Il libro I reietti dell’altro pianeta, parla di due pianeti uguali; ognuno ha l’altro come Luna. Gli abitanti non si conoscono, ci sono rari contatti tramite navi spaziali, legati soltanto a scambi commerciali.
Due modalità di intendere la vita opposte.
Nel primo, Anarres, vige la più totale condivisione, non c’è governo, non ci sono leggi, tutti lavorano, è vietato possedere (“Non egoizzare”, si sentono dire i bambini fin da piccoli).
Nel secondo, Urras, chi comanda è il mercato, la legge del più forte, chi ha più soldi e potere.
Cosa succederà in caso di incontro fra queste due modalità di vivere così diverse? Cosa accadrà all’abitante di Anarres quando entrerà in contatto con Urras? E cosa faranno gli urrasiani, crederanno che la sua cultura è quella “giusta”, perché prevede la condivisione? E su Anarres sarà compreso il viaggio sul pianeta dei “proprietaristi”?
I reietti dell’altro pianeta è un altro splendido romanzo di Ursula Le Guin, che approfondisce i rapporti tra culture contrapposte, il rapporto con il potere, il denaro, il consumismo, la condivisione…
Qui sotto un brano dove il dottor Shevek, di Anarres, discute il ruolo delle donne con Kimoe, di Urras.
Buona lettura!
“È vero dottor Shevek, che le donne, nella vostra società, sono trattate esattamente come gli uomini?”
“Sarebbe uno spreco di ottimo materiale” disse Shevek ridendo; poi rise ancora quando si rese conto di quanto fossero ridicole le implicazioni di quell’idea.
Il dottore esitò, evidentemente occupato ad aggirare nel modo migliore uno degli ostacoli interni della sua mente, poi parve confuso e disse: “Oh, no, non intendevo riferirmi al lato sessuale… è chiaro che lei… che le donne… volevo dire, per quanto riguarda il loro stato sociale. Non c’è veramente distinzione tra il lavoro degli uomini e quello delle donne?”.
“Be’, no, mi parrebbe una base un po’ troppo meccanica per la divisione del lavoro, non dice? Una persona si sceglie il lavoro in base agli interessi, alla disposizione, alla robustezza… che c’entra il sesso con questo?”.
“Gli uomini sono fisicamente più forti” affermò il dottore, con sicurezza professionale.
“Sì, varie volte, e anche più grossi, ma che importanza ha, se si hanno le macchine? E anche se non si hanno le macchine, se occorre scavare col badile o portare sacchi sulle spalle, gli uomini forse lavorano più in fretta, almeno, quelli più grossi… ma le donne lavorano più a lungo. Spesso mi sarebbe piaciuto avere la resistenza di una donna”.
Kimoe lo fissò ad occhi sbarrati. Lo stupore gli aveva fatto perdere le buone maniere: “Ma la perdita di… di ogni cosa femminile… della delicatezza… e del rispetto di se stessi del maschio… Lei non pretenderà, certo, nel suo lavoro, che le donne siano uguali a lei? In fisica, in matematica, nel ragionamento? Lei non vorrà pretendere di abbassarsi continuamente al loro livello?”.
“Non penso di pretendere molto, Kimoe” disse.
“Naturalmente, anch’io ho conosciuto donne molto intelligenti, donne che potevano pensare proprio come un uomo” si affrettò a dire il dottore. Shevek cambiò argomento, ma continuò a pensare alla cosa. Se per rispettare se stesso Kimoe doveva considerare inferiore a sé metà della razza, come facevano le donne a rispettare se stesse? Consideravano gli uomini inferiori?
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