I diritti di Khalid
Fate circolare al massimo questo comunicato. Khalid è ancora a rischio rinchiuso nello stesso centro in cui diversi operatori potrebbero perdere il posto a s dopo oltre due mesi di trattenimento illegittimo seguito della sua denuncia.
Se è solo un testimone non si comprende perché lo tengono lì disposto su richiesta della Procura che indaga su scafisti e navi madre. Se fosse coinvolto nelle indagini la questione sarebbe ancora più grave perché non gli sono stati riconosciuti i diritti di difesa. Il suo è un caso esemplare di “diritti sotto sequestro” come tanti altri che si sono già verificati nei centri di prima accoglienza, cpsa o cpa ex legge Puglia, cambia poco. Denunciamo da anni questi casi, nel 2011 abbiamo anche presentato un esposto in procura a Palermo, ma queste prassi sono continuate. Occorre davvero una commissione parlamentare d’inchiesta e se Khalid non sarà trasferito entro domani, il ricorso d’urgenza ai Tribunali internazionali contro lo stato di detenzione in assenza di un provvedimento formale che lo giustifichi e che possa essere oggetto di impugnazione. I diritti ed il diritto esistono anche a Lampedusa.
L’associazione Borderline Sicilia Onlus pubblica il comunicato stampa redatto dagli avvocati di Khalid, il ragazzo siriano autore del video con il quale ha reso pubblico il trattamento riservato agli ospiti del CSPA di Lampedusa, presso il quale si trova ancora trattenuto da più di due mesi insieme ad altri 26 migranti.
COMUNICATO STAMPA
Catania, lì 21/12/13
Prendiamo atto che il nostro assistito, sentito oggi dalla polizia giudiziaria, si é rifiutato di fornire informazioni in ordine alla vicenda del trattamento sanitario riservato agli ospiti del Centro di Soccorso e Prima Accoglienza di Lampedusa.
Esprimiamo preoccupazione per il mancato tempestivo trasferimento di Khalid dal centro di Lampedusa, luogo in cui si sarebbero consumati i fatti per cui la Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un indagine.
Il nostro assistito si trova all’interno della struttura da 80 giorni per ragioni di giustizia, secondo quanto riferito in Parlamento stamattina dal ministro Alfano. Appare pertanto inaccettabile che un soggetto, potenziale richiedente asilo, che abbia coraggiosamente deciso di collaborare con la giustizia riceva un trattamento che viola i diritti fondamentali della persona.
Siamo convinte che per una serena prosecuzione delle indagini giudiziarie occorra predisporre l’immediato trasferimento di Khalid in un luogo sicuro, affinché si creino le condizioni necessarie per acquisire, nel rispetto delle garanzie previste dalla legge, tutti gli elementi utili ad accertare eventuali responsabilità sui fatti rappresentati nel video girato all’interno del Centro di Lampedusa.
Avv.ti Paola Ottaviano e Germana Graceffo
Collegio difensivo Khalid
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!