Cosa succede a stare senza scrittura
Senza scrittura
Ho ritrovato questo testo scritto nel 2011, in seguito a problemi di vista. Ve lo propongo e… buona lettura!
Un feroce mal di testa, e poi… niente più libri, niente più carta e penna; computer poco – con lo schermo impostato a bassa risoluzione e l’ingrandimento dei caratteri al massimo.
Non si riesce più a leggere, solo piccoli segni neri sui fogli di carta, illeggibili.
Macchie di colore indistinto al posto di amici, parenti, vicini.
Succede un po’ alla volta senza quasi accorgersene.
L’abitudine porta a fare le solite cose: accendere il computer, comprare il giornale e leggerlo – ma si vede soltanto la testata.
Prendere in mano la penna per scrivere, ma non vedere. Provare perfino quell’esercizio di scrittura creativa ad occhi chiusi (una forma di scrittura molto onirica che, come la scrittura automatica, fa emergere pensieri inconsci, che aiutano meglio a capirsi), ma i segni depositati sul foglio sono illeggibili e sconosciuti, come appartenessero a una qualche scrittura antica e non ancora scoperta.
Ad Anghiari, al Festiva dell’Autobiografia, c’è un gran sole: tutti sono avvolti da un alone luminoso, quasi un’aura che impedisce di vederne i tratti del volto – Chi è? Chi sarà?
Salutare tutti e sentirsi rispondere: “Ma ci eravamo già salutate ieri sera…, stamattina…”.
Stampare i testi delle letture in corpo 20 e faticare a leggere.
Navigare in internet scoprendo che tre quarti dei siti sono inguardabili per un ipovedente. Colori fluorescenti che abbagliano, accostamenti arditi – blu-giallo, verde-rosso, nero-grigio…
In biblioteca… Abitudine settimanale. Andare automaticamente all’indice… alla quarta di copertina…
La sferografica arancione sempre al suo posto, abbandonata ed inutilizzabile.
La dottoressa parla di cataratta secondaria, di pulizia con il laser, venti minuti e tutto sarà finito…
Fra due mesi.
Altri due mesi senza scrittura.
Senza scrittura si forma un vuoto dentro, un buco, una voragine in cui si rischia di precipitare.
Senza scrittura… Capita spesso di stare senza scrittura, per scelta però, sapendo che basterà prendere in mano un foglio e una penna per ricominciare.
Le persone parlano, suggeriscono, consigliano…
“Ti riposerai… Segno che hai lavorato troppo… Hai bisogno di staccare… Pregherò per te, che Dio ti dia la pazienza di aspettare… Rilassati… Vai a fare giri in bici… Il tuo inconscio ti manda messaggi… Leggi dentro di te… Abbi fede, un mese passa in fretta”.
Davvero? Non me ne sto accorgendo. Tutt’a un tratto ho un sacco di tempo e non so come impiegarlo: perché quello che io voglio è poter leggere e scrivere, perché io DEVO leggere e scrivere!
Pedalo e mi vedo seduta a scrivere. I giorni nel calendario fermi, tutto è statico e immobile.
Fatemi scrivere! Ho bisogno di leggere!
E un giorno il calendario dice che il diciotto di ottobre è arrivato.
Fretta.
Fretta di ritornare alla lettura, alla scrittura.
Venti minuti, anestetico, lente nell’occhio, luce abbagliante.
Fine.
In auto riuscire a inviare un SMS…
CI RIVEDO!!!
A casa, passato l’effetto delle gocce, il miracolo.
Tutto è brillante, colorato e luminoso, ma non abbaglia più.
Sulla poltrona è appoggiato un giornale, l’inchiostro denso, nero, i contorni delle lettere nitidi e definiti… riuscire a leggere i titoli senza chinarsi!
Il pavimento si rivela pieno di macchie di caffè, polvere…
I volti!
Il mio viso allo specchio è grande, la grana della pelle, le rughe, le lentiggini… è tutto così diverso!
E ora tocca a lei: volevo vederla per prima, ma l’ho tenuta per ultima, per godermi l’attesa.
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La sferografica arancione.
È lì che mi aspetta, quasi un’appendice della mia mano.
Mi serve da tanti anni, ma non so chi delle due comandi realmente, visto che sembra dotata di vita propria.
E il vuoto che mi si era formato dentro mi si colma con lei.
E leggo, e scrivo, e vedo.
Riprendo a vivere con la scrittura.
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