi di transito, compresi gli sforzi di coordinamento per identificare e perseguire le persone coinvolte nel traffico e la tratta degli esseri umani.

9. Vanno rafforzate le strategie di protezione nei paesi di primo asilo attraversati dai soggetti che si imbarcano. Tra queste si possono annoverare il supporto all’integrazione locale attraverso l’istruzione formale, la formazione professionale ed altre forme di sostegno. Dovrebbe includere anche il potenziamento degli sforzi per il reinsediamento in paesi terzi, l’accesso facilitato alle opzioni di ricongiungimento familiare e altri meccanismi di ingresso legati alla protezione.

10. È opportuno incrementare i programmi di informazione sui media locali e lungo le vie di transito, tra cui i punti di ingresso, allo scopo di informare tutti coloro che sono potenzialmente coinvolti dei rischi connessi a ulteriori spostamenti.

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