Lettera a un giovane di Vico Calabrò
Scegliere di dedicare la vita a ciò che piace non significa divertirsi. La fatica è pronta a dirti quant’è lontano ciò che piace.
È come tuffarsi per attraversare il mare a nuoto. Non so se arrivo a qualche sponda, ma ho il gusto di dare energie per questo e dove arrivo arrivo. So che quando arriva la pigrizia mi porta via una bracciata.
Oh, le scuse! Quante scuse abbiamo per evitare la fatica! Butta via le scuse.
Passeggiando occasionalmente non si scala l’Everest.
Bisogna mettersi in testa di salire un metro al giorno ogni giorno un metro di dislivello.
Alla fine dell’anno sono 365 metri. Una collinetta.
Non perdere tempo a pavoneggiarti guardando quelli che vivono rasoterra, guarda quelli che stanno sopra, sono tantissimi, tu hai ancora più di ottomila metri da migliorarti.
Non unirti a chi si siede tronfio dei suoi 365 metri
Non unirti a chi protesta perché la società non gli ha preparato la funivia.
Lettera a un giovane di Vico Calabrò
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