Sandrigo, profughi e bacalà

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La scorsa settimana ero già pronta a raccontare le ultime (tristi) novità in fatto di profughi qui in Veneto, poi ne sono subentrate altre, di novità, proprio qui a Sandrigo, dove vivo. Così ho deciso di aspettare qualche giorno per capire meglio e scrivere poi tutto insieme. Accenno in due parole agli episodi precedenti per raccontare poi i fatti locali: profughi e bacalà, appunto.

Alcuni profughi, ospiti vicino a Schio, a Pian delle Fugazze, si sono recati a piedi in prefettura a Vicenza per chiedere il pocket money che non hanno mai ricevuto dalla cooperativa che ha vinto l’appalto relativo alla loro accoglienza.

Il 25 settembre un gruppo di individui è entrato in un hotel di Recoaro, dove sarebbero dovuti arrivare alcuni profughi, incendiando uno dei materassi: l’incendio è stato subito domato, ma avrebbe potuto mandare in cenere tutto l’albergo. I profughi sono gli stessi di Pian delle Fugazze che, come pacchi postali, vengono spostati da un luogo all’altro, alla ricerca di un trattamento minimamente dignitoso. Come sempre, la cittadinanza si oppone al loro arrivo, ancora prima di sapere chi e quanti siano.

E veniamo a Sandrigo: l’hotel Virginia aveva ospitato, fino allo scorso marzo, un gruppo di richiedenti asilo. In seguito c’è stato un cambio di gestione e l’hotel ora è stato acquisito, a quanto si apprende dalla stampa, dai proprietari dell’Hotel Adele di Vicenza, che ospita da molto tempo gruppi consistenti di profughi. Quando il sindaco di Sandrigo ha sentito la cosa, si è messo in contatto con la prefettura ed ha dichiarato che il prefetto gli aveva assicurato che l’hotel avrebbe ospitato solo donne e bambini. Solo che, evidentemente, non ci sono donne e bambini da ospitare, ma solo uomini. Così il nostro sindaco Giuliano Stivan ha emesso un’ordinanza (non ancora visibile sul sito del comune), con cui dispone la chiusura dell’hotel per presunte irregolarità normative.

Solo che il prefetto ha dichiarato che i locali sono a norma e che la struttura, quindi, deve poter operare. I profughi sono arrivati, ma a quanto pare è stato detto loro di rimanere all’interno dell’hotel, e infatti finora nessuno è riuscito a vederli.

E questa è l’accoglienza sandricense.

Nel 1432, invece, le cose sono andate in modo molto diverso al nobile veneziano Pietro Querini che, dopo essere naufragato in Norvegia, è stato soccorso e curato per mesi e mesi dagli abitanti del posto. Perché vi racconto questo? Perché, per una coincidenza, proprio in questi giorni c’è a Sandrigo la Festa del bacalà.

Il mio comune ha trasformato il piatto dei poveri per eccellenza in una costosa prelibatezza da buongustai ed è arrivato perfino a nominarlo piatto DECO (a Denominazione Comunale). Ovviamente di locale il bacalà ha solo la ricetta, perché lo stoccafisso arriva dalla Norvegia (grazie al naufragio del Querini si sono avuti in seguito proficui scambi commerciali ed il Veneto è fra le regioni che acquistano il maggior quantitativo di bacalà), mentre per fare la polenta, serve la farina di mais, che arriva dal Sudamerica.

Questa piccola vicenda spiega che il meticciamento delle culture, la mescolanza fra popoli diversi, è positiva e porta risultati ottimi anche da un punto di vista economico. Peccato davvero che l’amministrazione locale non riesca a rendersene conto in relazione ai richiedenti asilo ospitati all’hotel Virginia…

 

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