Rifugiati, spacciatori e delinquenti?
Oggi voglio proseguire con l’analisi di altri articoli del Giornale di Vicenza per mostrare come sia facile dare un’immagine distorta, folkloristica e falsata di persone ed eventi.
La prima notizia ha tenuto banco per due giorni perché è probabile che per il quotidiano vicentino la gravità dei fatti richiedesse un approfondimento. Ma veniamo ai fatti, qui sotto potete vedere il titolo. Potete notare che l’abitudine a virgolettare non abbandona il GidiVì. Perché i quattro rifugiati sono stati messi fra virgolette? Alcune ipotesi:
- Perché sono stati arrestati;
- Perché si ipotizza che abbiano commesso un reato;
- Perché non siamo certi che siano davvero rifugiati;
- Non si sa.
Ma andiamo avanti: il giorno successivo il giornale pubblica un approfondimento su uno dei fermati: un pericolosissimo spacciatore trovato mentre stava vendendo ben 0,3 grammi di marijuana; non solo, il delinquente aveva in tasca una somma di ben 4,30 euro (quattro virgola trenta) frutto di “precedenti cessioni“. Ebbene, scopriamo che si tratta di Sunday (di cui il giornale pubblica dati e foto), un liberiano sfuggito alla guerra nella quale è morta tutta la sua famiglia; scopriamo anche che “è scappato dalla giungla” e che, se dovesse essere condannato in via definitiva (è stato arrestato 5 volte sempre per lo stesso motivo, sempre per microdosi), secondo il suo legale “sarà ben felice di andare in carcere, almeno avrà un letto e un pasto caldo”.
E l’articolista, che in precedenza aveva definito il venticinquenne Sunday “ragazzotto di colore che frequenta la Caritas“, conclude così: “D’altronde rispetto alla giungla e alla guerra, è pur sempre meglio il San Pio X…”. Io non so se Sunday sarebbe davvero così contendo di andare in carcere, credo però che ci si dovrebbe porre il problema in modo diverso, mettendo in rilievo le cause che portano all’arresto e poi al carcere anche chi spaccia dosi minime, come Sunday.
Invece per il giornale sembra che il problema sia unicamente l’impossibilità della “carcerazione preventiva” in quanto “si tratta di microcriminalità e non di delitti efferati” e l’impossibilità di espellere “l’africano” cosa che aveva provato a fare la questura nel 2013, solo che la Liberia non l’ha riconosciuto come suo cittadino e quindi ‘ritornò libero, e si rimise in viaggio alla volta di Vicenza’. “Alla Caritas ormai mi conoscono”, si dev’esser detto. Con i risultati noti. Sunday, dalla guerra allo spaccio. Apparentemente, senza speranza”.
Come il nostro giornalismo, viene da dire.
E, per completare l’opera, ecco l’ultima chicca che ci offre il giornale. Fate bene attenzione ai termini che vengono usati. Il titolo è chiaro: “Un imputato su tre è immigrato“. Niente virgolette, stavolta. L’attacco però, parla di reati commessi da immigrati, per i quali, quindi, non vale la presunzione d’innocenza fino al terzo grado di Giudizio, come prevede la Costituzione.
Nel sommario si dice inoltre che i migranti sono “responsabili di spaccio e microcriminalità”, ai vicentini, invece, sono “contestati bancarotte, evasione fiscale, e violenza in casa”. Quindi anche qui, due pesi e due misure (e non approfondiamo il fatto che, per esempio, la violenza in casa è forse, ma solo forse, più grave di qualche grammo di erba spacciata). Per finire, nel grafico che vedete più sopra, sia nel caso di spaccio che di violenza in famiglia, sono indicate unicamente le percentuali relative agli immigrati, nonostante si sia detto chiaramente già nel sommario che la maggioranza dei reati di violenza in famiglia è da imputare a vicentini. E con questo si conclude, piuttosto mestamente, la seconda puntata di analisi del Giornale di Vicenza e dei suoi articoli. Buona riflessione!
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