Disobbedienza civile di chi si oppone al rimpatrio forzato dei migranti in Germania, deportazione verso il Sudan in Italia.
Nei giorni scorsi le cronache ci hanno raccontato due eventi opposti che hanno interessato potenziali richiedenti asilo o profughi: in Germania molti piloti stanno attuando una forma di disobbedienza civile. In 160 casi il comandante in persona è intervenuto dichiarando che non avrebbe preso a bordo nessuno se non dopo la conferma della volontà dei passeggeri di far ritorno nel “Paese sicuro” di destinazione.
Grazie al lavoro delle associazioni che aiutano i richiedenti asilo, i profughi sono informati sulle modalità di resistenza passiva da attuare per evitare il rimpatrio. E parte del personale di volo preferisce guardare alle regole che riguardano la libertà del passeggero, piuttosto che al foglio di via presentato loro dalla polizia. Se queste persone fossero davvero deportate nel loro paese, rischierebbero la morte.
C’è da dire anche che la polizia tedesca ha su di sé il peso della morte di un migrante durante una deportazione avvenuta nel 1999. Da allora la Germania ha ordinato per iscritto alle forze dell’ordine di rendere il processo trasparente e in linea con i Diritti umani.
I rimpatri, nonostante la disobbedienza dei piloti, aumentano. Nei primi sei mesi dell’anno ci sono state il doppio delle deportazioni di tutto il 2015. La polizia di frontiera, inoltre, ha bloccato il doppio delle persone fermate lo scorso anni ai confini della Baviera.
L’Italia ha deportato 48 migranti arrivati dal Sudan che si trovavano a Ventimiglia.
Di carattere completamente diverso, invece, quello che è successo nei giorni scorsi in Italia. Un volo charter Egyptair, ha riaccompagnato a Khartoum 48 persone che, a Ventimiglia, aspettavano di ricongiungersi con i familiari residenti in altri Paesi europei.
Il nostro Paese continua a dimostrare una profonda schizofrenia nel suo comportamento nei confronti dei richiedenti asilo: da un lato buona parte dei sudanesi che chiedono protezione, la ottengono (questo significa che il Sudan non è un Paese sicuro in cui respingere le persone), dall’altro si rimandano indietro persone appena arrivate, che non hanno fatto neppure in tempo a presentare domanda di asilo. Questa operazione ricalca fedelmente i
respingimenti in Egitto e Libia attuati dal ministro Maroni, in seguito
dichiarati illegittimi dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Queste espulsioni collettive sono il frutto di accordi legati al cosiddetto Processo di Khartoum di fine 2014, quandoil Sudan si è attivato con l’Ue “per risolvere alle radici le cause della migrazioni”.
Il professor Fulvio Vassallo Paleologo,
nel suo blog, dichiara:
Le modalità dell’arresto e della successiva espulsione di un gruppo di migranti sudanesi può configurare la violazione del divieto di espulsioni collettive (art.4 del Quarto Protocollo allegato alla CEDU). Non si comprende sulla base di quali informazioni la maggior parte dei migranti espulsi non avrebbe presentato una istanza formale di asilo.
Il Sudan sta portando avanti continue persecuzione nei confronti dei cristiani, con espulsioni verso Etiopia ed Eritrea, dove si sa che queste persone saranno torturante. Ma non è tutto, da qualche mese il Sud Sudan è insanguinato da un conflitto dove sono utilizzati anche bambini soldato.
Il senatore Manconi ed altri parlamentari hanno presentato interrogazioni urgenti al ministro dell’interno.
Chissà che i nostri piloti imparino dai colleghi tedeschi a fare un po’ di sana disobbedienza civile e a non partire se il passeggero non dichiara di essere sul volo per sua scelta.
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