Hamid, poesia fra Africa e Italia
Hamid, poesia fra Africa e Italia, aggiornamento: informo tutte le persone interessate che Hamid Barole Abdu, il poeta e scrittore di origini eritree di cui parla l’articolo più sotto, sarà in Italia per tre settimane a partire dal 3 maggio 2016 per presentare il libro qui descritto. Chi fosse interessato può contattarlo per la presentazione tramite la sua pagina Facebook.
Vi voglio qui raccontare le ultime novità che riguardano un carissimo amico di cui ho già scritto qui: lo scrittore e poeta Hamid Barole Abdu.
Hamid, nato in Eritrea nel 1953, laureato in letteratura, vive in Italia dal 1974. Ha realizzato progetti di ricerca, studi sul fenomeno migratorio e pubblicato articoli. Una serie di opere narrative e poetiche ed alcune pièces teatrali in cui il lettore/ascoltatore, si trova immerso nella realtà quotidiana dell’immigrato, nell’Italia del 21° secolo.
Di sé dice: “Mai stato un clandestino, mai stato un burattino, mai stato badante o colf, mai stato scimmia verde, eppure è così che spesso mi sento e di questo scrivo”. Hamid ha sempre avuto il potere di stupirmi: scrive libri di poesia che, notoriamente, non danno né fama, né ricchezza; eppure i suoi testi gli servono per realizzare progetti a favore di chi sta peggio, in Africa soprattutto, dove vuole essere seppellito (un suo libro di poesie s’intitola, appunto, “Seppellite la mia pelle in Africa”) e dove si sta recando sempre più frequentemente per attivare progetti culturali.
Ecco quindi gli ultimi progetti di Hamid, finiti e appena iniziati, in Uganda.
Il primo è la raccolta di poesie scritte dagli studenti di letteratura dell’Università di Makerere di Kampala. “Poesie attraverso la perla dell’Africa” Il testo è scritto sia in italiano che in inglese.
Ho chiesto ad Hamid di spiegarci la genesi di questo progetto, ed ecco la sua risposta:
All’inizio dello scorso anno, dopo circa due mesi che mi trovavo in Uganda, incontrai due professori di letteratura all’Università di Makerere grazie ad un ragazzo di nome Clive che studia in quella Università. Illustrai loro il mio progetto che accolsero positivamente. Questi mi proposero di incontrare gli studenti e venni accolto calorosamente da circa 60 studenti. Dissi loro: “Se in questo momento chiamassi un amico europeo, in particolare italiano, per dirgli che sono in Uganda, è possibile per circa 90% che quest’amico mi risponda: Uganda? Ma, dov’è? Dove sta geograficamente? L’altro 10%, mi risponderà: ‘Ah, sì, il paese di Idi Amin Dada, quello che mangiava carne umana’ …
Ecco, il quadro del vostro paese! In Europa questa parte dell’Africa non è conosciuta, mentre paesi come il Senegal, il Mali, il Burkina Faso, per esempio, sono molto conosciuti. Se mi chiedete il perché, la risposta è semplice: questi paesi hanno prodotto molte cose dal punto di vista storico, antropologico, letterario, artistico, ecc. Hanno fatto conoscere i loro paesi. Basta ricordare che la Storia dell’Africa nera è stata scritta per la prima volta da un africano nel 1972, Joseph Ki-Zerbo del Burkina Faso (tradotto in italiano nel ’77).
Per tutto questo molti giovani europei hanno una voglia matta di andare a visitare questi paesi africani.
Bene, la domanda che vi faccio è: volete far conoscere il vostro paese in chiave positiva, cioè non solo come paese che vive di conflitti, guerre, dittature, miseria, fame, siccità, bimbi con la pancia gonfia? Ripeto: volete far parlare del vostro paese, almeno per un attimo, attraverso letteratura, poesia, arte, ecc.? Bene, voi avete la possibilità e la responsabilità di farlo. Se lo volete io sono qui per darvi una mano, mi propongo di fare da ponte tra voi, l’Italia e, perché no, anche in Europa. Se volete scrivere poesie a tema libero possiamo tradurle in italiano e divulgarle in Italia, visto che ho vissuto là per quarant’anni. Questo lavoro può avere tre obiettivi:
- far conoscere l’Uganda attraverso i suoi giovani poeti,
- dare visibilità, appunto, a voi poeti sia qui nel vostro paese che in Italia ed Europa,
- utilizzare il ricavato delle vendite dei libri a favore degli studenti universitari meritevoli, ma in difficoltà”.
- L’incontro durò quasi due ore e fu proficuo.
Entro un mese quasi tutti i partecipanti all’incontro mi inviarono le loro poesie e, grazie all’amica Daniela Buccini, è stato tradotto in italiano, con la prefazione e introduzione dei due docenti.
In lavorazione ci sono poi altri due testi, il primo, dal titolo provvisorio “Short Stories – Childhood in war, blood and violence”, contiene storie vere e vissute di persone, adesso adulte, che durante l’infanzia hanno subito traumi pesanti durante la guerra civile in Uganda negli anni ’80. L’altro: “Genocide in Rwanda – Testimonials of the Survivors” (“Genocidio in Ruanda – Testimonianze dei Sopravvissuti”), contiene le testimonianze dei sopravvissuti al genocidio ruandese: nel 1994, in circa 100 giorni sono state sterminate tra 800 mila e un milione di persone di etnia Tutsi e ci sono stati più di 2 milioni feriti. Questi ultimi due libri sono scritti in un inglese abbastanza elementare, le interviste sono state effettuate con l’ausilio di mediatori che conoscono la lingua ugandese, lo swahili, il kinyaruandese, la lingua del Ruanda e l’inglese. Le due bozze sono in inglese”.
Fin qui il racconto di Hamid. Non mi resta che augurare a lui e agli studenti un gran successo con il loro libro di poesie. Quello che mi sento di scrivere, inoltre, è che mi ritengo davvero fortunata di conoscere Hamid, perché sono le persone come lui a rendere il nostro Paese e il mondo ricco, fertile e migliore.
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