Margherita, cooperativa di Sandrigo
La Cooperativa Margherita opera dal 1987 nel territorio di Sandrigo con servizi per anziani, disabili, minori; attualmente conta sull’apporto di una cinquantina di soci. Il suo principale obiettivo è attivare e coinvolgere le risorse territoriali per sostenere le famiglie e collaborare con gli Enti pubblici per la progettazione di politiche sociali efficaci e sostenibili. La cooperativa si è sempre distinta per il suo impegno nel costruire un rapporto con il territorio.
Ecco quindi le iniziative più svariate aperte a tutti per permettere alla cittadinanza di conoscere dal di dentro la realtà e il mondo della cooperativa. I soci si definiscono così: “professionisti del sociale” e contemporaneamente “passeggeri del nostro stupore” che nasce da ogni sguardo che incontriamo, dentro ogni parola. Cercando sempre di parlare insieme di ciò che accade”.
Incontriamo la dottoressa Sonia Stefanovichj, responsabile della formazione e del sostegno socio-educativo domiciliare per i minori; lei ci chiede di parlare di uno specifico progetto che la cooperativa sta portando avanti e che rischia di sparire, a causa delle attuali politiche di tagli indiscriminati: si tratta dell’agenzia territoriale. L’agenzia è un servizio di inserimento sociale “inventato” dalla cooperativa Margherita per i disabili che non sono in possesso dei requisiti previsti dalla legge 68 sull’inserimento lavorativo, e che, non essendo gravi, non possono usufruire del centro diurno. Questo servizio è previsto dalla L.R. n. 22 sui servizi socio-sanitari per persone con disabilità dai 18 ai 65 anni, è aperto dalle 9 alle 16 circa e prevede un numero massimo di 30 persone seguite da operatore socio-sanitario ed educatore. Le regole dei centri sono piuttosto stringenti in materia di sicurezza, ambiente e igiene, le persone, inoltre, non possono mai essere lasciate sole. La disabilità grave è tutelata sempre; il problema si pone per le persone con una disabilità leggera, che non hanno bisogno di essere seguite ogni istante, ma non sono neppure in grado di gestirsi in modo autonomo.
Per costoro la cooperativa ha avviato l’agenzia territoriale. Si tratta di percorsi fortemente individualizzati che prevedono inserimenti socio-occupazionali. In pratica le aziende si mettono in lista d’attesa e, in base alla situazione, la cooperativa elabora un percorso individualizzato che può prevedere l’affiancamento del vivaista, o del portinaio di una casa di riposo o il servizio catering. Non si tratta di un’attività lavorativa, ma di socializzazione. Per esempio il ragazzo affianca il portinaio nella casa di riposo: diventa un punto di riferimento per l’anziano che prima magari voleva uscire perché si annoiava e ora non lo fa più perché si ferma a chiacchierare in entrata. In questo modo si rafforza l’autostima della persona che impara a relazionarsi con il mondo esterno, ma in modo protetto; contemporaneamente chi è fuori impara a conoscere il mondo della disabilità.
Dopo molti anni di lavoro in cooperativa sono particolarmente orgogliosi perché stanno raccogliendo i frutti di quello che hanno seminato: un cambiamento culturale, un’attenzione che prima non c’era (al punto che c’è una lunga lista d’attesa). A volte il progetto funziona così bene che si scoprono nella persona più abilità di quello che si pensava ed è quindi possibile fare l’inserimento lavorativo in base alla legge. Per l’altissima individualizzazione del progetto, si ha un forte e positivo ritorno emotivo, sociale, affettivo. Le persone mantengono il loro ruolo sociale; in un centro diurno perderebbero le competenze che hanno, in questo modo invece le possono potenziare. Purtroppo il problema è il rischio dei tagli economici, ma anche dello standard sempre più omologante, dove non esiste più la personalizzazione delle attività.
La cooperativa sta provando a chiedere alla regione il riconoscimento dell’agenzia territoriale, in modo che il lavoro di tutti questi anni non sia vanificato e annullato, ma possa continuare e potenziarsi. Altrimenti il rischio è che i tagli fatti per risparmiare diventino in seguito dei costi perché magari la famiglia, lasciata sola a gestire la situazione “scoppia” diventando a sua volta utente dei servizi, con un ulteriore incremento dei costi che si pensava di tagliare.
Pubblicato su VicenzaPiu.com del 28.05.2012
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!