La cipolla, poesia di Wislawa Szymborska

Wislawa Szymborska, la cipolla

La cipolla: ebbene confesso la mia più totale e profonda ignoranza. Credevo di conoscere l’unica poesia sulla cipolla scritta da un autore famoso come Pablo Neruda. Invece, dopo aver acquistato la raccolta di poesie “Elogio dei sogni” di Wislawa Szymborska, ho scoperto con piacere e stupore che anche lei ha scritto una poesia dedicata alla cipolla. Eccola qui sotto. A voi un confronto fra la poesia di questi due giganti.

La cipolla è un’altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
fino alla cipollità.

Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d’inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla – cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.

Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell’una ecco sta l’altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un’eco in coro composta.

La cipolla, d’accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezione.
E a noi resta negata
l’idiozia della perfezione.

 

Qui posto la versione inglese:

The onion, now that’s something else.
Its innards doesn’t exist.
Nothing but pure onionhood
fills this devout onionist.
Oniony on the inside,
onionesque it appears.
It follows its own daimonion
without our human tears.

Our skin is just a coverup
for the land where none dare go,
an internal inferno,
the anathema of anatomy.
In an onion there’s only onion
from its top to its toe,
onionymous monomania,
unanimous omninudity.

At peace, of a peace,
internally at rest.
Inside it, there’s a smaller one
of undiminished worth.
The second holds a third one
the third contains a fourth.
A centripetal fugue.
Polyphony compressed.

Nature’s rotundest tummy
its greatest success story,
the onion drapes itself in its
own aureoles of glory.
We hold veins, nerves, and fat,
secretions’ secret sections.
Not for us such idiotic
onionoid perfections.

Translated by Stanislaw Baranczak and Clare Cavanagh

(A Large Number, 1976)

E qui la versione spagnola:

La cebolla

 

La cebolla es diferente.

De visceras, es carencia.

Es cebolla hasta la médula,

a la cebollil potencia.

Cebolluda hasta el meollo,

acebollada por fuera,

puede calar sus adentros

con mirada certera.

Nosotros, salvajez y barbarie

envueltas en fina piel,

el infierno de lo interno,

y anatomía ardiente.

Pero en la cebolla hay sólo cebolla,

ni intestinos hay ni hiél.

Múltiples veces desnuda,

nunca jamás diferente.

Es un ente coherente,

es una obra maestra.

Una y luego otra dentro,

grande a pequeña abarca,

y pequeña es la grande de otra,

que será tercera o cuarta.

Una fuga hacia el centro.

Eco de batuta diestra.

La cebolla tiene esencia.

Su vientre es una beldad,

que sólo nimbos reviste,

y es su mayor cualidad.

Nosotros: grasa, nervios, venas,

más mucosa y secreción.

Y nos ha sido vedada

su muy idiota perfección.

Qui sotto la poesia La cipolla declamata da Wislawa Szymborska in persona.  Una chicca imperdibile!

Buon ascolto!

Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012) è stata una poetessa e saggista polacca. Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni, e una delle più amate dal pubblico della poesia e non solo, di tutto il mondo d’oggi. In Polonia, i suoi volumi raggiungono cifre di vendita pari a cinquecentomila copie vendute, come un bestseller, anche se l’autrice ha ironicamente scritto che la poesia piace, forse, a due persone su mille. Szymborska preferiva usare il verso libero nelle sue poesie. Le sue opere sono contraddistinte, dal punto di vista linguistico, da una grande semplicità. Utilizza espedienti retorici per illustrare i temi filosofici e le ossessioni sottostanti. È una miniaturista, le cui poesie compatte spesso evocano ampi enigmi esistenziali. Benché molte delle sue poesie non superino la lunghezza di una pagina, esse toccano spesso argomenti di respiro etico che riflettono sulla condizione delle persone, sia come individui che come membri della società umana. Il suo stile si caratterizza per l’introspezione intellettuale, l’arguzia e la succinta ed elegante scelta delle parole.

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