Nuovo CIE in Veneto
I magistrati di mezza Italia (in ottemperanza alla direttiva UE sui rimpatri che l’Italia non ha ancora recepito), stanno rilasciando i migranti senza permesso di soggiorno perché non li possono più arrestare.
Alle questure e alle prefetture vengono date disposizioni precise di effettuare denunce e non più arresti (per evitare di perdere valanghe di ricorsi); sempre più articoli della legge sull’immigrazione si stanno sbriciolando davanti a una direttiva che dice il contrario dei vari “pacchetti sicurezza”… Con tutto questo, il ministro Maroni comunica che si costruirà, presumibilmente entro un anno, un nuovo CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) in Veneto. Più precisamente il luogo dovrebbe essere nella zona di Campalto, vicino all’aeroporto di Tessera; in quel luogo dovrebbe infatti sorgere un nuovo carcere. Molto più economico usare un unico sistema di controllo e mettere carcere e CIE vicini, sostiene il ministro. Ma è anche un messaggio subliminale quello che si lancia in questo modo: se gli irregolari stanno in una struttura attaccata a un carcere, tanto perbene non saranno.
Il ministro dichiara inoltre di non essere d’accordo con la direttiva europea sui rimpatri, troppo morbida con gli irregolari che non si possono più arrestare, né espellere con troppa facilità. Peccato per lui che le direttive europee, come tutte le leggi, si debbano rispettare. Così, se davvero farà il decreto, questo non sarà di recepimento della direttiva, ma perché la direttiva europea sia armonizzata con la Bossi-Fini; così succederà per l’ennesima volta che l’Unione Europea boccerà il decreto, perché in contrasto con la direttiva (è già successo quando il ministro ha tentato di modificare la legge sui comunitari. Repetita non iuvant, signor ministro?).
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