Tutta la verità su Hotel Canova, Cooperativa Con Te e richiedenti asilo

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Chiusura Hotel Il Canova, cooperativa Con Te

Vi racconto la mia visita di lunedì 16 ottobre all’hotel Canova, ai richiedenti protezione internazionale e all’equipe della Cooperativa Con Te.

Ho avuto un primo contatto con un operatore legale della Cooperativa Con Te a seguito dell’ordinanza sindacale che ha vietato l’utilizzo del campetto di Via Jacopo da Ponte. Sono stata invitata a visitare la struttura e a conoscere operatori ed ospiti; ho deciso così coraggiosamente di avventurarmi nell’antro dell’Hotel per svelarvene tutti i segreti.

Come lavora la Cooperativa Con Te

La Cooperativa Con Te ha in carico la gestione di molti luoghi (sia hotel che appartamenti) dedicati sia alla prima, sia alla seconda accoglienza di chi, al suo arrivo in Italia, necessita di ospitalità.

L’Hotel Il Canova è una prima accoglienza dove le persone stanno una media di 5 mesi (in generale da tre a otto mesi, in base alla disponibilità di appartamenti), il tempo necessario per acquisire un minimo di conoscenza della lingua e della cultura italiana e per trovare loro il giusto collocamento. In seguito, i richiedenti asilo sono inseriti nelle strutture di seconda accoglienza (generalmente appartamenti), dove imparano ad essere indipendenti e ad autogestirsi. Se arrivano donne e minori sono subito spostati in strutture protette e idonee ad accoglierli, come pure nel caso di persone fragili o situazioni particolari.

Quando arriva, il profugo diventa richiedente protezione internazionale e presenta, su apposito modulo, richiesta di asilo. Dopo un certo tempo riceve un primo permesso di soggiorno provvisorio per “richiesta di asilo” valido sei mesi. Dopo due mesi, inoltre, può iniziare a lavorare.

L’accoglienza riservatami dagli operatori

Ebbene, non ci crederete, ma l’antro dell’Hotel in realtà è la stanza in cui l’equipe degli operatori lavora e coordina le attività (si tratta, fra l’altro, di simpaticissimi ragazzi giovani, preparati, pieni di buona volontà e passione per il loro lavoro). Ho conosciuto 8 operatori che si occupano di:

  • progettazione e affiancamento dei ragazzi somali ed arabi
  • aiuto nella stesura del curriculum e ricerca attiva di lavoro
  • insegnamento della lingua italiana
  • affiancamento nella preparazione al colloquio con la commissione territoriale asilo di Vicenza
  • supervisione e coordinamento della struttura – che può ospitare fino a un massimo di 100 persone
  • presenza notturna e reperibilità 24 ore su 24.

Cominciamo quindi a sfatare alcune leggende metropolitane che da troppo tempo si sentono a Sandrigo

i ragazzi del Canova sono seguiti in modo egregio e professionale da persone preparate e competenti.

Abbiamo fatto il giro dell’hotel che, vi assicuro, non è più un 4 stelle da un pezzo! In molti punti il soffitto gocciola e si deve ricorrere a secchi o stracci; in altre parti, i soffitti sono ridotti in uno stato pietoso. Ho potuto vedere la stanza riservata alla scuola d’italiano. I ragazzi sono divisi per livello di conoscenza della lingua: nessuna conoscenza, scarsa conoscenza, buona conoscenza; nell’arco della giornata, ogni gruppo partecipa ad una lezione adatta al proprio livello. Quel giorno alcuni studenti, divisi in sottogruppi di 3, stavano facendo un test, tutti molto seri ed impegnati a scrivere.

Ho visto poi il locale ex lap dance (alzi la mano chi ricordava che al Canova c’era un locale a luci rosse), trasformato in sala per lo svago, con un calcio balilla e un ping pong, cinema e musica per avere uno spazio di aggregazione. Fino a qualche tempo fa, uno degli ospiti, che ora è in appartamento, gestiva un cineforum domenicale; gli operatori si stanno attivando per ricominciare.

Ho visitato anche lo spazio mensa e cucina, dove un richiedente asilo stava facendo le pulizie, e due stanze particolari:

  • quella attrezzata ad infermeria, riservata ad un medico, il Dottor Carlino Dagli Orti, che effettua le visite in caso di bisogno, in particolare ai nuovi arrivati;
  • quella in cui ai ragazzi viene spiegato cos’è la commissione asilo, cosa andranno a fare là, cosa chiederanno loro, e così via.

