Quale protezione temporanea?

Protezione temporanea, asilo

Dopo giorni di indecisione il governo ha emanato il decreto che stabilisce la protezione temporanea dei cittadini nordafricani arrivati in Italia fra il primo gennaio e il 5 aprile (termine ultimo). Al termine dell’incontro con gli altri ministri UE, Roberto Maroni sostiene che l’Unione manchi di solidarietà verso l’Italia.

Solidarietà è un termine che suona molto male in bocca al ministro Maroni. Dopo aver dichiarato che i permessi temporanei sarebbero stati rilasciati soltanto “ai tunisini che vogliono andare in Francia e negli altri paesi UE”, il ministro non può pensare che l’Unione Europea ritenga che il nostro governo agisce in base a criteri di solidarietà. Quello che si vuole, è semplicemente allontanare i migranti, che sono considerati “un problema”; e in questo diversi paesi UE fanno buona compagnia al nostro governo.
Sbaglia il ministro a pretendere l’applicazione della direttiva n. 55/2001. Prima di tutto, nel decreto  che istituisce la protezione temporanea, non c’è nessun accenno alla direttiva  poi è necessario che su questo si pronunci  il Consiglio d’Europa (art. 5), ma oggi il Consiglio ha stabilito che la situazione non è ancora quella prevista dalla direttiva. D’altra parte l’Italia è il paese UE con il più basso numero di rifugiati politici e richiedenti asilo, non può quindi lamentare  l’invasione che non c’è.
Quando nel 2001 c’è stata la crisi nella ex Jugoslavia, con i bombardamenti Nato in Kossovo, il nostro  governo ha rilasciato permessi per “protezione temporanea” ai sensi dell’art. 20 della legge 286/98, validi soltanto nel territorio nazionale. Anche oggi la protezione temporanea vale solo per il nostro paese.
Per questo è assurdo che il ministro pretenda dagli altri stati membri la libera circolazione dei profughi. Anche l’Italia, prima di accettare stranieri, verifica che abbiano risorse economiche, un alloggio, un’assicurazione sanitaria: perché gli altri paesi UE non dovrebbero fare la stessa cosa?
Se alla base di tutte le scelte dei governi stanno l’egoismo e la chiusura e non la solidarietà e l’accoglienza, come pretendere atteggiamenti diversi?
 Intanto sono iniziate le nuove deportazioni legate agli accordi bilaterali con la Tunisia (forniamo 100 milioni di euro di credito in cambio). Quando l’hanno saputo, i migranti internati nel Cie di Lampedusa hanno inscenato una protesta perché, dopo tutta la fatica fatta per avere la democrazia nel loro paese e dopo aver rischiato la vita per venire nella civilissima Europa, non hanno nessuna intenzione di tornare in Tunisia. Nel Cie di Contrada Imbriacola, inoltre, c’è un principio d’incendio.
Questa, è la risposta italiana alla domanda di libertà che, dal Maghreb, arriva fino a noi.
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