Mediterraneo, cimitero anche nel 2018

Arrivi e morti nel mar Mediterraneo a febbraio 2018

L’inizio di questo 2018 si rivela incredibilmente tragico a causa dell’altissimo numero di migranti morti nel Mediterraneo: più di otto al giorno nel solo mese di gennaio!

2 febbraio 2018: anniversario dell’accordo Italia-Libia sui migranti

Ricordate gli accordi fatti con i sedicenti sindaci libici dal ministro Minniti – Lord of the Spies? Sindaci che, in realtà, erano soltanto capi dei tagliagole che si facevano pagare dai migranti per trasportarli in Italia (erano, cioè, gli scafisti). È cominciato tutto proprio un anno fa. E ricordate il ritornello della scorsa estate: le Ong colluse con gli scafisti? E lo svuotamento del Mediterraneo dalle navi di soccorso, sostituite – si fa per dire – dalla guardia costiera libica da noi addestrata e rifornita di corvette? Ricordate gli spari contro le navi umanitarie da parte della suddetta guardia costiera libica? E il suo riportare indietro i migranti che erano riusciti a mettersi in mare?

Bene, tutto questo ha avuto dei risultati: abbiamo, infatti, assistito al crollo degli arrivi nel 2017 – e non poteva essere altrimenti, visto che abbiamo pagato gli scafisti perché tenessero i profughi in Libia.

Sotto Natale, in un impeto di bontà, abbiamo visto il nostro governo prodigarsi a supportare, tramite i corridoi umanitari organizzati da Valdesi, comunità di Sant’Egidio e altri, l’arrivo sicuro di un gruppo di migranti (quelli che erano prima riusciti a fuggire dalle galere libiche e che il governo, con ferrea logica, aveva rispedito indietro).

Ma abbiamo assistito, soprattutto, all’allontanamento delle Ong dal Mediterraneo. Nonostante non ci siano state prove di collusione con gli scafisti, hanno pagato a carissimo prezzo la politica vergognosa del governo e di una stampa sempre meno indipendente. Questo ha portato all’aumento delle morti, perché chi fugge non si ferma davanti a nulla, perché gli scafisti (pardon, i sindaci) devono aver finito i soldi ed hanno ripreso a inviare persone cambiando i percorsi, perché la guardia costiera libica impedisce alle pochissime navi umanitarie rimaste di salvare chi rischia di affogare. E questo è dimostrato anche dal video che potete vedere più sotto, relativo ad un episodio avvenuto lo scorso novembre su cui sta indagando la procura di Ragusa.

Come se ciò non bastasse, dal I febbraio cambiano anche le operazioni sotto l’egida di Frontex, l’agenzia europea che si occupa di controllo delle frontiere (attenzione, controllo delle frontiere e non salvataggio di vite umane). Termina infatti l’operazione Triton e ne inizia un’altra nuova di zecca: Themis, dal nome della moglie di Zeus nella mitologia greca. La differenza fondamentale di questa nuova missione è che cade l’obbligo di sbarcare i naufraghi nel porto più sicuro, per privilegiare quello più vicino (che, paradossalmente, potrebbe essere un porto libico).

E a proposito della Libia, che non ha ancora aderito alla Convenzione di Ginevra, ecco alcune parole significative pronunciate da Joanne Liu, presidente internazionale di Medici Senza Frontiere:

Non avevo mai incontrato un’incarnazione così estrema della crudeltà umana come nei centri di detenzione per migranti e rifugiati in Libia. Lì le persone entrano in un circuito di sofferenza senza fine e diventano merce.

Ripeto per l’ennesima volta che la Storia ci giudicherà per questo quotidiano genocidio e non ne usciremo assolti.

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