Momenti delicati come le visite mediche e la preparazione al colloquio con la commissione, necessitano di uno spazio adeguato e protetto in cui avere la giusta attenzione e riservatezza. Quello che ho respirato, è stata la cura particolare nel creare questo spazio perché gli ospiti si sentano liberi di esprimersi, sapendo che non ci saranno interruzioni e che chi li ascolta è una persona competente e di fiducia.

Fra le attività che la cooperativa propone, ci sono anche un laboratorio artigianale di lavoro del cuoio e momenti riservati alla spiegazione della nostra cultura e tradizione: cose che per noi sono scontate, ma che, nei loro Paesi, si fanno in modo diverso e, se non chiarite, potrebbero dar luogo a fraintendimenti.

I 3 mediatori culturali con presenza notturna e reperibilità 24 ore su 24, erano titolari di protezione internazionale ed ora sono stati assunti dalla cooperativa Con Te. Dato che conoscono i dialetti dei Paesi di provenienza dei profughi, operano con i nuovi arrivati accogliendoli e spiegando loro il funzionamento della struttura.

Un’altra cosa davvero molto bella che hanno iniziato a fare è la modifica del menu che adesso, grazie al lavoro in sinergia con l’altra cooperativa e l’affiancamento dei richiedenti asilo, è per il 90% africano e per il 10% italiano (perché comunque siamo in Italia). Ci sono anche ragazzi Pakistani, Bengalesi, Siriani e di altri paesi; per quanto possibile, si cerca di proporre anche il loro cibo tradizionale. Questo diventa un altro momento di arricchimento reciproco e di condivisione: cos’altro, infatti, più del pranzare insieme, unisce le persone?

Ci sono poi centinaia di altre piccole attività quotidiane a cui spesso non si pensa: dai piccoli problemi di salute, alla gestione e accettazione di situazioni più problematiche; piccoli suggerimenti sul comportamento, sul nostro modo di vivere, fino alle chiacchierate giornaliere, essenziali per conoscere ciascun ragazzo e capirne la vita, le esigenze e le potenzialità da incentivare.

Alcune considerazioni finali

Quello che ho visto mi ha mostrato una realtà completamente diversa dal racconto che le persone del paese, l’amministrazione comunale ed i media fanno della situazione in hotel e della gestione dell’accoglienza. La cooperativa Con Te, investe quello che riceve dalla prefettura per i ragazzi, e non per fare business. Questa, oltretutto, è un’occasione di lavoro per molti, italiani e non che, grazie a questa opportunità, possono lavorare in Italia evitando, magari, di diventare “cervelli in fuga” (vedi il rapporto presentato martedì dalla Fondazione Migrantes, che vede il vicentino come prima provincia veneta di expat e il Veneto come seconda regione italiana). Quindi, smettiamola per favore di parlare di business delle cooperative per partito preso.

Chiaramente questo non è un mondo paradisiaco e immune a momenti di tensione e difficoltà. D’altro canto la convivenza fra un centinaio di persone di 13 nazionalità diverse, è giocoforza complessa e di difficile gestione. Ma non possiamo stupircene: quanto spesso capita anche a noi di entrare in conflitto con i vicini di casa per inezie? Quello che gli operatori fanno in questi casi è stemperare gli animi, spiegare le regole e attivare delle sanzioni, (posticipare il pagamento del pocket money, per esempio), che servono da deterrente.

Gli operatori della Con Te, accoglieranno con piacere chiunque voglia andare a passare un po’ di tempo con loro.

Personalmente, ritengo che ci si debba recare in un centro come questo con la giusta predisposizione, consapevoli che non è una gita e che, chi si trova lì come ospite, ha alle spalle una storia quasi sempre dolorosa e difficile. È anche per rispetto nei confronti dei richiedenti protezione internazionale, che non è possibile fare fotografie.

Sarebbe bello, in futuro, organizzare un incontro aperto a tutti, in cui conoscere il funzionamento dell’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e la sua gestione da parte della Cooperativa Con Te. Per quanto mi riguarda, prenoto subito un posto in prima fila.

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