Sea Watch, Sea Eye, chiesa Valdese e porti aperti

Sea Watch, chiesa valdese

Sea Watch, Sea Eye: Malta autorizza lo sbarco. Dopo venti giorni vergognosi, in cui l’Italia e l’Europa hanno dato il peggio di sé mostrando un incredibile cinismo, la vicenda dei 49 naufraghi si è finalmente sbloccata.

I profughi sbarcheranno a Malta e saranno ripartiti in alcuni paesi UE. In Italia ne resteranno una decina, ospiti della Chiesa Valdese e senza oneri per lo stato. E anche questo ci dà la misura di quanto il nostro paese stia scendendo sempre più in basso.

La chiesa Valdese, alla quale vi invito caldamente a devolvere il vostro otto per mille quando farete la prossima denuncia dei redditi, è la stessa che in collaborazione con la comunità di sant’Egidio e le chiese evangeliche, organizza da diversi anni i corridoi umanitari facendo arrivare in Italia i richiedenti asilo in modo sicuro con voli di linea anziché barconi di trafficanti (cosa che dovrebbero fare tutti gli stati). Ecco cosa dicono nel loro sito

L’iniziativa dei Corridoi Umanitari (CU), prima in Europa, nasce dalla collaborazione ecumenica tra protestanti e cattolici: Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio. I CU permettono a persone fuggite dai loro paesi e in condizione di vulnerabilità di accedere al loro diritto di chiedere asilo usufruendo di vie legali e sicure.

Qui trovate l’approfondimento del Sole24 ore.

C’è poi un altro tema che ha riscaldato parecchio gli animi in questi giorni: la questione porti chiusi, Il ministro dell’interno ha dichiarato che i nostri porti sono e saranno chiusi per qualsiasi nave di Ong, perché non si vuole permettere loro di lucrare sulla pelle delle persone in accordo con gli scafisti.

Con i precedenti casi Aquarius, Open Arms e Diciotti, gli esperti in materia sostenevano che i porti, in realtà, sono sempre stati aperti e che la legislazione ne prevede la chiusura solo in caso di gravi problemi per la sicurezza dello stato.

L’Asgi ha perciò presentato un’interrogazione formale e, tramite un accesso civico ai Ministeri dell’interno e dei Trasporti, è risultato che nessun provvedimento formale di chiusura dei porti è mai stato emanato.

In poche parole, le navi sarebbero potute attraccare visto che, in uno stato di diritto, gli atti amministrativi non si decidono via Twitter e neppure con una diretta Facebook, ma solo con un documento scritto e firmato dal responsabile (in questo caso sarebbe il ministro dei trasporti, non quello dell’interno). Secondo l’Asgi, quindi,

ad oggi non vi è alcun ostacolo giuridico opponibile alle navi delle organizzazioni umanitarie in relazione all’attracco sulle nostre coste.

Inoltre, l’attuale politica del Governo italiano di gestione dei soccorsi nel Mediterraneo si muove al di fuori della legalità interna ed internazionale.

Per questo, la prossima volta che sentiremo parlare di porti chiusi, è importante essere consapevoli del fatto che non è la verità e che chi ci governa, avendo giurato fedeltà alla Costituzione, è tenuto a farlo correttamente e non per mero calcolo elettorale sulla pelle degli ultimi.

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