Metallo rotondo e carta pesante
A parlare è sempre il Capo Tuiavii di Tiavea delle Isole Samoa al ritorno dal suo viaggio in Europa nei primi anni del 1900:
Ragionevoli fratelli, ascoltate fiduciosi e siate felici di non conoscere la scelleratezza e la miseria del Bianco. Tutti voi potete testimoniare che il missionario dice: «Dio è amore». Che un vero cristiano farebbe bene a tenere sempre davanti a sé l’immagine dell’amore. Che solo al grande Dio andrebbe l’adorazione del Bianco. Il missionario ci ha mentito, ingannato, il Papalagi lo ha corrotto perché ci ingannasse con le parole del Grande Spirito. Perché il metallo rotondo e la carta pesante, chiamati denaro, questi sono la vera divinità del Bianco.
Se parlate a un Europeo del Dio dell’amore, questi torce il suo viso e sorride. Sorride della semplicità del vostro pensiero. Porgetegli però un pezzo rotondo e lucente di metallo, o un pezzo di carta grande e pesante, vedrete immediatamente brillare i suoi occhi, e salire molta saliva alla sua bocca. Il denaro è il suo amore. Il denaro è il suo Dio. Tutti i Bianchi ci pensano, anche quando dormono.
Le mani di molti sono diventate curve e somigliano alle zampe delle grandi formiche della foresta, per quanto si danno da fare ad afferrare il metallo e la carta. Ci sono molti i cui occhi sono diventati ciechi a furia di contare il denaro. Ci sono molti che hanno dato via la loro felicità per denaro, la loro allegria, il loro onore, la loro coscienza, la loro felicità, la donna e i figli. Quasi tutti sacrificano la loro salute. Per il metallo rotondo e la carta pesante. Lo infilano nei loro panni tra dure pelli piegate. Di notte lo mettono sotto il loro rotolo per dormire, cosi nessuno lo può portar via. Ci pensano ogni giorno, ogni ora, ci pensano in ogni momento. Tutti, proprio tutti! Anche i bambini. Devono pensarci per forza. Gli viene insegnato dalla madre e lo vedono dal padre. Tutti gli Europei! Quando si va nelle fessure di pietra della Germania senti in ogni momento un grido: «Marco!» e di nuovo il grido: «Marco!». Si sente ovunque. È il nome del lucido metallo e della carta pesante.
È anche vero che non è possibile nei paesi dei Bianchi rimanere anche una sola volta, dall’alba al tramonto, senza denaro. Del tutto senza denaro. Non potresti placare la tua fame e la tua sete, non troveresti la stuoia per la notte. Ti metterebbero in prigione e finiresti sui tanti giornali perché non hai denaro. Devi pagare, che significa dare soldi, per il terreno sul quale cammini, per il posto dove sta la tua capanna, per la tua stuoia da notte, per la luce che illumina la tua capanna. Per sparare a un piccione o per bagnare il tuo corpo nel fiume. Se vuoi andare dove gli uomini si divertono, dove cantano o ballano, o se vuoi chiedere un consiglio al tuo fratello, devi dare molto metallo rotondo e carta pesante. Devi pagare per tutto. Ovunque c’è un tuo fratello che stende la mano e che ti disprezza o si infuria se non vi metti niente. E il tuo umile sorriso, e il tuo sguardo amichevole non servono ad ammorbidire il suo cuore: «Miserabile! Vagabondo! Perdigiorno!» significano tutti la stessa cosa e sono la più grande infamia che si possa rimproverare.
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