Il carciofo, poesia di Pablo Neruda
Ho già pubblicato qui la poesia “La cipolla” di Neruda. Ora vi propongo un’altra sua poesia vegetale dedicata al carciofo. Credo che, leggendola, converrete con me che i grandi poeti possono scrivere su tutto in modo sublime. Ho scoperto che ci sono diverse piazze e fontane dedicate al carciofo: nelle foto quelle di Napoli e di Madrid; Marilyn Monroe, inoltre, nel 1949 è stata la prima regina del carciofo.
La alcachofa
de tierno corazón
se vistió de guerrero,
erecta, construyó
una pequeña cúpula,
se mantuvo
impermeable
bajo
sus escamas,
a su lado
los vegetales locos
se encresparon,
se hicieron
zarcillos, espadañas,
bulbos conmovedores,
en el subsuelo
durmió la zanahoria
de bigotes rojos,
la viña
resecó los sarmientos
por donde sube el vino,
la col
se dedicó
a probarse faldas,
el orégano
a perfumar el mundo,
y la dulce
alcachofa
allí en el huerto,
vestida de guerrero,
bruñida
como una granada,
orgullosa.
Y un día
una con otra
en grandes cestos
de mimbre, caminó
por el mercado
a realizar su sueño:
la milicia.
En hileras
nunca fue tan marcial
como en la feria,
los hombres
entre las legumbres
con sus camisas blancas
eran
mariscales
de las alcachofas,
las filas apretadas,
las voces de comando,
y la detonación
de una caja que cae,
pero
entonces
viene
María
con su cesto,
escoge
una alcachofa,
no le teme,
la examina, la observa
contra la luz como si fuera un huevo,
la compra,
la confunde
en su bolsa
con un par de zapatos,
con un repollo y una
botella
de vinagre
hasta
que entrando a la cocina
la sumerge en la olla.
Así termina
en paz
esta carrera
del vegetal armado
que se llama alcachofa,
luego
escama por escama
desvestimos
la delicia
y comemos
la pacífica pasta
de su corazón verde.
Il carciofo
dal tenero cuore
si vestì da guerriero
ispida edificò
una piccola cupola,
si mantenne
all’asciutto
sotto
le sue squame,
vicino a lui
i vegetali impazziti
si arricciarono,
divennero viticci
infiorescenze, commoventi rizomi,
sotterranea
dormì la carota
dai baffi rossi,
la vigna
inaridì i suoi rami
dai quali sale il vino,
la verza
si mise
a provar gonne,
l’origano
a profumare il mondo,
e il dolce carciofo
lì nell’orto,
vestito da guerriero,
brunito
come bomba a mano,
orgoglioso.
E un giorno
a ranghi serrati
in grandi canestri
di vimini,
marciò
verso il mercato
a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari
mai fu così marziale
come al mercato,
gli uomini
in mezzo ai legumi
coi bianchi spolverini
erano
i generali
dei carciofi,
file compatte,
voci di comando,
e la detonazione
di una cassetta che cade.
Ma
allora
arriva
Maria
col suo paniere,
sceglie
un carciofo,
non lo teme,
lo esamina, l’osserva
contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde
nella sua borsa
con un paio di scarpe,
con un cavolo e una
bottiglia
di aceto
finché
entrando in cucina
lo tuffa nella pentola.
Così finisce
in pace
la carriera del vegetale armato
che si chiama carciofo,
poi
squama per squama
spogliamo
la delizia
e mangiamo
la pacifica pasta
del suo cuore verde.
Pablo Neruda
E qui potete ascoltare la poesia.
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