Nuova legge sull’asilo: Italia fuorilegge
Nuova legge sul diritto d’asilo: l’Italia sta andando contro la Costituzione, la legislazione europea ed internazionale.
Nuova legge sul diritto d’asilo:
Il ministro Orlando ha illustrato le linee guida della nuova legge che modificherà la legislazione vigente sul diritto d’asilo. La proposta ha allarmato giuristi ed operatori del settore in quanto prevede la cancellazione di una serie di diritti costituzionali.
Le due principali modifiche previste dal governo sono:
- La sospensione del ricorso in appello
- Niente udienza per il richiedente asilo
La sospensione del ricorso in appello
In pratica adesso funziona così: il richiedente asilo è ascoltato dalla Commissione Territoriale competente, la quale verifica se si trova nella situazione prevista dalla legislazione vigente per ottenere una delle tre forme di protezione (asilo politico, protezione sussidiaria, protezione umanitaria). In caso di rigetto della domanda, cosa che succede nel 60% dei casi, egli può presentare ricorso; nel caso di un nuovo diniego si ricorre in appello. E questo è il grado che il ministro ha dichiarato di voler sospendere con il decreto legge. Perciò se un richiedente asilo perderà il ricorso in primo grado sarà immediatamente espulso.
Il motivo addotto è l’eccessiva lunghezza dei tempi che sono all’incirca 24 mesi di limbo per queste persone: i primi dodici per avere risposta dalla commissione territoriale, un altro anno per il giudizio di primo grado e per quello di secondo. Stando ai dati del 2016 il ministro afferma che un procedimento duri un po’ meno di sei mesi, tempo snello se confrontato con i tempi del processo civile, ma comunque ancora troppo lungo.
Il problema però è un altro e cioè che le commissioni Territoriali respingono molte domande che poi sono accolte da chi ha fatto ricorso. Stando alle statistiche, il 60% delle domande di asilo è rigettata ma, la maggioranza di chi fa ricorso, ottiene poi una qualche forma di protezione.
Niente udienza per il richiedente asilo
La seconda modifica fondamentale che la proposta legislativa prevede, è la soppressione dell’udienza da parte del giudice. Questo significa che, se un richiedente asilo presenterà ricorso, non andrà a spiegare le proprie ragioni in tribunale, ma sarà sufficiente per il giudice guardarsi la videoregistrazione del colloquio con la Commissione Territoriale.
Provate a immaginare di essere voi in questa situazione: un processo civile, magari per una banale lite condominiale: non potrete fare appello e non potrete essere sentiti dal giudice. Il fatto grave è che queste proposte sono immaginate per persone fuggite da situazioni difficilissime, che hanno subito torture e violenze di ogni tipo e che dovranno tornare da dove sono fuggite. E il loro governo lo saprà che avevano fatto domanda di asilo e che questa domande è stata respinta. Perché presentare domanda di asilo politico è un modo per tagliare completamente i ponti con il proprio paese, dichiarando di non fidarsi della sua protezione diplomatica.
Gianfranco Schiavone dell’Asgi dichiara: “Che cosa ne penserebbero i cittadini italiani se la stessa misura venisse adottata per procedimenti di importanza infinitamente minore, con cui ben intasano i tribunali? Ammettiamo che l’appello saltasse, tutti insorgerebbero lamentando la cancellazione dello Stato di diritto. Ecco, qui si vorrebbe togliere l’appello per una persona potenzialmente perseguitata. La gravità sta qui, nella demolizione di uno dei fondamenti del nostro Stato diritto”.
Il professor Fulvio Vassallo Paleologo scrive nel suo blog: “
Con procedure sommarie e giudici che dovrebbero essere “specializzati”, ma che rischiano di diventare “giudici speciali”, omologati a direttive che potrebbero arrivare anche dai livelli più alti degli apprati giudiziari, se non direttamente dall’esecutivo, con tante sentenze “fotocopia(te)”, si vorrebbero velocizzare le procedure in modo da potere svuotare i centri di accoglienza, comminare più rapidamente provvedimenti di espulsione ai richiedenti asilo denegati, e magari mettere in esecuzione misure di accompagnamento forzato nei paesi di origine, come lo stesso governo auspica di fare nell’ambito dei nuovi rapporti di collaborazione con i paesi di origine e transito previsti dal Processo di Khartoum. Qualcuno addirittura vorrebbe la scorciatoia del decreto legge per mettere il Parlamento davanti al fatto compiuto.
Quello di cui c’è veramente bisogno, non è una nuova legge, ma personale preparato e che sia specializzato esclusivamente nel diritto d’asilo; quello di cui c’è veramente bisogno è un potenziamento delle Commissioni Territoriali, in modo che possano lavorare più velocemente: quello di cui c’è bisogno è che questo lavoro lo svolgano persone competenti, preparate e sensibili, attente solo a tutelare il diritto e non a fare in fretta così si risparmiano i 35 € dell’hotel.
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