Incontro nazionale sul caso Marlane
La sera del 24 febbraio 2012, si è tenuto a Vicenza un importante incontro sul caso Marlane-Marzotto, di cui ho già parlato anche qui. La raccolta firme portata avanti con testardaggine da Giorgio Langella ha visto l’adesione di nomi di primissimo piano quali: Margherita Hack, Massimo Carlotto, Valentino Parlato, Giorgio Nebbia, Oliviero Diliberto, Vauro Senesi, Franca Rame, Gianni Rinaldini, Giorgio Cremaschi, Nicola Nicolosi…
Alla serata hanno partecipato giornalisti e politici di grande spessore quali Francesco Piccioni de Il Manifesto, Oliviero Diliberto e Fosco Giannini del Pdci e Giovanni Coviello direttore di Vicenzapiu.com, unico giornale a parlare del caso. Forse è stato perché non sono molto abituata a sentir parlare di malattie professionali e morti sul lavoro, ma sono rimasta veramente sconvolta nell’ascoltare le storie delle persone che hanno lavorato alla Marlane-Marzotto di Praia a Mare (Cosenza), il paese della foto qui sotto.
Chi lavorava alla Marlane-Marzotto, però, difficilmente ha avuto il tempo di godersi questo paradiso. Non era un paradiso la fabbrica in cui lavoravano, costretti com’erano a sottostare ai ricatti dei dirigenti dell’azienda che li obbligavano, fra le altre cose, a interrare gli scarti delle lavorazioni.
Si doveva lavorare a mani nude, senza alcuna protezione e, dato che il materiale maneggiato era altamente tossico, i lavoratori hanno iniziato ad ammalarsi di tumore. La malattia ha portato alla morte almeno un centinaio di persone. Ma non basta i dirigenti andavano dagli operai che stavano morendo chiedendo loro di firmare una lettera di licenziamento; alle mogli spiegavano che, se i mariti non avessero firmato, loro non avrebbero avuto diritto alla pensione di reversibilità e non sarebbe stato possibile assumere i figli al posto del padre. E tutto questo è avvenuto fino al 2004. Poi non è che la ditta abbia cambiato idea e si sia convertita ai diritti umani e alla tutela dei lavoratori, semplicemente ha deciso che il costo del lavoro era diventato troppo alto e che era meglio delocalizzare e andare in Romania. Spesso si parla dei Paesi cosiddetti in via di Sviluppo, la Cina, per esempio, deprecando le condizioni di sfruttamento dei lavoratori, l’assenza più totale del rispetto dei diritti umani, la mancanza di tutele e l’inquinamento. Ma quello che ci è stato raccontato venerdì sera è avvenuto qui, nella civilissima Italia di oggi e non secoli fa.
Ora il problema è riuscire a iniziare il processo. La storia del caso Marlane è troppo lunga per raccontarla tutta, basti sapere che da un anno la prima udienza è continuamente spostata per i motivi più vari. E il rischio è la prescrizione.
La ditta Marlane-Marzotto ha potuto contare sull’appoggio e il silenzio complice di tutti, a partire dai sindaci di Praia a Mare, tutti ex dirigenti della fabbrica, per passare ai mezzi di comunicazione. A non arrendersi sono stati i familiari insieme con gli autori del libro: “Marlane: la fabbrica dei veleni” di Francesco Cirillo e Luigi Pacchiano, ed. Coessenza; insieme con loro, a formare un ponte fra Praia a Mare e Vicenza ci sono Giorgio Langella, grazie al quale qualcosa si sta muovendo nell’opinione pubblica, e Giovanni Coviello, il direttore di VicenzaPiù che ha iniziato subito a seguire lo svolgersi della vicenda attraverso le pagine del giornale sia cartaceo che on-line.
Quello che desidero aggiungere per concludere questa relazione è una frase del sindacalista peruviano Saturnino Huillca conosciuto da Giorgio Langella quando viveva in Perù. Saturnino diceva:
Nessuno dà importanza a un fiumiciattolo. È facile da passare. Ma quando i fiumi sono diversi, quando sono tanti, non lo si può più fare. Quando ci rivoltammo a Vilcanota, unendoci tutti, fu impossibile batterci. Se sapremo essere un grande fiume di vasta portata, nelle nostre acque cadranno e si perderanno i nemici. Essi potranno chiedere aiuto, potranno gridare, ma non potranno reagire. Così avviene quando c’è la forza dell’unità. Diversamente, quando frana una vetta, questa non potrà tornare al suo stato iniziale. Per queste ragioni tutti dobbiamo unirci, tenendoci stretti con forza, per essere invincibili.
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