Noi, i cellulari e la guerra in Congo

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Noi, i cellulari e la guerra in Congo

Ricordate l’effetto farfalla? Un messaggio arrivatomi oggi mi ha ricordato un altro tema che volevo affrontare da tempo: il nostro legame con il Congo-Kinsasha (dal nome della sua capitale), ex Congo Belga o ex Zaire.

Qui sotto c’è uno dei maggiori oggetti di desiderio per un italiano: un cellulare. Secondo le statistiche siamo il secondo paese al mondo per possesso di telefonini, con una media di 1,22 telefoni per persona. Siamo secondi soltanto ad Hong- Kong.

E in Congo c’è un preziosissimo minerale, il coltan, indispensabile nella costruzione dei nostri amati cellulari. Ma non solo, il coltan è utilizzato per PC, tablet, smartphone, missili, pannelli fotovoltaici (!), TV al plasma, armamenti di vario tipo e, più in generale, tutti quei prodotti altamente tecnologici che richiedono la massima velocità per funzionare e la non ossidazione nei loro componenti. Ecco, queste sono le principali caratteristiche del coltan, quelle che lo rendono così pregiato e ricercato.

Sia chiaro, in Congo non mancano altre risorse minerali preziosissime, quali oro, argento e diamanti, ma questo, lungi dall’essere un aiuto allo sviluppo del Paese non ha fatto altro che aggravare la situazione.Noi, i cellulari e guerra in Congo

In questi anni il Congo è stato teatro di una sanguinosissima guerra, finanziata dalle multinazionali interessate all’acquisizione dei preziosi minerali del suo sottosuolo. E a dirlo sono le organizzazioni internazionali, ONU in testa; nell’ottobre 2002, in un suo rapporto, l’organizzazione muove una gravissima accusa alle compagnie che stanno sfruttando le risorse naturali del Congo, le accusa, cioè, di essere indirettamente i finanziatori della guerra civile in atto.  Alcuni degli attori coinvolti sono: Aei – Usa; Nokia – Italia; Ericsson – Svezia; Sony; Sabena – Belgio; oltre, ovviamente, al governo congolese e ai governi “amici”.

Gli effetti sono devastanti: dall’inizio del secondo conflitto, nel 1998 al 2008, si contano cinque milioni e mezzo di morti, in un paese di sessanta milioni di abitanti, con il più basso reddito al mando e una speranza di vita di 47 anni.

Lo scorso 20 dicembre è stato rieletto Presidente Joseph Kabila (fra chi legge c’è qualcuno che ne aveva sentito parlare?). Si è trattato di una rielezione considerata truffaldina da molti, tanto che soltanto sette dei paesi africani hanno riconosciuto Kabila come presidente eletto democraticamente.

E sarà una coincidenza, ma questi sette paesi (Sudafrica, Kenya, Tanzania, Uganda, Zambia, Burundi e Repubblica Centrafricana) hanno grossi legami d’affari con Kabila.

Nella cartina più sotto si possono vedere gli interessi economici legati al Coltan; è importante ricordare che il Congo possiede l’80% del coltan a livello mondiale.

Oltre alle devastazioni causate dalla guerra, la ricerca del coltan sta provocando gravissimi danni ambientali, milioni di persone sono costrette a fuggire dalle proprie abitazioni, sia in seguito al conflitto (che prosegue nel disinteresse generale), sia perché le terre non si possono più coltivare. I lavoratori sono sfruttati e guadagnano pochissimo; spesso sono bambini, sfruttati ed esposti alle malattie.

 Un’altra conseguenza indiretta è la fuga verso Paesi sicuri, fra i quali c’è anche la nostra Italia. Anche questo è effetto farfalla e chi, quando vede un immigrato si chiede: “Perché non se ne sta al suo Paese? Cosa vuole qui da noi?”, dovrebbe fare qualche riflessione in più e contare il numero di cellulari, PC, ipod, ipad e smartphone che si ritrova.

Per finire, qui sotto un documentario in inglese del 2008 sul coltan. Buona visione e buona riflessione! Magari ci accorgeremo che non è così indispensabile cambiare il cellulare ogni tre mesi o averne più di uno. Si chiama effetto farfalla.

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