Immigrati assumono italiani disoccupati
Siamo abituati a pensare agli immigrati solo come ce li mostra la televisione, quando sbarcano a Lampedusa laceri e distrutti da un viaggio disumano; quando i giornali ce li presentano come delinquenti, ladri, senza lavoro, truffatori… Ma le cose stanno cambiando, mentre noi italiani continuiamo a nutrire il nostro immaginario con i soliti stereotipi, loro, gli immigrati, hanno continuato a camminare e ora sono diventati imprenditori e danno lavoro agli italiani.
Queste sono le informazioni fornite dal CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) a seguito dell’indagine: “Il profilo nazionale degli immigrati imprenditori in Italia“. Dal profilo emerge il ritratto di persone in Italia da circa diciotto anni, con quarant’anni di età media e un percorso di studi di circa dodici anni.
Il peggioramento delle condizioni economiche nel Paese d’origine, è quello che ha fatto decidere di venire in Italia alla ricerca di migliori condizioni di vita. Si tratta, soprattutto, di persone che hanno avviato l’attività imprenditoriale dopo molti anni di lavoro come dipendenti; si sono autofinanziati ed ora hanno alle loro dipendenze soprattutto cittadini italiani, come sono italiani i consulenti a cui si rivolgono. Si tratta di imprenditori che hanno la stessa modalità di lavoro delle imprese formate da italiani: preferiscono puntare sulla qualità e temono molto più la concorrenza degli altri stranieri che non quella degli italiani.
Ma come mai se c’è la crisi sono riusciti a imporsi sul mercato italiano in misura addirittura maggiore che nerìl resto d’Europa?
Secondo i ricercatori del Cnel il motivo non è soltanto perché da noi è molto diffusa la piccola impresa, ma anche a causa del mancato passaggio generazionale delle aziende italiane: i figli di imprenditori italiani sono meno motivati a proseguire il lavoro dei loro genitori, sia a causa dei lunghi tempi di lavoro necessari, sia per gli scarsi guadagni.
Ed è qui che si sono inseriti gli immigrati che, arrivando da situazioni economiche molto peggiori della nostra, erano disposti ad accettare grossi sacrifici pur di riuscire. Questo bisogno però non è legato soltanto all’aspetto economico, ma alla necessità di ottenere un riscatto sociale.
Il Presidente del Cnel, Giorgio Alessandrini, sostiene che è necessario, sia da parte dell’Unione Europea, che dei singoli Stati che la compongono, “una nuova politica, che riconosca riconosca nell’immigrazione un veicolo forte del cosviluppo, a partire dall’area euro mediterranea”. In Europa l’età media è sempre più alta, in Africa sempre più bassa. “Nel 2050 vi saranno in Europa 103 milioni di persone in età lavorativa in meno, con un calo della popolazione di 50 milioni, mentre la popolazione africana crescerà di 1 miliardo di persone. Il 73% dei subsahariani vivono con meno di 2 $ al giorno”.
È arrivato il momento per l’Italia e l’Europa tutta di dimostrare il proprio grado di civiltà cambiando completamente approccio nei confronti dell’immigrazione, dando vita a politiche che siano conformi ai tempi che viviamo e non più dominate da ideologie stantie e superate dall’attualità.
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