Valeria Oliveti, un concentrato di passioni

,
Valeria Oliveti

Valeria Oliveti ha cominciato a occuparsi di volontariato più di vent’anni fa, quando l’immigrazione si è fatta consistente e lei era in amministrazione. Le sue passioni? Il sociale, il verde, i viaggi e la scuola di italiano per stranieri: «Se provi, non riesci più a smettere di insegnare l’italiano: conosci realtà molto particolari, culture differenti che arricchiscono sempre anche la tua».

Determinata, solare, positiva e sempre sorridente. Valeria Oliveti, che gestisce un negozio in centro, è impegnata in diverse attività e ci accompagna alla scoperta delle sue tante passioni: dal sociale all’associazione commercianti, al verde, ai viaggi. Ha cominciato a occuparsi di volontariato più di vent’anni fa, quando l’immigrazione si è fatta consistente e lei era nell’amministrazione comunale.

«Gestivamo uno sportello rivolto a tutti, anche se gli utenti erano soprattutto stranieri: scuola di italiano, feste, visione di film e corsi di cucina multietnici, attività con le scuole, aiuto nella ricerca di casa e disbrigo di pratiche, tutto questo ha creato importanti momenti di integrazione e inserimento culturale. In seguito è rimasta solo la scuola di italiano con un insegnante statale, così i ragazzi potevano sostenere l’esame qui a scuola».

Racconta di un’anziana in carrozzina che accompagnava la badante a scuola e, durante le lezioni, interloquiva con la classe; degli studenti che, dopo il matrimonio, presentavano la moglie e la iscrivevano al corso; del sarto che l’ha sorpresa con un vestito cucito da lui; del cantore della chiesa evangelica che ha allietato un incontro pubblico di Emergency in biblioteca.

«Se provi, non riesci più a smettere di insegnare l’italiano: conosci realtà molto particolari, non intendo storie diverse o difficili, ma culture differenti che arricchiscono sempre anche la tua, di cultura».

E poi l’esperienza nel progetto Caritas di accoglienza diffusa.

«Ho partecipato a un corso proposto dal parroco don Giovanni Sandonà ed ora seguo una famiglia africana con un bimbo piccolo; si tratta di una prima accoglienza con ospitalità in appartamento. Cerchiamo di accompagnare il loro inserimento nel tessuto sociale, quindi è molto importante ascoltare quello che hanno da dire e mettere a loro disposizione il nostro tempo. Dobbiamo spiegare le regole che ci sono in Italia, ma senza confrontare la loro cultura con la nostra, perché ognuno è ricco dentro, credo sia questo il concetto fondamentale».

Sulla divulgazione delle loro storie, ha le idee molto chiare: «Io sono contraria: o c’è uno scopo preciso, come il colloquio con la commissione, o queste storie, cioè il viaggio, portano loro soltanto dolore. Ritengo inoltre che sapere perché hanno fatto una strada o un’altra, o sono rimasti in Libia e quanto tempo in prigione, non aggiunga nulla. È importante invece salutarli, parlare con loro: comunica l’accoglienza. Quando smetterò di lavorare, vorrei provare ad ospitarli a casa e magari trasmettere la mia passione per le piante. Uno dei miei sogni è avere delle piccole serre per produrre qualcosa, per questo ho fatto corsi di agricoltura biologica e anche di muretti a secco. Ho anche viaggiato tanto, sempre con viaggi non organizzati in posti molto particolari, come Papua-Nuova Guinea. Il primo viaggio è stato in Perù e, quando ho visto il Machu Picchu ho deciso che avrei imparato a fare quel tipo di muro. Mi sarebbe piaciuto insegnare a farli ai ragazzi degli hotel, ma sono molto costosi e poco richiesti».

Infine c’è l’impegno nell’associazione commercianti.

«Per me è importante che come commercianti siamo più uniti fra noi: l’interesse di uno fa anche l’interesse dell’altro, altrimenti saremo sempre perdenti rispetto alla grande distribuzione, ad Amazon. Credo che il paese abbia un po’ di vivacità grazie al nostro lavoro. Ci stiamo concentrando sul verde pubblico, perché tutti capiscano che è patrimonio comune che unisce: e in molti hanno iniziato a innaffiare e curare il proprio spazio».

Del telaio in soffitta, parleremo la prossima volta.

Articolo pubblicato nel settimanale Schio & Thiene Week del 12.05.2018

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.