Io e la mia ombra, di Emily Dickinson

la mia ombra

Si discuteva di stranieri ed estraneità, della paura che abbiamo di noi che ci fa proiettare sugli altri le ombre scure che non vogliamo vedere sul nostro volto. Qui un’altra poesia parla dello stesso tema, lo stesso che trovate anche in “Itaca” di Kavafis.

Che ne pensate? Intanto, buona lettura!  

Io e la mia ombra

Non occorre essere stanza né casa per essere infestati
Il cervello ha corridoi che oltrepassano luoghi materiali.
Assai più sicuro è incontrare a mezzanotte
un fantasma esteriore,
che fronteggiare nell’intimo
un più gelido spettro.
Assai più sicuro è galoppare per un’abbazia,
dalle pietre rincorsi,
che ritrovarsi inermi in un luogo desolato
al cospetto di sé stessi.
Noi dietro noi stessi celati,
qual orrido sussulto.
Assai meno atterrisce
l’assassino nascosto nella stanza.
prende a prestito il corpo una rivoltella,
la porta spranga,
trascurando uno spettro superiore – o più.

Emily Dickinson

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