Libri per capire

Capire

In questi giorni in cui l’Unione Europea sta dando il peggio di sé, dimostrando interesse unicamente per spread, soldi, banche e non per le persone, in questi giorni in cui il presidente del consiglio divide l’Italia in due (al nord i rifugiati, al sud i “clandestini”, come scrive il quotidiano Repubblica), in questi giorni in cui avevo poca voglia di scrivere perché, quando senti certe notizie, arrivi al punto che non ce la fai più a scriverne, beh in questi giorni mi sono venuti in mente due libri che fanno al caso nostro.

Scritti qualche anno fa dal giornalista Giulio Di Luzio parlano, il primo dei “clandestini” spiegando il significato della parola e come il suo significato sia cambiato con il passare del tempo, il secondo della favoletta secondo cui noi italiani siamo accoglienti e ospitali. Solo che, poi, non affittiamo agli extracomunitari. Ed anche questo è parte della cronaca di questo periodo, soprattutto qui al nord, dove persone generose ce ne sarebbero pure, ma ci sono anche quelli che, dopo aver ripetuto come una litania per mesi: “Portali a casa tua”, nel momento in cui qualcuno ha tentato di farlo, hanno subito indetto manifestazioni e raccolte di firme.

ClandestiniViaggio nel vocabolario della paura – Menzione speciale Premio internazionale Marisa Giorgetti 2014.clandestini, Capire

È un viaggio tra le parole, che fissano nell’opinione pubblica e nell’immaginario collettivo del Paese – soprattutto tra i più giovani – lo stigma del clandestino, dell’extracomunitario, dell’invasore, all’interno di un fenomeno descritto con una terminologia lugubre e delittuosa. L’Autore scandaglia la narrativa pubblica alla ricerca degli slittamenti semantici e dell’inversione di senso, che si sono andati affermando negli anni e che i media hanno ben raccontato nei loro pigri copioni. Il risultato è una rappresentazione molto lontana dalla realtà, infarcita di luoghi comuni, stereotipi e sondaggi pilotati, che tuttavia è la percezione dominante di un fenomeno complesso, quello dell’immigrazione italiana, che meriterebbe ben altri approcci. Ognuno può vantare in tal modo un vocabolario condiviso, fatto di allarmismi e panico sociale, un vero e proprio lessico dell’emergenza, discriminatorio e razzista. Tutto questo avviene, sostiene l’Autore, senza neanche accorgercene! Di Luzio richiama i giovani alla riflessione e riporta gli esiti poco incoraggianti dei suoi numerosi incontri con gli studenti sul tema delle migrazioni, offrendo loro un manuale di autodifesa civile contro le facili generalizzazioni e semplificazioni, che individuano nel migrante il nemico simbolico e il capro espiatorio, a cui addebitare i mali della società, dalle città sporche alla disoccupazione! Un alfabeto dalla A alla Z corredato dal racconto del contesto storico, che ha sgravato parole spesso discutibili. Una sorta di antidoto per districarsi nella giungla di piccole e grandi news dei diversi Tg, quell’abbuffata di notizie sul marocchino, tunisino, sui soliti rom, che sovente sono l’altra parte della censura. L’Autore gioca, insomma, con le parole, le mette sul banco degli imputati e le smonta una ad una, dimostrando la loro capacità di agitare le acque, attizzare fuochi e cambiare le carte in tavole, da parte di chi le usa come lame affilate. Un libro, dunque, per difendersi dalle trappole di un’informazione asservita all’ideologia della paura, utile anche per interpretare i meccanismi oliati dei media, che seminano con le parole i germi del sospetto, avvelenano i pozzi e manipolano le nostre coscienze.

2) NON SI FITTA AGLI EXTRACOMUNITARI

capireLa favola di un’Italia mite e accogliente È un pugno nello stomaco di quell’Italia del buon cuore, sentimentalista e mammona in cui abbiamo sempre immaginato di vivere. Immaginato, appunto! E’ uno schiaffo sulla faccia di quella società civile e democratica che continua a ignorare le grida di libertà lanciate dai ghetti di un sistema di carcerazione per profughi e migranti disseminati lungo la penisola. È un grumo di cinismo e spirito di vendetta che ammorba le giovani carni di una democrazia mutilata e propagandata, quella della Repubblica Italiana. Dov’è finita la storia dell’Italia come Paese mite e accogliente? Intorno a questo interrogativo l’Autore raccoglie l’intera vicenda immigratoria italiana, dimostrando l’inconsistenza di aggettivi benevoli, storicamente contraddetti per lo meno dagli ultimi trent’anni. Il salto di paradigma da Paese di emigranti e terra di approdo rappresenta la declinazione, che ha messo a nudo fino ai giorni nostri una cultura etnocentrica ed un grumo di pregiudizi e stereotipi molto radicati nel tessuto sociale, squarciando il velo delle ipocrite presuntività. Di Luzio ripercorre con leggerezza il fenomeno, che già sul finire degli anni Settanta vede avviare un processo a tutt’oggi ininterrotto, e si lancia in un’opera di ricostruzione organica sui processi migratori, che hanno investito l’Italia da decenni come area di approdo, invertendo il collaudato copione di Paese di santi, eroi, navigatori e, appunto, migranti . Dalla fase dell’indifferenza e della curiosità (Anni Settanta) al decennio delle buone intenzioni (Anni Ottanta), è andata poi affermandosi una lettura dell’immigrazione schiacciata sull’emergenza e sulle corde dell’ordine pubblico. La legislazione italiana ha risposto fin dall’inizio con norme discriminatorie poco attente ai diritti civili, dalla prima legge del 1986 alla Legge Martelli del 1990. Per poi giungere ad una fase di inasprimento con l’istituzione dei Centri di Permanenza Temporanea della “Turco-Napolitano” all’interno dalla stagione proibizionista della Tolleranza Zero. Infine la successiva “Bossi-Fini”, che ha mostrato la sua autentica anima segregazionista e punitiva.

L’Autore approfondisce lo scenario storico sgravato con la Caduta del Muro di Berlino, la morte di Jerry Masslo e la prima grande manifestazione per i diritti civili dei migranti del 1989. L’ossessione securitaria si impone in Italia e trova riscontro nel mondo della politica e quello dell’informazione. Il “Pacchetto-sicurezza” del 2009 segna l’impennata di una visione reclusiva e poliziesca del fenomeno immigratorio: galere etniche, “Sindaci-sceriffo” e ronde razzista inquinano la penisola da nord a sud. Quel Paese mite e accogliente è ormai solo una favola. Il ruolo egemone della politica nel disegnare scenari apocalittici ed emergenziali, insieme a quello dei media con narrative pubbliche che ripropongono con ossessione il frame dell’invasione, finiscono senza concessioni sotto la lente di ingrandimento dell’Autore. Che si spinge a delineare una vera e propria stagione di criminalizzazione dei migranti, spesso dimenticando il Dna italiano come popolo che ha lasciato in ogni angolo del pianeta le sofferenze esistenziali di intere generazioni.

GIULIO DI LUZIO giuliodiluzio.blogspot.com

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