Risposta al sindaco di Sandrigo Giuliano Stivan
Lo scorso dicembre il sindaco Giuliano Stivan, ha scritto su Sandrigo 30 un articolo in cui parla del rilascio della cittadinanza italiana e dell’ospitalità sandricense nei confronti dei migranti. Ho deciso di rispondergli.
Sandrigo paese ospitale
Sandrigo paese ospitale è il titolo del fondo pubblicato dal sindaco nel numero di dicembre del mensile locale. La parola ospitale è un ossimoro in bocca al nostro sindaco che, se davvero lo fosse, avrebbe firmato il famoso accordo con la prefettura nel lontano 2014.
I nuovi cittadini italiani
Per quanto riguarda il numero di cittadinanze italiane rilasciate che tanto hanno stupito il sindaco – dal 2015 in continuo calo, visto che anche gli immigrati e non solo i nostri figli e i pensionati se ne stanno andando a frotte da Sandrigo e dall’Italia – , esso sta a indicare semplicemente che da noi l’immigrazione è un fenomeno strutturale da decenni. Grazie al fatto che c’è lavoro, i migranti vivono qui da moltissimi anni, al punto da riuscire a superare lungaggini e difficoltà legislative legate all’ottenimento della cittadinanza. Non è certo per la cosiddetta ospitalità di un’amministrazione che, invece, ha sempre dimostrato una profonda e rancorosa ostilità nei confronti degli stranieri tutti.
La chiamata alle armi
Piuttosto sono rimasta basita – e mi vergogno profondamente per il sindaco – dal discorso ai nuovi cittadini, dove egli parla di andare in guerra e di difesa della patria, come se fossimo ancora nel 1800 quando l’ultima parola era della fanteria. Parlare di difesa della patria è un concetto vecchio, che dimostra quanta strada ci sia ancora da fare per andare avanti, progredire e immaginare un futuro di Pace da costruire insieme, fatto di ponti e non di muri, di convivenza e condivisione, di accoglienza e non di chiusura di porti e hotel. È davvero insopportabile e orribile che un sindaco senta l’esigenza di parlare di guerra per poi, credendosi spiritoso, buttarla in becero paternalismo sportivo dicendo che nei futuri confronti calcistici fra l’Italia e il loro paese di origine potranno fare il tifo per la loro prima patria. Davvero un bel discorso di benvenuto ai nuovi cittadini italiani!
Immigrati e richiedenti asilo
Purtroppo non si capisce cosa il sindaco intendesse dire parlando delle polemiche sui due CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria). Ecco la frase:
Quindi, tutte le polemiche degli ultimi tre anni legate all’insofferenza del paese alla presenza nei due CAS – centri di assistenza straordinari – di circa 200 richiedenti asilo ora ridottisi a circa 100 erano gratuite? La risposta è Sì.
Le polemiche di chi? Ci può spiegare cosa intendeva con la frase la risposta è sì? In che senso Sì?
È vergognoso poi il confronto fra immigrati e richiedenti asilo, come se fossero due diverse categorie di persone con i nuovi cittadini “più degni degli altri di vivere qui”.
Io ho conosciuto molto bene i ragazzi ospiti negli hotel e gli operatori: quando passavo era tutto un salutare e chiedermi come stavo ed ora provo una grande tristezza nel vedere il Ginia così desolatamente vuoto.
Nell’ultimo consiglio comunale l’amministrazione ha orgogliosamente rivendicato come una vittoria quella chiusura, auspicando che, a breve, accada lo stesso anche al Canova, farneticando di accoglienza vera e Sprar. Sappiamo tutti che il ministro dell’interno è riuscito a far passare un decreto che distrugge l’accoglienza: la stessa cooperativa Margherita ha scritto, nella sua newsletter, che l’amministrazione ha sospeso la sua partecipazione al progetto in attesa di chiarimenti ministeriali.
Esattamente come i migranti arrivati qui per lavoro, anche i richiedenti asilo presenti nel territorio, lavorano o sono inseriti in tirocinii finalizzati all’assunzione, facevano anche sport e la cosa ha dato talmente fastidio che l’amministrazione ha sentito l’esigenza di normarla, dopo aver vietato il campetto di via Da Ponte. Hanno fatto anche volontariato nella scuola, nelle associazioni, nel parco della casa di riposo che ora, senza di loro, è in disordine per carenza di volontari. E avrebbero fatto anche di più, i richiedenti asilo, se il sindaco glielo avesse permesso.
In realtà è stato lui con l’amministrazione tutta, con l’intolleranza nei loro confronti e con la petizione al prefetto, a cacciare i profughi a pacchi da cento, mentre nessuno ha mai stipato pacchi da cento persone in hotel, frase che è diventata un leitmotiv per sindaco, assessori e consiglieri e che denota il concetto nullo che hanno di queste persone.
Trovo poi disgustoso quello che il sindaco dice a proposito del profitto delle cooperative. Come se chi lavora nel sociale lo dovesse fare gratis, come se le cooperative fossero il nostro unico Male, come se il sindaco di Sandrigo non si facesse pagare per il suo lavoro di sindaco, come se non fossimo un paese zeppo di evasori fiscali, corrotti e corruttori, bugiardi e imbroglioni.
Egli dimostra anche una grande miopia: non si è evidentemente accorto che anche i richiedenti asilo facevano girare l’economia locale: acquisti nei bar, nei supermercati e utilizzo dei mezzi pubblici; non si è accorto neppure che molti italiani, fra cui alcuni vicentini, perderanno o hanno già perso il lavoro “grazie” alla chiusura degli hotel. Per uno che fa parte di un partito che ha come motto Prima gli italiani, è veramente un colpo gobbo! Quali italiani prima, sindaco? I razzisti e quelli che hanno rubato 49 milioni di euro e non ce li vogliono restituire?
Fare pace con la Terra: da che pulpito viene la predica!
Per non farci mancare niente il sindaco, in occasione del Natale, ha pensato bene di fare un discorso ambientalista, che è molto trendy ultimamente. Peccato che proprio lui, in consiglio comunale, abbia detto senza mezzi termini che i discorsi ambientalisti sono molto belli, ma per far girare l’economia si deve costruire. Come mettere d’accordo questo discorso con l’auspicata riconciliazione con la culla che ha creato l’umanità e l’ha vista prosperare e con la natura e col mondo che ci circonda e ci nutre, è un mistero.
La conclusione non può essere altro che un sentimento di profondo disagio, di tristezza, desolazione e rabbia nel vedere il nostro paese guidato da persone che rappresentano una esigua minoranza degli abitanti e che non sono minimamente all’altezza del loro compito istituzionale.
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