L’ingresso per lavoro in Italia
L’iter burocratico dell‘ingresso per lavoro in Italia:
Non esiste nel nostro paese la possibilità di entrare per cercare lavoro. Se, per esempio, una persona entra con un visto d’ingresso per turismo e, mentre è in Italia, trova un’opportunità di lavoro, non la può accettare, perché il permesso turistico non si può convertire. Anche i datori di lavoro, se devono assumere un lavoratore immigrato, devono farlo soltanto in precisi periodi, stabiliti (ma non tutti gli anni) dalla legge.
La procedura passo passo:
i) Il datore di lavoro deve
- attendere l’emanazione del decreto sui flussi – la legge che stabilisce quanti cittadini stranieri possono entrare in Italia ogni anni per lavoro.
- Inviare telematicamente la domanda il giorno e l’ora stabiliti dal decreto;
- inviare il contratto di soggiorno, che deve rispettare i minimi sindacali previsti,
- garantire l’alloggio del lavoratore e il pagamento delle spese di rimpatrio dello stesso.
ii) La prefettura competente per territorio deve verificare:
- che la domanda rientri nelle quote;
- l’assenza di un lavoratore italiano o comunitario, iscritto al centro per l’impiego, disponibile ad accettare quel lavoro (in questo caso il datore di lavoro può comunque ribadire l’intenzione di assumere quella determinata persona);
- l’assenza di motivi ostativi da parte della questura.
iii) La legge stabilisce che il nulla osta, debba essere rilasciato entro 20 giorni dalla presentazione della domanda, ma i tempi sono altri. Quando il nulla osta è rilasciato, il datore di lavoro
- lo invia allo straniero (che dovrebbe trovarsi nel suo paese d’origine, anche se spesso il decreto flussi viene utilizzato per regolarizzare persone che stanno già lavorando in Italia);
- questi si reca all’ambasciata italiana del suo paese a chiedere il visto d’ingresso.
- Quando otterrà il visto il lavoratore potrà fare ingresso in Italia
- entro 8 giorni, chiedere alla prefettura competente per territorio il rilascio del permesso di soggiorno.
- La prefettura, dopo le opportune verifiche, provvederà a rilasciargli il modulo con la domanda da presentare all’ufficio postale.
- In prefettura inoltre, lo straniero dovrà sottoscrivere l’accordo di integrazione, in vigore dal marzo 2012; firmandolo egli si impegna a:
a) studiare la lingua italiana (almeno livello A2);
b) studiare la Costituzione e il funzionamento dello Stato;
c) impegnarsi a mandare i figli a scuola;
d) impegnarsi a pagare le tasse e i contributi.
Entro un anno dovrà dimostrare di aver assolto ai propri obblighi; un complesso sistema di punti (come per la patente) servirà a stabilire il suo livello. Se non dimostrerà di aver studiato rischia di non vedersi rinnovare il permesso di soggiorno e di dover quindi tornare al proprio paese.
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A questo punto non gli resta che aspettare la risposta degli uffici competenti al rilascio del permesso di soggiorno con le stesse modalità relative al rinnovo .
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