Dedicato a chi ama follemente la danza. Buona lettura!
Kader è il demonio. Non sopporta vedere gli altri che si riposano. È agile, magro. La sera, quando gli operai, stanchi, si accovacciano a terra per arrotolarsi una sigaretta, lui trova sempre il modo di infastidirli. L’altro giorno, inseguiva Aoued terrorizzato con una lampada saldatrice. Tutti gli vogliono bene. E un simpatico buffone. Ha degli occhietti neri e brillanti come il carbone.
Non può sopportare più a lungo quel torpore digestivo. Si alza, mi prende sulle spalle e comincia a saltellare da un gruppo all’altro lanciando grida. Ho fatto con lui migliaia di cavalcare stravaganti. Kader è pazzo. Mi diverto. All’improvviso, mi mette giù e dice: “Balla!” Grida agli altri: “Adesso Maria si mette a ballare!”
No, non voglio ballare. È impossibile. La sera, con le ragazzine della fattoria, ballo per divertirmi. Kader è il nostro maestro. Ma è tutto qui! Già gli uomini hanno fatto un gran cerchio intorno a noi. Lo zioè rimasto in piedi, ride. Ben presto, incominciano a battere le mani e, a quel ritmo, le voci cantano: “Ya, Ma-ri-a zi-na! Ya, Ma-ri-a zi-na!” Bella Maria, Maria bella!
Non sono bella, non so ballare.
Si è alzata una brezza calda, porta dalla foresta effluvi di timo e di lentisco. I lillà mi danno alla testa. Kader mi ha abbandonata, mi conosce, lui: batte le nani a un ritmo più rapido, più a scatti. A quel ritmo io non so resistere. È un diavolo, Kader!
Mi tolgo i sandali e sentire la terra tiepida e polverosa sotto i piedi mi da coraggio. Ho voglia di ballare. Lo sento nelle gambe, nei polsi. Parisien si alza, mi annoda intorno ai fianchi un foulard dalle lunghe frange. Dice: “chabba, chabba”, bella, bella. Mi adorna per il sacrificio.
Ho voglia di ballare. Sono pronta… Dei passettini piccoli, dapprima, quasi senza sollevare i piedi, in cadenza… Il mio corpo lo sento bello, ben fatto, sicuro. Inarco le reni, allargo le braccia. Avanzo a scatti. Le mie spalle entrano in movimento, trovano il ritmo e comunicano alle braccia un’oscillazione sincopata. In corrispondenza di certi tempi, più marcati, i miei polsi fanno roteare le mani… Ho caldo, sono libera… Il mio ventre diventa il centro della danza, la fonte del ritmo. È lui che guida i battiti delle mani degli uomini. Mi fermo di colpo. Lascio il mio ventre danzare, roteare, sussultare, dare colpi di maglio.
Alzo la testa… Vedo il cielo glorioso, la terra rossa delle colline. Tutto è bello. Posso fare tutto per amore di questo. Posso cavalcare un destriero bianco attraverso il cielo, come Maometto. Posso combattere con una grande spada d’oro come Rolando. Posso cantare e ballate fino alla morte, Lo sanno bene che sono stregata. Anche loro lo sono. Un operaio canta, non so chi sia. La voce sale, indugia su una nota a lungo, come un grido lamentoso. Quel grido dura ancora e cessa di colpo. Le mie cosce tremano, le spalle roteano.
La voce riprende su un tono più basso, stridula. È una lenta melopea.
Sento le frange del foulard accarezzarmi i polpacci a intervalli regolari. I miei fianchi le fanno danzare, le mie natiche le fanno oscillare. Le mani battono, battono, battono il tempo. Le donne sono andate a mettersi il velo e le loro teste bianche spuntano da sopra il muro fra i rami di lilla. Le bambine si sono coperte con delle pezze rosa e verdi di cui trattengono un lembo con i denti per avere le mani libere e battere, battere il tempo. Non danzo più, sono la danza. Una danza d’amore per tutti questi volti attenti, per ogni luce per ogni ombra, per queste rosse valli, per questa vigna fertile.
La mia danza è un atto di grazia per il sapore dei fichi maturi, per la freschezza del mare, per il calore del sole, per il profumo delle belle di notte. La mia danza è una preghiera: Che ogni sera la l’acqua intrida questa terra, che io possa contemplarla per tutta la vita nella sua bellezza e la sua forza.
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